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S.O.S. Qualità a Firenze
A cura di Anna Russo
Pubblicato il 12/06/2006
Firenze. Legambiente e Città
del Vino presentano petizione contro il vino ai trucioli di legno. Una
firma in difesa della qualità dei prodotti, della concorrenza e
dei consumatori europei e italiani.
Vini con un falso effetto barrique e senza saperlo: l’inganno per
i consumatori sarebbe la prima conseguenza di un provvedimento dell’Unione
Europea che potrebbe autorizzare nei prossimi mesi l’uso di trucioli
di legno per simulare i processi di invecchiamento dei vini in botte,
il tutto senza alcun obbligo di indicarlo in etichetta. Le nuove norme
non farebbero alcuna differenza tra i vini realmente invecchiati in botti
di legno e quelli aromatizzati con i tannini stimolati "artificialmente".
Inutile dire quanto tutto ciò andrebbe a discapito dei vini italiani
di qualità e soprattutto di quelli toscani.
Stamani, in una conferenza stampa tenutasi a Firenze, presso l’enoteca
Le volpi e l’uva si sono dati appuntamento:
l’On. Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente;
Giampaolo Pioli, coordinatore delle Città del Vino della Toscana;
Giovanni Ricasoli Firidolfi, presidente della Fondazione per la Tutela
del Territorio del Chianti Classico;
Luigi Cappellini, presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana;
Giuseppe Liberatore, vicepresidente Federdoc e direttore del Consorzio
Chianti Classico;
Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana.
L’iniziativa ha voluto richiamare l’attenzione sull’uso
dei trucioli, ed è stata l’occasione per lanciare in Toscana
la petizione promossa da Legambiente e Città del Vino al fine di
bloccare l’approvazione della nuova normativa a livello comunitario.
Tra i primi firmatari il presidente del Senato, Franco Marini; il deputato
della Margherita, Ermete Realacci; la senatrice dei Verdi Loredana De
Petris; i giornalisti e critici enogastronomici Edoardo Raspelli e Paolo
Massobrio; l’Associazione italiana stampa agroalimentare (Asa) e
la Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (Fisar); il
professore universitario Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di vitivinicoltura
in Italia; la cantina siciliana Planeta; il famoso enologo Giacomo Tachis;
i comuni di Asti, Duino Aurisina (Trieste), Montefalco (Perugia), Donnas
(Aosta), Suvereto (Livorno). Inoltre nei giorni scorsi 25 parlamentari
di tutti i partiti hanno sottoscritto una mozione della senatrice Loredana
De Petris che chiede al Governo italiano di contrastare in ogni sede l’ipotesi
di autorizzare la pratica enologica dei trucioli di legno.
Sempre nei giorni scorsi Giacomo Tachis, uno dei massimi enologi italiani,
ha definito senza mezzi termini un inganno l’uso dei trucioli nel
vino: “Secondo l’enologia classica e seria chi impiega i trucioli
commette un errore perché usandoli si fa una concia del vino -
ha dichiarato Tachis a Città del Vino e Legambiente - Allora tanto
vale fare un’infusione di legno e aggiungerlo al vino per aromatizzarlo.
L’uso dei trucioli non solo è una truffa ma anche un’interpretazione
errata sul piano tecnico dell’enologia e dell’uso del legno”.
“A vent’anni dal metanolo l’Italia oggi è prima
nel mondo per esportazione di vino, grazie alla qualità che caratterizza
le sue produzioni - ha dichiarato Ermete Realacci, presidente onorario
di Legambiente - il vino italiano mostra quindi che si può vincere
la sfida della competitività scommettendo con coraggio sulla qualità,
sull’innovazione e sul territorio, più che sulle grandi quantità
a basso prezzo. Purtroppo questo è il contrario di quanto sembra
indicare la le tecniche d’invecchiamento non naturali. Ci batteremo
perché questo non sia possibile e quantomeno con trasparenza siano
indicate al consumatore le diverse modalità di produzione”.
