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SALUTE
E BENESSERE
Tracce di pesticidi e scarsa qualità.
Quando la spesa solidale è poco bio
Bocciate 3 aziende su 9. La frutta a km zero? Viene dall' Argentina
Il giudizio «Un settore in crescita e pieno di buoni intenti, però
non è ancora regolato a dovere». L' Indagine Altroconsumo
sui fornitori dei gruppi di acquisto. «Ma non mancano prodotti eccellenti»
Chiedetelo a un «gassista» convinto e
vi risponderà senza esitazione: «Perché compro attraverso
un gruppo di acquisto solidale? Perché voglio mangiare bene, genuino,
sostenere i piccoli produttori locali e insieme rispettare l' ambiente».
Moltiplicate la risposta per 160 mila, tante sono le persone che in Italia
avrebbero fatto la scelta Gas, e avrete la portata di un fenomeno in continua
crescita ma ancora poco regolamentato. Perché è davvero
tutto bio, tutto sano, tutto di qualità, tutto a «km zero»
quello che finisce sulla tavola di chi ha fatto questa scelta di consumo
responsabile? Tutto no. «Decisamente: ci sono buoni prodotti e cattive
sorprese, gioie e dolori», risponde con una prova sul campo l' associazione
dei consumatori Altroconsumo. Le gioie sono quelle che fanno parte della
dichiarazione d' intenti di ogni gassista. I dolori? «Uva con tracce
di pesticidi, mele e pere cresciute sugli alberi dell' Argentina ("quando
la merce di casa finisce..."), formaggi freschi con quantità
elevate di batteri indicatori di scarsa igiene o sostanze potenzialmente
cancerogene». E ancora: «Maiali e conigli allevati con metodo
biologico ma in stalle che non sono a norma bio, alimenti ordinati online
da aziende che vendono ma non sempre producono».
Altroconsumo ha fotografato quello che definisce un «settore in
crescita, pieno di buoni intenti ma non ancora sufficientemente regolamentato»
attraverso una prova d' acquisto (e consumo) solidale: carne, frutta&verdura,
formaggi freschi comprati da oltre 30 aziende che riforniscono i principali
Gas di Milano e Roma, prodotti che sono stati analizzati in cucina ma
anche attraverso test di laboratorio. La prima cattiva sorpresa è
che nella maggior parte dei casi la merce viene venduta come bio, salvo
poi non trovare alcun riscontro di questo tipo in etichetta: «Perché
spiega Franca Braga, responsabile Alimentazione e Salute dell' associazione
non tutte le fasi della filiera ma solo alcune (come l' alimentazione
dei bovini) seguono i parametri previsti dalla legge per ottenere la relativa
certificazione». Prendiamo poi il simbolo dell'acquisto-gas: la
cassetta da cinque chili di frutta e verdura. «Fa risparmiare oltre
il 20% rispetto a un negozio bio».
Ma quel risparmio nulla toglie alla qualità? «In tre casi
su nove l' uva bio esaminata ha presentato tracce di pesticidi non ammessi
rivela Altroconsumo : alle tre aziende, una di Milano e due di Roma, è
stato dato un giudizio pessimo». Non solo: «La qualità
di frutta e verdura nel complesso è risultata poco più che
soddisfacente». E ancora: «Eccessivi i quantitativi di scarto:
per colpa della scarsa pulizia o per il cattivo stato di conservazione».
I formaggi, poi, quelli freschi come crescenza e primo sale che possono
avere maggiori problemi igienici: «Due su otto sono risultati fuori
norma dicono da Altroconsumo : in uno venduto a Milano sono state trovate
quantità elevate di un batterio che indica scarsa igiene (molto
probabilmente è stato usato latte crudo). In un altro di Roma erano
presenti valori elevati di aflatossine, sostanze potenzialmente cancerogene
derivanti dai mangimi». La scadenza invece: «Per il formaggio
fresco è di 15 giorni, ma consigliano di consumarlo prima».
La carne Gas ha un costo simile a quella non-bio: «Settanta euro
per cinque chili invece di 69». Vale la regola che tutte le parti
dell' animale devono essere vendute. «Di farmaci nessuna traccia,
ma i tagli non sono sempre all' altezza», continua Franca Braga.
Che aggiunge: «Trovare qualche problema non significa che l' intero
sistema sia sbagliato. Ci sono tanti aspetti positivi, a cominciare dalle
buone intenzioni a tutela dei piccoli produttori e dell' ambiente».
Ma attenzione: «È necessario tenere la guardia alta nei confronti
dei fornitori. Un Gas deve pretendere, oltre alla qualità, anche
la trasparenza delle informazioni. Questo purtroppo non è sempre
garantito, almeno nello spaccato che abbiamo esaminato».
(Mangiarotti Alessandra – www.corriere.it)
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