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IN PRIMO
PIANO
L’Indice dei prezzi alimentari della FAO registra l’aumento
più consistente da mesi
Prospettive favorevoli per la produzione
nei Paesi a basso reddito con deficit alimentare, ma in alcuni paesi persiste
una grave situazione d’insicurezza alimentare
L'Indice dei prezzi alimentari della FAO, nel mese di febbraio, ha registrato
l'aumento più brusco dalla metà del 2012, con una media
di 208,1 punti, conseguenza di tendenze del clima e di un'accresciuta
domanda. Il nuovo livello è di 5,2 punti, (vale a dire il 2,6%)
al di sopra dell'indice leggermente rivisto del mese di gennaio, ma è
ancora del 2,1% inferiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I dati sono stati resi noti mentre giungevano notizie di picchi dei prezzi
del grano e del mais in risposta ai recenti sviluppi in Ucraina, ma l'aumento
dell'Indice in febbraio non può essere attribuito interamente a
questi eventi.
L'indice, che si basa sui prezzi di un paniere di derrate commerciate
a livello internazionale - ha visto un aumento dei prezzi di tutte le
commodity, con la sola eccezione del prezzo della carne, che è
sceso marginalmente. Gli aumenti più marcati rispetto al mese di
gennaio si sono registrati nello zucchero (+6,2%) e negli oli (+4,9%),
seguiti dai cereali (+3,6%) e dai prodotti lattiero-caseari (+2,9%).
"L'incremento di questo mese segue un lungo periodo di generale calo
dei prezzi alimentari. Ma è troppo presto per dire se questa è
una vera e propria inversione di tendenza", ha commentato Concepción
Calpe, economista senior della FAO". "Le condizioni climatiche
sono probabilmente state elementi di rilievo nel rialzo dei prezzi di
alcuni prodotti come lo zucchero o il grano, ma una domanda vivace è
stato un fattore importante nel caso dei prezzi del mais, dei prodotti
lattiero-caseari e degli oli".
L'Indice dei prezzi cerealicoli nel mese di febbraio ha registrato una
media di 195,8 punti, un aumento di 6,8 punti, vale a dire del 3,6%, rispetto
al mese precedente. Questa ripresa dei prezzi riflette principalmente
le preoccupazioni per le colture di grano negli Stati Uniti, una forte
domanda di cereali secondari per mangimi animali e per biocarburanti e
i prezzi sostenuti del riso giapponese. Tuttavia i prezzi dei cereali
rimangono, nel complesso, il 18,8% inferiori rispetto ai livelli del febbraio
dello scorso anno.
Gli oli vegetali hanno registrato una media di 197,8 punti, ben 9.2 punti
in più (il 4,9%) rispetto a gennaio, per le incertezze sulle condizioni
meteorologiche sfavorevoli nel sud-est asiatico e in Sud-America, e per
una domanda sostenuta in tutto il mondo, compresa la domanda di olio di
palma per la produzione di biodiesel.
I prodotti lattiero-caseari hanno registrato una media di 275,4, un aumento
di 7,7 punti, il 2,9%, rispetto a gennaio e la carne 182,6 punti, solo
0,5 punti al di sotto del livello rivisto di gennaio.
Dopo un calo consecutivo di tre mesi, i prezzi dello zucchero a fine febbraio
hanno recuperato, spinti dalle preoccupazioni di possibili danni alla
produzione brasiliana a causa dalla siccità, e a recenti previsioni
di un possibile calo della produzione in India. L'indice FAO dei prezzi
dello zucchero ha registrato in febbraio una media di 235,4 punti, un
aumento di 13,7 punti, ovvero del 6,2%, rispetto al mese di gennaio.
Produzione e consumo di cereali
La FAO ha pubblicato oggi anche il suo Bollettino sull'offerta e la domanda
di cereali, dove si osserva una prospettiva favorevole per la produzione
di grano nel 2014. Con alcune colture di grano invernale già in
fase di crescita, una prima previsione della FAO per la produzione mondiale
di grano nel 2014 si attesta a 704 milioni di tonnellate. Questo dato
rappresenta un calo dell'1,7% rispetto al raccolto record del 2013, ma
comunque il secondo più grande raccolto mai avuto.
