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Gli italiani tagliano i consumi alimentari,
ma qualità ed eccellenza resistono a tavola
Indagine Censis-Cia. Il calo
è del 3,3%, ma cresce il mercato dei prodotti biologici. Sicurezza
e informazione guidano gli acquisti. Vola l’export agroalimentare:
+32,1% tra il 2007 e il 2012, +5,5% nei primi dieci mesi del 2013.
Gli italiani tagliano i consumi alimentari: meno pesce, bevande
e frutta. Strette nella morsa della crisi, le famiglie italiane
hanno ridotto i consumi: sono diminuiti del 4% nel 2012 e di un ulteriore
2,9% nei primi tre trimestri del 2013. Nell’ultimo anno anche la
spesa per l’acquisto di generi alimentari ha registrato un calo
del 3,3% (e nel 2012 era già diminuita del 2,8%). Si riduce soprattutto
la spesa per le bevande non alcoliche (-4,1%), in particolare per acque
minerali e succhi di frutta (-4,3%), mentre tiene quella per vino e superalcolici
(-0,5%). Calano gli acquisti di pesce (-5,3%) -dal 2000 la spesa per questa
voce si è ridotta complessivamente del 12,4%-, dolci (miele, marmellate,
zucchero: -4,1%), frutta (-3%), carne (-2,6%). Secondo un’indagine
del Censis e della Cia, presentata oggi durante la prima giornata della
VI Assemblea elettiva della Confederazione italiana agricoltori, la grande
maggioranza degli italiani ha ormai fatto proprio uno stile d’acquisto
improntato al risparmio e alla morigeratezza. Quando fa la spesa, l’85%
cerca di spendere meglio rispetto a prima, eliminando sprechi ed eccessi.
Il 73% ha riorganizzato la spesa alimentare puntando su offerte e promozioni.
Il 59% ha sacrificato pranzi e cene al ristorante.
Ma qualità ed eccellenza resistono a tavola. Più
di tre quarti degli italiani ricorrono alle marche commerciali (Conad,
Coop, Auchan, ecc.) nell’acquisto di alimenti confezionati o in
scatola. Ma sono in molti a non rinunciare a qualità ed eccellenza
a tavola, nonostante la crisi e il nuovo stile di consumo. Il 41% ha acquistato
negli ultimi sei mesi frutta e verdura biologica, e il 33% carne da allevamenti
biologici. Più del 20% è disposto a spendere molto, pur
di acquistare prodotti agroalimentari d’eccellenza (cibi ricercati,
vini di pregio, tipicità dei territori). Quanto ai prodotti biologici,
la domanda di mercato cresce, e con essa il volume d’affari della
produzione italiana, stimato in 3,1 miliardi di euro. Gli acquisti di
prodotti biologici confezionati sono aumentati in valore di 8,8 punti
percentuali nel primo semestre del 2013. L’Italia è il Paese
europeo con il maggior numero di denominazioni riconosciute (Dop, Igp),
grazie alla varietà e qualità dei prodotti, e al loro legame
con il territorio e la tradizione alimentare: sono 261 delle 1.209 registrate.
Nel 2012 la produzione certificata è cresciuta del 5,3%, e con
essa il fatturato della produzione (+2,1%), che ormai ha raggiunto quasi
7 miliardi di euro.
I luoghi dell’acquisto: non solo supermarket. Se
il supermercato resta di gran lunga il luogo prediletto per gli acquisti
(il 52% dalle famiglie dichiara di fare la spesa prevalentemente o esclusivamente
in un supermercato, ipermercato o discount), un’altra metà
di italiani si rivolge ai mercati rionali o ai piccoli negozi.
Sicurezza e informazione guidano gli acquisti. Al momento
dell’acquisto, ciò che più conta per chi si accinge
a comprare un prodotto alimentare è la chiarezza delle informazioni,
giudicata di gran lunga il fattore più importante dal 42% delle
persone intervistate. Seguono le caratteristiche nutrizionali (quasi il
37%). Circa il 24% ritiene importante la confezione. Il 23% guarda alla
marca come un elemento di garanzia di qualità. Solo l’11%
si fa condizionare dalle novità sul mercato e l’8% dal fatto
che il prodotto sia equo e solidale.
Vola l’export agroalimentare. Mentre i consumi
interni ristagnano, i Paesi stranieri si consolidano come mercato di sbocco
delle nostre produzioni agroalimentari. L’export di prodotti agricoli
e alimentari è cresciuto del 32,1% tra il 2007 e il 2012, molto
più del valore medio dell’export (+7%). E il trend positivo
non si è arrestato neppure lo scorso anno (+5,5%), nonostante lo
stop del valore complessivo delle esportazioni italiane (-0,2%). L’Italia
è il primo produttore europeo di riso, uva, pomodori, pesche, pere,
tabacco, kiwi e tra i maggiori di olive, arance e mele. Lo scorso anno
i prodotti agroalimentari hanno pesato per quasi 28 miliardi di euro sulla
bilancia commerciale, rappresentando l’8,5% di tutto l’export
italiano. I prodotti alimentari italiani pesano per il 3,3% sulle esportazioni
mondiali. E in alcuni segmenti l’Italia è un player primario
nel mondo: per i prodotti da forno e farinacei l’export italiano
rappresenta il 14% degli scambi internazionali, per le bevande l’8,5%.
Il valore delle esportazioni di zucchero ha segnato un +143% nei primi
dieci mesi del 2013, +43,2% il latte, +10,6% l’olio d’oliva,
+8,8% le bevande, +7,1% il vino, +12,1% lo spumante (+74,6% tra il 2007
e il 2012). (www.cia.it)
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