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Turismo: l’Italia perde il primato mondiale, colpa anche del degrado di molti siti d’interesse. Per la gestione e manutenzione dei beni archeologici e culturali si candidano gli agricoltori

La Confederazione commenta l’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: abbiamo già chiesto al ministro Franceschini di poter realizzare progetti di riqualificazione di aree importanti sul territorio nazionale. Un patrimonio trascurato di luoghi che, se riportati alla luce, garantirebbero una ripresa del settore e nuovi posti di lavoro.
 
Il turismo in Italia perde posizioni e, nonostante resti in cima ai desideri di tutti, poi a venirci sono molti meno stranieri. Colpa dei prezzi e della mancanza di una visione strategica, ma anche dell’assenza di una politica di tutela e conservazione di quelli che sono i tesori archeologici e culturali “tricolori”. Per questo motivo gli agricoltori tornano a candidarsi a “custodi” del vasto patrimonio di beni archeologici e culturali disseminati sul territorio nazionale, molti dei quali attualmente in stato di abbandono. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, facendo seguito all’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, che racconta come e perché il Belpaese è scivolato al quinto posto tra le mete mondiali passando da una quota del 19% di viaggiatori stranieri nel 1950 al 4,4% di oggi.
Tra i motivi, appunto, la mancanza di “manutenzione” delle nostre bellezze, con gli esempi di degrado e quotidiana rovina di Pompei, Villa Adriana, o la Reggia di Caserta. Ma gli agricoltori possono intervenire -sostiene la Cia-. Del resto, l’attitudine multifunzionale delle aziende agricole si presta al ruolo, con molti degli oltre 20.000 agriturismi italiani che, di fatto, già ospitano all’interno dei loro terreni siti di grande interesse storico, culturale, paesaggistico.
Quest’idea è già diventata in realtà una proposta, con una lettera inviata dalla Cia e dalla sua associazione agrituristica “Turismo Verde” al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini. “Tra le attività connesse proprie dell’impresa agricola multifunzionale -si dice nel testo- individuiamo la possibilità di gestire centinaia di beni archeologici e culturali anche al di fuori della disponibilità dei terreni aziendali. Questo attraverso una specifica convenzione con il ministero. Siamo da sempre sensibili alla salvaguardia delle risorse ambientali e culturali oltre a un uso sostenibile del suolo”.
La Cia e Turismo Verde intravedono all’orizzonte grandi spazi di fattibilità, con vantaggi sostanziali sia in termini culturali che pratici ed economici, con siti riportati alla luce nel loro splendore, manutenuti adeguatamente, che genererebbero nuovo turismo, quindi indotto, economie e posti di lavoro. (www.cia.it)



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