Con la maggior parte dei cereali secondari e del riso ancora da essere
piantati, è ancora troppo presto per una stima preliminare della
produzione cerealicola mondiale nel 2014.
Come per il 2013, l'ultima stima per la produzione cerealicola mondiale
si attesta alla cifra record di 2.515 milioni di tonnellate (compreso
il riso lavorato), 13 milioni di tonnellate al di sopra delle previsioni
di febbraio e il 9% in più rispetto al 2012. Quest'ultimo adeguamento
al rialzo riflette principalmente una revisione significativa delle stime
per l'Australia, e qualche revisione al rialzo anche per la produzione
di grano e di cereali secondari in Cina.
Il previsto aumento della produzione cerealicola mondiale nel 2013 ha
già portato a prezzi più accessibili, che a loro volta stanno
facendo incrementare l'utilizzo e il commercio nel 2013/14, contribuendo
a ricostituire le riserve mondiali. Ne consegue che per il 2014 lo "stock
to use ratio" (il rapporto tra stock finali e utilizzazioni interne
n.d.t.) per i cereali, è ora stimato intorno al 24%, il livello
più alto dal 2002/03.
Il Sistema d'Informazione sul Mercato Agricolo (AMIS)
Nell'ultimo rapporto, appena pubblicato, del Sistema d'Informazione sul
Mercato Agricolo (AMIS), si fa notare che "mentre il crescere delle
tensioni geopolitiche nella regione del Mar Nero amplifica l'incertezza
dei mercati, le produzioni record in diversi paesi grandi produttori è
probabile facciano aumentare l'offerta e portino a scorte mondiali molto
più elevate nel 2014 per il granturco, il grano, il riso e la soia".
Le prospettive per la soia rimangono favorevoli, anche se la situazione
in Sudamericana si è deteriorata a causa di condizioni meteorologiche
avverse.
Prospettive positive per la produzione nei Paesi a basso reddito con
deficit alimentare
Le prime stime per la produzione cerealicola del 2014 nei Paesi a basso
reddito con deficit alimentare appaiono generalmente favorevoli, secondo
l'ultimo rapporto trimestrale della FAO Crop Prospects and Food Situation
(Prospettive dei Raccolti e Situazione Alimentare, n.d.t.), pubblicato
oggi dal Sistema mondiale d'informazione e preavviso rapido nei settori
agricolo ed alimentare (GIEWS).
Le prospettive favorevoli per la produzione nel 2014 dovrebbero apportare
qualche miglioramento in un certo numero di paesi dell'Africa australe,
dopo numerosi raccolti scarsi. Un'offerta di mais più scarsa e
prezzi alimentari sostenuti hanno avuto ripercussioni sull'accesso al
cibo, soprattutto sui gruppi di popolazione più vulnerabili.
Tuttavia, diversi paesi continuano a dover fare i conti con l'insicurezza
alimentare in condizioni di emergenza, tra essi la Siria, con circa 6,3
milioni di persone con grave insicurezza alimentare; lo Yemen, dove si
stima che il 45% della popolazione soffra d'insicurezza alimentare; il
Sud Sudan, dove circa 3,7 milioni di persone avranno bisogno di assistenza
d'emergenza; e la Repubblica Centrafricana, dove la produzione agricola
nel 2013 è fortemente diminuita a causa dei conflitti e quasi un
terzo della popolazione rurale avrà bisogno di assistenza alimentare.
In Africa occidentale, la situazione complessiva della sicurezza alimentare
è rimasta stabile a seguito di un raccolto cerealicolo nel 2013
superiore alla media, tuttavia oltre 20 milioni di persone si stima avranno
bisogno di assistenza alimentare a causa della situazione d'incertezza
e della minore produzione in parte del Sahel.
(www.fao.org)
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