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QUALITA'
E BENESSERE
Vino biologico: ecco cosa cambia con la nuova normativa Ue
In Italia sta per partire la vendemmia per il primo vino biologico
certificato.
Era stata infatti approvata lo scorso febbraio
la normativa europea sul vino biologico, dopo vent'anni di attesa da parte
dei viticoltori bio, e lo scorso 1 agosto è entrata in vigore.
Il vino della prossima vendemmia sarà quindi regolato, per la prima
volta nel mondo, in modo che alcuni processi considerati finora lontani
dal biologico siano banditi definitivamente.
La produzione del vino biologico conta 52.273 ettari sparsi sul territorio
italiano, principalmente in Sicilia, Puglia e Toscana e 21.931 ettari
sono in conversione (dati Mipaaf). Ma, prima della norma Ue, ad essere
certificata era solo l'uva, non il vino. Per questo, da oggi in poi, quello
bio dovrà contenere meno solfiti, fissati a 100 milligrammi per
litro nei rossi e a 150 nei bianchi e nei rosé, ed evitare alcune
particolari lavorazioni, come la concentrazione parziale a freddo, la
desolforazione dei mosti, l'elettrodialisi, la dealcolazione parziale,
il trattamento del vino con scambiatori cationici.
Limitati, poi, il trattamento termico, che non può superare i 70°C,
e la filtrazione, che non può essere condotta con fori di diametro
inferiore agli 0,2 micron (ciò significa sì alla microfiltrazione,
ma no alla ultra e nano filtrazione), mentre sono ancora consentite l'osmosi
inversa per l'arricchimento dei mosti, le resine a scambio ionico per
il mosto concentrato rettificato, il trattamento termico fino a 70°C,
la microcentrifugazione e la microfiltrazione.
Per questo la normativa non ha convinto tutti i viticoltori, con uno dei
punti che più fa discutere rappresentato dall'ammissione del rame,
elemento pericoloso per i terreni e quindi per le piante stesse. "Si
poteva essere più ambiziosi, ma anche se si è trattato di
un compromesso siamo decisamente soddisfatti - commenta su Repubblica
la vicepresidente dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica
Cristina Micheloni - l'importante era scongiurare ulteriori rinvii perché
a fronte di un crescente interesse da parte dei consumatori, i nostri
concorrenti extra europei si sono già dotati di apposite certificazioni".
(Roberta Ragni - www.greenbiz.it)
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