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QUALITA'
Alimentare: per Dop e Igp è l’Italia
la vera “locomotiva d’Europa”, con 266 prodotti certificati
contro i 99 della Germania
La Cia in occasione dell’iscrizione
della Piadina romagnola e della Salama da sugo nel registro europeo delle
denominazioni protette: il nostro Paese resta leader indiscusso, ma si
può fare ancora di più per sviluppare il segmento. Oggi
il 97% del fatturato è legato solo a 20 prodotti, è necessaria
più promozione e investimenti sui prodotti meno conosciuti.
L’Italia resta salda al comando della classifica europea delle produzioni
certificate, che crescono a un ritmo serrato che non ha rivali tra i Paesi
Ue. Con il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta alla
Piadina romagnola e alla Salama da sugo, i marchi Dop e Igp italiani volano
a quota 266. Allungando sempre di più la distanza da Francia e
Spagna e diventando “intoccabile” rispetto a Stati come la
Germania o il Regno Unito: Parigi, infatti, si ferma a 207 riconoscimenti
e la Spagna a 162. Ancora più dietro Berlino con solo 99 prodotti
a denominazione, a dimostrazione che almeno nel “food” di
qualità è l’Italia la vera “locomotiva d’Europa”.
Ma anche l’Inghilterra si ferma a 45 certificazioni Dop e Igp, l’Irlanda
a 5 e addirittura Romania e Bulgaria ne hanno solo una a testa. Lo afferma
la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione della pubblicazione
in Gazzetta Ufficiale dell’Ue dei due nuovi riconoscimenti Igp.
E’ un primato che conferma ancora una volta l’eccellenza dell’agroalimentare
“made in Italy” rispetto ai nostri competitor -spiega la Cia-
e dimostra quanto sia importante, soprattutto con la crisi economica,
investire e sostenere il segmento delle Dop e Igp. Già ora i prodotti
italiani certificati hanno un fatturato al consumo che si avvicina ai
13 miliardi di euro l’anno, di cui il 35 per cento legato all’export.
Ma questo giro d’affari potrebbe crescere molto di più: basterebbe
da una parte potenziare gli strumenti di promozione e marketing a sostegno
delle nostre Dop e Igp ancora sconosciute e dall’altra intensificare
la lotta alla contraffazione.
Oggi, infatti, il 97 per cento del fatturato complessivo del paniere Dop
e Igp italiano è legato esclusivamente a una ventina di prodotti:
Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Aceto Balsamico di Modena, Mela Alto
Adige, Prosciutto di Parma, Pecorino Romano, Gorgonzola, Mozzarella di
Bufala Campana, Speck Alto Adige, Prosciutto San Daniele, Mela Val di
Non, Toscano, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina Igp e Taleggio.
Ecco perché -osserva la Cia- adesso occorre sviluppare le tante
certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita, non
solo aggregando le filiere e incrementando Consorzi partecipati da tutte
le componenti produttive, ma soprattutto rafforzando la politica di promozione
in primis sulle vetrine internazionali.
Ancora più importante, poi, bisogna proseguire con la “tolleranza
zero” verso chi imita i prodotti d’eccellenza “made
in Italy”, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo
il prestigio di tutto il sistema agroalimentare dentro e fuori i confini
nazionali -sottolinea la Cia-. Solo in Italia la contraffazione alimentare
fattura più di un miliardo di euro, senza contare i danni provocati
dall’italian sounding nel mondo che “vale” 60 miliardi
l’anno. (www.cia.it)
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