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QUALITA'
Prodotti tipici? sì, ma anche sicuri
Un seminario a Trento sulla sicurezza alimentare e la valorizzazione
delle produzioni del territorio
Tutelare la sicurezza degli alimenti e la qualità dei prodotti
non sono esigenze in contrasto tra loro, al contrario rappresentano paradigmi
che viaggiano su binari paralleli facendo correre il treno della competitività.
Non ci può essere sicurezza alimentare senza qualità dei
prodotti, cosa tanto più vera per quei territori, come il Trentino,
che della identità delle proprie produzioni agroalimentari di montagna,
del modo di produrle e trasformarle hanno fatto un punto di forza, trovando
l'apprezzamento dei consumatori. E' questo il messaggio uscito oggi dal
seminario sulla sicurezza alimentare e la valorizzazione delle produzioni
del territorio promosso dall'Assessorato alla salute della Provincia autonoma
di Trento e dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari, che hanno
voluto non solo attirare l'attenzione su un tema cruciale (basti ricordare
le ricorrenti emergenze di salute pubblica, da "mucca pazza"
in poi), ma fare un passo in più: considerare la sicurezza alimentare
quale strumento di prevenzione per la salute dei cittadini, farne oggetto
di un percorso di formazione per i tanti operatori della "filiera"
alimentare - dai produttori ai professionisti della sanità pubblica
e dei centri di monitoraggio e controllo, stimolare un maggiore legame
tra i soggetti coinvolti. Intenti messi subito sul tavolo dell'incontro
di stamane, che si è svolto presso l'auditorium del Centro servizi
sanitari di Viale Verona a Trento, dagli assessori alla salute Ugo Rossi
e all'agricoltura Tiziano Mellarini.
Se chiedessimo ai consumatori trentini qual è il prodotto di casa
nostra più esportato all'estero, forse pochi sarebbero in grado
di dire che si tratta del formaggio grana. Poco male. La cosa che tutti
dovrebbero semmai sapere - e che è ignorata da un alcun più
elevato numero di consumatori - è che si tratta di un alimento
sicuro. Cosa significa? Che è in grado di inattivare 10 milioni
di patogeni (salmonella, listeria, staffilococco) in 45 minuti già
in caldaia per effetto della biocompetizione da parte dei microrganismi
lattici, sapendo che i prodotti più a rischio sono quelli senza
alcuna fermentazione. Ed altra cosa da sapere è che tale informazione,
assieme a molte altre relative al profilo igienico microbiologico dei
prodotti portanti del comparto agro-alimentare trentino - dalla Spressa
delle Giudicarie DOP alla carne salada, dalla mortandela al Puzzone di
Moena, dalla patata al sidro e persino l’acqua potabile - è
resa pubblica e rintracciabile dal Sistema informativo provinciale sulla
sicurezza alimentare, un libro aperto sui prodotti trentini, con tutte
le informazioni che li riguardano, che svelerà tutto ciò
che succede nella filiera della trasformazione, dal campo alla tavola.
Il punto di partenza è la rivisitazione della filiera produttore-consumatore
che l'Unione Europea ha posto come obiettivo prioritario delle proprie
politiche con l'emanazione del Regolamento CE n.178/2002, e la cui ratio
regolamentare sta nell'anteporre le ragioni della salute a quelle del
mercato. Un approccio del tutto nuovo, ancorchè imposto dalle troppe
emergenze alimentari che si sono verificate in questi ultimi anni, che
la Provincia di Trento ha voluto assumere a base del Piano per la sicurezza
alimentare 2012-2014.
