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QUALITA'
Agroalimentare: in arrivo la mappatura isotopica
Per scongiurare la contraffazione dell’olio extravergine
d’oliva italiano. Già adottata nel settore enologico, l’analisi
degli isotopi consentirà di risalire all’esatta provenienza
del prodotto straniero. Tutto ciò a tutela dell’olio nostrano
Economico, ma anche culturale e ambientale: è questo il ruolo
che assume oggi in Italia l’olivicoltura, attività che insieme
alla viticoltura contribuisce alla caratterizzazione del paesaggio nostrano
oltre che alla tutela idrogeologica di molte aree collinari. Nel 2005,
la riforma della politica agricola comune ha eliminato il sostegno comunitario
alla produzione dell’olio d’oliva (pari a circa 1322,5 €/t)
“disaccoppiandolo”, ovvero non legandolo più ai livelli
produttivi bensì ad altri parametri connessi alla conservazione,
in buone condizioni agronomiche, dei terreni interessati.
In questo mutato scenario l’olivicoltura spagnola - divenuta nel
frattempo di tipo intensivo - è arrivata a soddisfare oggi il 58%
del mercato mondiale. E l’Italia, grande consumatrice di olio d’oliva,
si trova ad essere anche uno dei primi Paesi che importano olio dall’estero,
dalla Spagna e dalla Grecia, e in minore misura dalla Tunisia, Turchia
e Marocco. Il prodotto straniero viene importato ogni anno in parte per
alimentare il mercato interno, in parte per essere riavviato all'esportazione.
In passato diversi marchi e prestigiose aziende produttrici di olio d'oliva
italiano sono stati rilevati da società estere ed oggi accade di
frequente che l’olio spagnolo è commercializzato in tutto
il mondo sotto la dicitura di marchi italiani; il rischio è che
a volte anche l’olio proveniente dai Paesi del Nord-Africa possa
essere commercializzato in modo fraudolento come “olio italiano”.
Alla luce di queste nuove dinamiche di mercato, per garantire la trasparenza
sulla provenienza e sulla qualità del prodotto il regolamento comunitario
182 del 6 marzo 2009 e il successivo decreto di applicazione del Ministero
n. 8077 del 10 novembre 2009, hanno introdotto l'obbligo di indicare in
etichetta l'origine delle olive impiegate per produrre l'olio vergine
ed extravergine. Tale obbligo riguarda la “separazione” tra
prodotto comunitario ed extracomunitario, rendendo però facoltativa
l’indicazione esatta del Paese di origine delle olive. Così
accade che se l’olio è italiano, ciò viene evidenziato
in etichetta. Al contrario, se il prodotto non è italiano, la dicitura
dell’origine comunitaria ed extracomunitaria viene posta sul retro
della confezione con un carattere di stampa “microscopico”,
veicolandola in modo non chiaro attraverso marchi italiani.
Determinante allora, per le attività investigative predisposte
al fine di accertare la tracciabilità degli alimenti, è
poter disporre di un metodo analitico che consenta di individuare con
esattezza l’origine delle materie prime. Sono ormai venti anni che
il metodo dell’analisi degli isotopi viene applicato con successo
in campo enologico per discriminare le provenienze delle uve e su questa
base il Ministero ha già mappato, sempre con IASMA, gli oli extravergine
di oliva DOP.
L’obiettivo che questo protocollo d’intesa fra il Ministero
e lo IASMA si prefigge è quello di estendere questa mappa, basata
sugli isotopi stabili, alle provenienze extracomunitarie visti i volumi
di importazione sempre più consistenti, dai Paesi africani come
la Tunisia. La mappatura isotopica andando ad aggiungersi al metodo degli
alchil esteri, introdotto di recente con il Reg. CE 61/2011, che consente
di svelare alcune operazioni fraudolente di rettifica del prodotto (quali
ad esempio la deodorazione), quasi sempre necessarie per gli oli derivanti
da una olivicoltura superintensiva, permetterà dunque di realizzare
un efficace sistema analitico in presenza del quale sarà sempre
più difficile continuare ad ingannare i consumatori sulla qualità
e sulla provenienza dell’olio di oliva extravergine.
Per informazioni
Corpo forestale dello Stato
Ispettorato Generale
tel 06/46657061
www.corpoforestale.it
uff.stampa@corpoforestale.it
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