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QUALITA'
Acquicoltura
INRAN: dalla ricerca indicazioni per due nuove specie da allevamento
di qualità. Concluso il progetto “Tecniche innovative di
valorizzazione di due nuove specie ittiche – Argyrosomus regius
e Solea solea”
Gli italiani, secondo i dati dell’ultima indagine INRAN-SCAI
2005-2006, consumano in media a settimana solo 90 grammi di pesce contro
i 200g consigliati dalle Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana.
Proprio per rendere questo alimento alla portata di tutti e per moltiplicare
le occasioni di consumo, l’acquicoltura fornisce costantemente prodotti
tradizionali, ma anche “nuove specie” da allevamento. E a
tal fine, l’INRAN, l’Ente pubblico italiano per la ricerca
in materia di alimenti e nutrizione, ha partecipato al progetto di ricerca
“Tecniche innovative di valorizzazione di due nuove specie ittiche
– Argyrosomus regius (ombrina) e Solea solea (sogliola)”,
finanziato dall’ARSIA Toscana, coordinato dal C.I.R.S.Pe. Centro
Italiano Ricerche e Studi per la Pesca sotto la responsabilità
scientifica dell'Università di Roma “Tor Vergata”,
le cui conclusioni saranno presentate il prossimo 30 aprile in un convegno
a Grosseto.
I risultati degli studi sull’ombrina la indicano come specie ideale
da allevare, sia per le sue caratteristiche sia per il suo rendimento.
E’ emerso, infatti, che questo pesce del Mediterraneo, in allevamento
può raggiungere anche i 5 kg di peso e presenta carni bianche dal
sapore delicato e facilmente porzionabili in filetti generosi. Ciò
lo rende una valida alternativa nostrana al pangasio o a un altro prodotto
filettato di importazione, soprattutto nell’ambito della ristorazione
collettiva. Sotto il profilo nutrizionale, l’ombrina si caratterizza
sia per un elevato contenuto di proteine, sia per la presenza di omega
3 in buona quantità (che è possibile aumentare con una dieta
mirata), sia per la bassa percentuale di grassi attestata sul 2-4% rispetto
al 6% in media del pesce allevato. La ricerca condotta dal Gruppo di Lavoro
che si occupa di prodotti ittici dell’INRAN ha dimostrato, inoltre,
che i filetti, correttamente conservati a temperatura di refrigerazione,
possono essere conservati anche fino a 12 giorni.
“Abbiamo valutato la qualità e conservabilità dei
filetti di ombrina – afferma Elena Orban, dirigente di ricerca INRAN
responsabile scientifico per l’Istituto del progetto - in funzione
delle modalità di allevamento e soprattutto della dieta. Questo
perché crediamo sia possibile ottenere un pesce più sostenibile
per l’ambiente, controllato lungo la filiera produttiva, dalle caratteristiche
nutrizionali e organolettiche elevate, ma a prezzi decisamente più
contenuti del pesce pescato”.
Buone le prospettive, anche se ancora preliminari, per l’allevamento
della sogliola.
Cristina Giannetti
Responsabile Ufficio Stampa INRAN
tel. +39 06 51494534
ufficiostampa@inran.it
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