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QUALITA'
Troppa ortofrutta “perde” l’etichetta
d’origine
In Italia vengono importati oltre 3 miliardi di chilogrammi di prodotti
ortofrutticoli delle più svariate provenienze che, però,
molto spesso perdono la loro identità, la loro origine. Sono prodotti
che possiamo definire “clandestini” non perché siano
importati illegalmente, ma perché sempre più raramente viene
esplicitata al dettaglio la loro provenienza che diventa, ovviamente,
tutta italiana.
Attraverso la conoscenza dell’origine si può capire quali
prodotti sono di stagione, qual è il momento migliore per acquistare
le ciliegie, le pesche, l’uva da tavola, che evidentemente non sono
presenti nel nostro paese 12 mesi all’anno. Allo stesso tempo si
potrebbe invece capire che, visto il suo clima favorevole, l’Italia
può fornire pomodori e zucchine anche in pieno inverno, grazie
a semplici tunnel non riscaldati utilizzati nel nostro meridione.
L’esposizione di queste informazioni dovrebbe essere la normalità,
se è vero che esiste una norma comunitaria che prevede l’obbligo
di evidenziare i dati relativi all’origine, alla categoria, alla
varietà per 10 prodotti ortofrutticoli (agrumi, mele, pere, pesche
e nettarine, kiwi, fragole, pomodori, lattughe, indivia riccia e scarola,
peperoni dolci, uva da tavola) e l’origine per tutti gli altri.
Purtroppo la situazione di mercato è carente, come testimoniato
anche da una recente indagine di una associazione di consumatori che ha
verificato come solo il 22 per cento dei banchi di ortofrutta dei mercati
rionali di 7 regioni fossero in regola, dato quasi dimezzato rispetto
a 5 anni prima. I prodotti possono non essere confezionati o presentati
nell’imballaggio, dove ci deve essere l’etichetta, e quindi
essere esposti e venduti allo stato sfuso, purché il rivenditore
al minuto apponga sulla merce messa in vendita un cartello sul quale figurino
in caratteri molto chiari e leggibili le indicazioni previste dalle norme
relative alla varietà, all’origine del prodotto ed alla categoria.
Si ricorda che l’esposizione di queste informazioni è obbligatoria
ed è un diritto dei produttori, che vogliono vedere valorizzato
il loro prodotto, e dei consumatori, che pagano per avere gli elementi
per poter effettuare scelte consapevoli. (www.ilpuntocoldiretti.it)

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