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IN PRIMO
PIANO
Crisi: vecchia fattoria addio, 10 mln di animali
in meno nel 2013
A rischio estinzione 130 razze italiane di mucche, asini, maiali,
pecore e galline
La crisi mette a rischio la vecchia fattoria
in Italia dove in un solo anno sono scomparsi oltre 10 milioni di mucche,
maiali, pecore, capre, galline, oche e conigli. E’ la Coldiretti
a lanciare l’allarme con il primo dossier sulla scomparsa degli
animali dalle stalle italiane, in occasione dell’apertura della
Fieragricola di Verona dove è tornata l’“Arca di Noe”
con le più rare e curiose razze in pericolo di estinzione. L’iniziativa
promossa dalla Coldiretti in collaborazione con Italialleva dell’Associazione
italiana allevatori (AIA) nel Padiglione 9 è forse l’ultima
occasione per conoscere alcuni animali dal vivo nell’ambito della
più grande “stalla” mai aperta al pubblico in città
in Italia.
Stalle, pollai e ovili si sono svuotati nel corso del 2013 con la Fattoria
Italia che ha perso in un anno - sottolinea la Coldiretti - circa 7 milioni
di polli e galline, 750mila tacchini. 700mila conigli e circa mezzo milione
tra faraone, oche ed anatre. All’appello - continua la Coldiretti
- sono venuti a mancare anche gli animali più grandi: circa un
milione di pecore, agnelli e capre, 650mila maiali, 45mila manze e 25mila
bufali. Un crollo che - continua la Coldiretti - rischia di compromettere
anche la straordinaria biodiversità degli allevamenti italiani
dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali
ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di
maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale
dell’ultima programmazione.
Se dell’asino romagnolo noto per il suo temperamento vivace - sottolinea
la Coldiretti - sono rimasti solo 570 esemplari impegnati nella
produzione di latte uso pediatrico e per l’onoterapia, della capra
Girgentana dalle lunghe corna a forma di cavaturacciolo si contano circa
400 capi per la produzione di latte destinato alla Tuma ammucchiata (formaggio
nascosto) stagionata in fessure di muro in gesso e/o pietra, che in passato
venivano murate per nasconderle ai briganti. Ma ci sono anche –
continua la Coldiretti - la gallina di Polverara, ritratta con il caratteristico
ciuffo fin dal 1400 in quadri e opere conservati anche nei Musei vaticani,
la Mora romagnola una curiosa razza di maiale dal mantello nerastro, con
tinte dell’addome più chiare, i bovini di razza Garfagnina
con mantello brinato e pelle di colore ardesia che annovera una
popolazione di appena 145 capi o quelli di razza Pontremolese che sono
rimasti appena in 46. Più numerose le pecore della razza Brogna
con un gregge di qualche migliaio di animali che si caratterizzano dalle
macchie rossastre più o meno estese che punteggiano la testa, le
orecchie e gli arti mentre la pecora di razza Alpagota, originaria dallo
storico altopiano di Alpago da cui prende il nome, può contare
oggi su 3363 capi.
A rischio non c’è però solo la biodiversità,
ma anche un importante comparto economico con l’allevamento italiano
che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35% dell’intera
agricoltura nazionale con un impatto rilevante anche dal punto di vista
occupazionale con circa 800mila persone al lavoro. La scomparsa della
Fattoria Italia fa aumentare la dipendenza dall’estero che ha già
raggiunto livelli preoccupanti: l’Italia importa il 42 per cento
del latte che consuma, il 40 per cento della carne di maiale, il
30 per cento di quella ovicaprina e il 10 per cento della carne coniglio.
Sotto accusa per la Coldiretti è la mancanza di trasparenza nell’informazione
ai consumatori che favorisce la concorrenza sleale di latte e carne a
basso prezzo importati dall’estero. “Gli inganni del finto
Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti
come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche
tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri
senza indicazione in etichetta, e la metà delle mozzarelle che
sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”, ha denunciato
il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere “la
piena attuazione della legge sull’obbligo di indicare in etichetta
la provenienza di tutti gli alimenti come richiesto peraltro dalla recente
mozione approvata all'unanimità dall'Aula della Camera sull'etichettatura
dei prodotti alimentari all’inizio dell’anno”.
Attualmente, infatti, in Italia non è obbligatorio indicare in
etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione in vendita e
neanche l’origine del latte di mucca, pecora o capra impiegato nei
formaggi. La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine
colpisce anche la carne di coniglio, pecora, capra o maiale in vendita
come fresca o anche trasformata. Le importazioni di carne dall’estero
per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità fanno concorrenza
sleale ai prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello
di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello
di Parma, con 615mila maiali “sfrattati” dall’Italia
solo nell’ultimo anno.
In Italia sono state importate 57 milioni di cosce di maiali dall’estero
destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto
italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni nel 2012,
mentre a fronte di un consumo di 2,05 milioni di tonnellate di latte a
lunga conservazione solo mezzo milione è di provenienza italiana
mentre il resto è stato semplicemente confezionato in Italia o
addirittura è arrivato già confezionato, con un impatto
negativo sul lavoro e sull’economia del Paese. Ma ad essere importati
– conclude la Coldiretti - sono anche semilavorati come le cagliate,
polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre,
all’insaputa del consumatore, formaggi di fatto senza latte.
(http://www.coldiretti.it)
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