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QUALITA'
OGM: COLDIRETTI, STOP MORATORIA MA ITALIA E’ LIBERA DI VIETARLI
Con la pericolosa fine della moratoria in pieno contrasto con la volontà
dei cittadini, la Commissione Europea ha anche annunciato la storica intenzione
di presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente
ai singoli Stati membri se coltivare o meno Organismi Geneticamente Modificati
(Ogm) sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel
sottolineare che questo darà finalmente la possibilità all’Italia
e alle già sedici regioni che si sono dichiarate ogm free di vietare
la coltivazione nei loro territori. Stando cosi le cose - precisa Marini
- l’Europa autorizzi pure quello che vuole tanto in Italia continueremo
a non coltivarli.
I cittadini italiani potranno infatti dire no anche alle patatine biotech
nei campi o sugli scaffali dei supermercati mentre fino ad oggi - spiega
Marini - l’Unione Europea ha sempre contrastato la decisione di
Paesi e regioni di vietare la coltivazione sui propri territori chiedendo
al contrario la definizione di un quadro per la coesistenza tra colture
ogm e tradizionali, da cui è scaturita in Italia la decisione del
Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto
al Ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di
istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato.
La Commissione Europea - sottolinea Coldiretti - prende atto della forte
opposizione dei cittadini europei come dimostra il fatto che non è
presente nessun prodotto geneticamente modificato in vendita sugli scaffali
e difficilmente arriveranno le patatine ogm, nonostante siano ormai 35
gli organismi geneticamente modificati autorizzati in Europa (19 di mais,
6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, 1 di barbabietola, 1 di patata, 1
microrganismo), dopo il grave via libera comunitario alla coltivazione
e commercializzazione della patata Amflora e per la commercializzazione
ad altre tre varietà di mais geneticamente modificato.
Dopo il divieto posto anche in Germania nell’aprile 2009, si sono
ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove - sottolinea la
Coldiretti - è possibile coltivare il mais BT geneticamente modificato,
l’unico presente nel Vecchio Continente. Peraltro il drastico crollo
del 12 per cento nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati
(ogm) in Europa nel 2009 conferma che - continua la Coldiretti - si è
verificata una inversione di tendenza a conferma che fatto che nel coltivare
prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica,
anche nei Paesi dove è ammesso. Le sei nazioni che hanno coltivato
mais BT in ordine di grandezza della superficie coltivata sono Spagna
(80 per cento del totale), Repubblica Ceca, Portogallo, Romania, Polonia
e Slovacchia. Cali si sono verificati in Spagna (- 4 per cento),
in Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia, la Polonia - precisa la
Coldiretti - ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo
per il Portogallo è aumentata, sulla base del rapporto annuale
2009 dell’ “ International Service for the Acquisition of
Agri-biotech Applications” (ISAAA) emerge che la superficie ogm
in Europa nel 2009 per la prima volta si è drasticamente ridotta
da 107719 ettari a 94750 ettari.
La decisione dell’esecutivo comunitario sulla libertà di
semina, dà valore - sostiene Marini - alla scelta lungimirante
fatta dall’Italia per un agricoltura libera da ogm grazie all’impegno
di un vasto schieramento che comprende Coldiretti, movimenti ambientalisti,
consumatori e istituzioni in rappresentanza della maggioranza dei cittadini
e agricoltori italiani che sono contrari al biotech nei campi e nel piatto.
Sulla base dei risultati dell'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg "Le
opinioni di italiani e europei sull'alimentazione”, il 72 per cento
dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti
alimentari contenenti organismi geneticamente Modificati siano meno salutari
rispetto a quelli tradizionali.
Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori
riducano le semine è la concreta dimostrazione che - sostiene il
presidente della Coldiretti - per gli ogm attualmente in commercio non
c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali
e i loro “tifosi” propagandano. Tutt’altro, a dodici
anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già
in calo e rappresentano molto meno dell’uno per cento del totale
perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista
la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti
geneticamente modificati. Una contrarietà giustificata - continua
la Coldiretti - dai crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale che
nel corso del 2009 hanno portato il governo tedesco a vietare il mais
Mon 810 (che alcuni vorrebbero seminare in Italia) a seguito di nuove
acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale,
sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni
derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche
e non.
Il modello produttivo cui è orientato l’impiego ogm è
il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il
grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’
agroalimentare italiano e per questo siamo contrari. In Italia, per la
conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre
aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata
- conclude Marini - la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza
degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da ogm.
La Coldiretti chiede invece, con decisione una etichettatura chiara
che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente
o indirettamente, organismi geneticamente modificati.
www.coldiretti.it
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