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QUALITA'
Coldiretti, bene Nas: 3 prosciutti su 4 dall’estero
Con tre prosciutti su quattro venduti
in Italia che sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero,
l’operazione dei Nas è importante per gli allevatori italiani
e per i consumatori che sono troppo spesso costretti a subire l’inganno
del falso Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere
apprezzamento per l’operazione dei carabinieri del Nas di Parma
che ha portato al sequestro in un prosciuttificio di Modena di oltre 90
mila prosciutti crudi, per un valore di 2,5 milioni di euro, di provenienza
estera, ma privi della bollatura sanitaria prevista dalla normativa comunitaria
che ne avrebbe consentito la rintracciabilità. Si tratta di una
operazione che - sottolinea la Coldiretti - conferma la necessità
di recuperare il ritardo accumulato nell’applicazione della legge
nazionale sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine
di tutti i prodotti alimentari, approvata all’unanimità dal
Parlamento da oltre un anno.
In Italia - prosegue la Coldiretti - si sono prodotte nel 2011 solo 24,5
milioni di cosce, mentre ne sono state importate 67 milioni di cosce di
maiale destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare
prosciutti “Made in Italy” (tra crudi e cotti) perché
non è obbligatorio indicare la provenienza della carne di maiale
in etichetta, a differenza per quello che avviene per quella bovina dopo
l’emergenza Bse. Fatta eccezione per i prosciutti a denominazione
di origine protetta che garantiscono l’origine italiana (Parma,
San Daniele, Toscano, Modena, Carpegna e Berico Euganeo), sul mercato
- precisa la Coldiretti - è facile acquistare prosciutti contrassegnati
dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna
che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva
nazionale. Un inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori
che subiscono una concorrenza sleale perché - spiega la Coldiretti
- mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti
di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione “Dop”,
all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addirittura sostanze
illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla
diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli
e maiali.
L’inganno del “falso” Made in Italy non riguarda solo
i prosciutti. Sul mercato italiano la metà delle mozzarelle è
fatta con latte straniero senza alcuna indicazione in etichetta come pure
tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro e, in generale,
secondo l’indagine Coldiretti/Eurispes, il 33 per cento dei prodotti
agroalimentari venduti in Italia ed esportati (per un valore di 51 miliardi
di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made
in Italy. Una mancanza di trasparenza che favorisce inganni e frodi che
deve essere superata con l’applicazione della legge per l’obbligo
di indicare l provenienza in etichetta. Con la crisi e la necessità
di risparmiare anche sul cibo, le frodi a tavola sono diventate quelle
più temute dagli italiani, con sei cittadini su dieci che le considerano
più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari, secondo
i risultati di sondaggio Coldiretti-Swg. Al secondo posto (40 per cento)
vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie – conclude
la Coldiretti - sono lo spauracchio del 26 per cento degli italiani, seguite
a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi
(25 per cento). (www.coldiretti.it)
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