“La pratica enologica in uso nei nuovi Paesi produttori e che si
vuole autorizzare anche in Europa va decisamente contro la tradizione
e l’identità vitivinicola europea e italiana in particolare
- ha detto Floriano Zambon, presidente dell’Associazione Città
del Vino -. Il vino di qualità non è una bevanda che si
ottiene per aggiunta di ingredienti, ma il risultato di un lavoro serio
e attento. Avremmo preferito un sistema di regole per un uso corretto
delle barrique. Se invece verrà autorizzato l'uso dei trucioli
per i vini da tavola sarà necessario riportare informazioni chiare
in etichetta affinché il consumatore sia messo in condizione di
scegliere consapevolmente e le imprese che fanno qualità e che
usano i metodi tradizionali di competere alla pari, visto che altrimenti
rischiano di essere penalizzate nella concorrenza”.
Per chi utilizza il truciolato i costi di produzione sono inferiori di
almeno il 50% rispetto ai tradizionali processi d’invecchiamento
in botte, e questo tipo di concorrenza ha già messo in crisi le
grandi produzioni francesi. I produttori del Chianti toscano temono che
la viticoltura di qualità esca danneggiata dalla riforma europea
delle pratiche enologhe, ma non vogliono neppure rimanere con un vuoto
legislativo che in questi anni ha diffuso l’utilizzo dei trucioli.
In questo senso l’Ue non sta facendo che regolarizzare un processo
già in atto, ma che non per questo deve essere favorito. In questo
caso, l’obbligo della trasparenza dell’etichettatura sarebbe
solo il primo di una serie di provvedimenti da adottare in difesa dei
vini di qualità.
“L’Unione Europea ci invita a brindare con i vini invecchiati
con il trucco - ha dichiarato Piero Baronti, presidente di Legambiente
Toscana -. Nuove pratiche enologiche che introducono l’uso di trucioli
di legno per il processo di invecchiamento dei vini minacciano le produzioni
tradizionali legate al territorio e potrebbero danneggiare uno dei settori
più forti del Made in Tuscany”.
"Riteniamo molto grave il fatto che certe pratiche rischino di impoverire
un processo di vinificazione che nel nostro Paese è inteso come
un rito e un aspetto culturale importante da salvaguardare anche dal punto
di vista comunicativo e ambientale - ha commentato Luigi Cappellini, presidente
regionale Movimento Turismo del Vino -. Il turismo del vino in Toscana,
per esempio, è un settore che ha senso di esistere proprio in virtù
della complessità delle tecniche e delle antiche radici culturali
che caratterizzano le nostre produzioni. Anche il Movimento per il Turismo
del Vino è quindi in prima fila per sostenere e mantenere i tradizionali
processi di produzione che costituiscono il valore aggiunto della nostra
regione, anche per i turisti. Non è forse un paradosso che sia
stata vietata un antica pratica contadina come quella di aromatizzazione
il vino con i bulbi di fiori e si vada incentivando il ricorso ad agenti
chimici per ottenere lo stesso risultato".
Durante la conferenza stampa di Firenze si è ribadita l’importanza
del lavoro svolto da organi di controllo come i consorzi di tutela, che
garantiscono un ulteriore garanzia di qualità per il consumatore.
“Per i vini di qualità siamo contrari all’ introduzione
dei trucioli, oltretutto senza l’obbligo di etichettatura - ha dichiarato
Giovanni Ricasoli Firidolfi, presidente della Fondazione per la Tutela
del Territorio del Chianti Classico e della Libera Associazione Agricoltori
Senesi -. La differenza tra i vini invecchiati in barrique e quelli a
cui si aggiungono additivi chimici che apportano al vino l’aroma
del legno è una differenza tecnica e qualitativa sostanziale, che
deve essere intesa come un valore aggiunto per i nostri vini, invecchiati
con un tradizionale procedimento che necessita di tempo ed arte. Nel caso
invece dei vini da tavola, dobbiamo stare attenti a non lasciare i produttori
italiani fuori dalla competitività europea”.
Comunicato stampa del 12 giugno 2006
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