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QUALITA'
Etichette sugli alimenti: l'importanza dell'origine
L'Europa si sta orientando verso una legislazione sull'origine
degli alimenti più estesa. La chiedono gli italiani e non solo:
la vicenda della carne di cavallo fantasma rinvenuta in molti prodotti
a base di macinato di manzo sta dimostrando l'inadeguatezza di quella
attuale.
Il concetto di origine non va confuso con quello di qualità. Ma
poter conoscere dove nasce un prodotto permette di risalire a molte informazioni,
come le norme di quel Paese, di individuare responsabilità in caso
di problemi e soprattutto di fare una scelta consapevole. La vicenda della carne
di cavallo rinvenuta in molti prodotti industriali a base di macinato
di manzo, di cui nessuno conosceva l'esistenza, sta accelerando il processo
di revisione della legge europea sull'etichettatura alimentare.
Regole migliori per evitare la confusione
Nell’Unione europea sono ancora pochi gli alimenti che hanno l’obbligo
di indicare l’origine in etichetta e sono principalmente alimenti
non trasformati. In tutti gli altri casi è molto difficile scoprire
la provenienza degli ingredienti, a meno che i produttori non decidano
di dichiararla spontaneamente (cosa che succede, in generale, quando questa
è percepita come un elemento qualificante del prodotto). Inoltre,
su questo aspetto il marketing spesso non gioca pulito, facendo credere
al consumatore provenienze non veritiere. Come? Richiamando con colori,
nomi o immagini la zona in cui storicamente nasce un determinato
alimento, anche se poi viene prodotto da un'altra parte. Nel
nostro piccolo viaggio attraverso gli scaffali di alcuni supermercati
abbiamo collezionato decine di esempi: dalle "lasagne alla bolognese
Alfredo" made in France, al "cioccolato creato a Berna"
da una famosa azienda svizzera, che in realtà viene preparato
in uno stabilimento vicino a Varese.
Cosa dice adesso la legge
La legge impone di dichiarare in etichetta soltanto l’indirizzo
del produttore o del distributore, che non è detto che corrisponda
a quello di provenienza delle materie prime. Anche il codice a barre,
da molti ritenuto fonte di questa preziosa informazione, in realtà
non rivela granché: le prime due o tre cifre, infatti, si riferiscono
al Paese dove è stato registrato il marchio dell’azienda,
che può benissimo trovarsi a migliaia di chilometri di distanza
dal luogo di produzione, di raccolta o di allevamento. Su questo e su
molti altri aspetti dell’etichetta, dalle immagini agli slogan sulla
confezione, si gioca una partita non del tutto corretta, come dimostra
anche la nostra inchiesta fotografica su alcuni prodotti trovati nelle
corsie dei supermercati. Per questo sono necessarie regole più
severe, che impediscano al consumatore di cadere nelle trappole della
pubblicità.
Le autorità europee ci stanno lavorando: la nuova normativa sull’etichetta
d’origine è in cantiere, ma sono già stati definiti
alcuni punti, come l’introduzione dell’indicazione d’origine
obbligatoria anche per la carne suina, ovina e caprina a partire dalla
fine del 2014. Inoltre, si sta ragionando sulla necessità di tamponare
il proliferare di etichette ambigue. Per esempio, di imporre l’indicazione
dell’origine dell’ingrediente principale dell’alimento
tutte le volte che in etichetta si fa riferimento a un paese specifico,
con scritte, immagini o bandiere. Sono allo studio molte proposte interessanti:
dal canto nostro, ci stiamo muovendo perché le proposte fatte dalle
associazioni di consumatori europee, che puntano alla più totale
trasparenza e chiarezza, siano prese in considerazione.
I consumatori vogliono essere informati
Secondo quest'inchiesta svolta in Svezia, Francia, Polonia e Austria,
presentata a Bruxelles dal Beuc, conoscere l'origine dei prodotti è
molto importante per i consumatori: il 70% degli intervistati desiderano
avere questa informazione in etichetta. Sapere da dove arriva un
prodotto è posto al quinto posto tra i criteri presi in considerazione
nell'acquisto, dietro a fattori quali il gusto, il prezzo e la data di
scadenza. La provenienza è ritenuta una discriminante che viene
posta prima del marchio.
Per quanto riguarda i consumatori di casa nostra, la nostra inchiesta
rileva che un italiano su due vuole mangiare nostrano e questo è
il motivo principale per cui cerca l’indicazione sull’origine.
Ma questa informazione è ritenuta importante anche per motivi etici
(“mi serve per non acquistare alimenti provenienti da Paesi con
questioni aperte dal punto di vista etico”, 52%), perché
ritenuta una garanzia di sicurezza dell’alimento (“mi aiuta
a scartare cibi che penso possano essere meno sicuri”, 46%), per
fare scelte ecologiche (“cerco dove è fatto un prodotto per
giudicarne l’impatto ambientale”, 40%), per valutare in generale
la sua qualità (“mi aiuta a giudicare la qualità del
prodotto”, 37%).
(www.altroconsumo.it)
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