In ballo vi è non solo la salute pubblica ma anche la necessità
di valorizzare le principali filiere agroalimentari del territorio trovando
per esse sempre più ampi spazi di mercato. "Se oggi persino
la Cina - ha spiegato l'assessore Mellarini aprendo il seminario - sta
varando una legge sulla sicurezza alimentare, va da sè che l'Europa
deve accelerare, soprattutto per dotarsi di regole comuni, che oggi mancano
a livello europeo". Il Trentino - ha ricordato l'assessore all'agricoltura
- vanta l'85 % della produzione vinicola a certificazione DOC e il 65
% di quella agroalimentare a certificazione DOP. Alcuni prodotti trentini
di eccellenza sono però garantiti da un'ulteriore certificazione:
il marchio Qualità Trentino. "In futuro - avverte Mellarini
- dovremmo però poter contare su un riconoscimento europeo legato
alle produzioni dei territori montani".
Ma quale spazio possono avere le produzioni tipiche e tradizionali in
un mercato globalizzato? "La tipicità - risponde Ugo Rossi
- può essere un elemento di competitività solo se è
legata alla sicurezza alimentare, si tratta di due esigenze che devono
essere coniugate. Ciò che serve al sistema agroalimentare trentino
è avere una stessa visione, fare sistema sulla qualità e
la sicurezza, la disponibilità dei produttori a percorrere strade
che portano alla sostenibilità. Serve conoscenza, capire quali
sono i processi produttivi utilizzati, migliorare gli standard dove vanno
migliorati. Occorre anche, in secondo luogo, formare gli operatori ed
informare la popolazione. Solo così i percorsi di qualità
possono davvero diventare uno strumento di competitività".
Un percorso, quello avviato in Trentino, valutato con favore dal Ministero
della salute, a rappresentare il quale è intervenuto al seminario
Romano Marabelli: "Per il consumatore le ragioni legate alla salute
sono diventate determinanti rispetto a quelle di mercato. L'Italia ha
una lunga tradizione rispetto ad impostazioni di tipo produttivistico
e la stessa Unione Europea ha preso il nostro Paese a modello. La sicurezza
alimentare passa oggi attraverso il mantenimento delle produzioni radicate
sul territorio, ma occorre uscire dagli stereotipi per i quali il prodotto
tradizionale, quello fatto dalla nonna, è buono per definizione:
no, il prodotto della nonna era ed è quanto di più insicuro
ci possa essere, non ha nessuna tracciabilità e si porta dietro
problemi sanitari".
Oggi, rispetto al passato, sicurezza e tipicità non sono più
termini inconciliabili grazie alla tecnologia. "La grande capacità
italiana - ha detto ancora Marabelli - è stata appunto quella di
applicare la tecnologia ai prodotti tradizionali trasformandoli in prodotti
sicuri".
E il Trentino? "Il Trentino è l'esempio migliore di come un
territorio non fortunato dal punto di vista agricolo, per le sue ridotte
superfici coltivate e le caratteristiche fisiche del territorio, è
riuscito a realizzare prodotti non solo sicuri ma anche capaci di stare
sui mercati internazionali".
Sicurezza alimentare, tipicità dei prodotti, formazione e informazione:
è attorno a questi temi che si è dunque sviluppato il seminario,
con approfondimenti relativi al ruolo della formazione nelle filiere alimentari
(Umberto Izzo, Università di Trento), il "local" e le
strategie di tutela nel diritto alimentare (Matteo Ferrari, Università
di Trento), il Sistema informativo provinciale per la sicurezza alimentare,
il Sipsa (Paolo Boni del Comitato provinciale per la sicurezza alimentare),
l'attuazione del Piano della sicurezza alimentare da parte dell'Azienda
sanitaria (Marino Migazzi), il ruolo delle professioni (Alberto Aloisi,
presidente dell'Ordine Medici Veterinari del Trentino, e Mirko Mazzurana
dell'Apss), la gestione della sicurezza alimentare e la valorizzazione
delle produzioni territoriali dal punto di vista dei produttori (con interventi
di Loris Largher dell'Associazione Artigiani, Manuel Furlan di Confindustria,
Roberto Volcan della Federazione trentina delle cooperative), nonché
la tutela del diritto dei consumatori (Carlo Biasior dell'Associazione
Consumatori).
(www.uffstampa.provincia.tn.it)
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