QUALITA'

Pasqua: occhio alla qualità delle uova di cioccolato e delle colombe

"In vista delle festività pasquali acquistiamo le uova di cioccolato prestando attenzione alla qualità!” E’ quanto suggerisce Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), che spiega: “spesso questi prodotti fungono da prodotti ‘civetta’ che vengono venduti a prezzi stracciati per portare il consumatore a comperare anche altro. Il consumatore deve farsi furbo e approfittarne, avendo però sempre cura di leggere le indicazioni contenute nell’etichetta”.
“In particolare -ricorda Massimiliano Dona- è importante controllare la data di scadenza del prodotto e la qualità del cioccolato: solo il ‘cioccolato puro’ non contiene oli tropicali o altri grassi vegetali; in caso contrario, in modo ben visibile e chiaramente leggibile, deve essere riportata la dicitura ‘contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao’. Se poi l’etichetta riporta l’indicazione cioccolato ‘finissimo’ o ‘superiore’ -aggiunge il Segretario generale dell’UNC- il contenuto di cacao deve essere almeno il 43%, mentre se nell’elenco degli ingredienti è dichiarato ‘cioccolato comune’, la qualità è più scadente poiché il cacao è il 25% e l’uovo deve costare meno.”
“L’etichetta ci può fornire indicazioni utili anche sul prezzo adeguato del prodotto: considerato il contenuto in cacao della cioccolata (inferiore al 50%) e valutati i costi di produzione, di confezione e della sorpresa, un prezzo ragionevole -conclude Dona- dovrebbe aggirarsi intorno ai 30-40 euro al Kg”.
Per quanto riguarda invece le colombe, “non tutte le colombe sono autentiche, scegliamo con cura cosa mettiamo sulle nostre tavole durante il periodo pasquale". E' quanto dichiara Agostino Macrì, responsabile sicurezza alimentare dell'Unione Nazionale Consumatori (UNC), in prossimità delle imminenti festività.
"Il decreto ministeriale 22 luglio 2005 -spiega Macrì- ha stabilito che la denominazione ‘colomba’ è riservata al ‘prodotto dolciario da forno a pasta morbida’ che non contiene grassi idrogenati e altri ingredienti scadenti ed economici con i quali talvolta si sostituisce il più costoso burro; inoltre deve avere una glassatura in superficie e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il 2% di mandorle".
"Le uova utilizzate -prosegue il Prof. Macrì- devono garantire non meno del 4% di tuorlo e devono essere di categoria A (quelle fresche), scorze di agrumi e canditi devono essere presenti in quantità non inferiore al 15% e il burro dev’essere presente almeno al 16%”.
“Tutte queste informazioni -aggiunge il responsabile per la sicurezza alimentare dell'UNC- devono essere riportate in etichetta e il prodotto che non rispetta queste regole non può chiamarsi 'colomba pasquale' ma deve adottare denominazioni alternative come ad esempio ‘dolce pasquale’ ".
"Nel ricordare di conservare le colombe in luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore -conclude Agostino Macrì- non resta che augurare a tutti buona degustazione!”


(www.consumatori.it/)

 


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