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IN PRIMO
PIANO
Confesercenti: nel 2015 solo una “mini-ripresa”
I tempi di recupero dell’Italia
sono molto lenti: seguendo l’andamento dello scorso anno, serviranno
sette anni per far tornare il Pil a un valore pre-crisi del 2007, sei
anni per i consumi e otto anni per l’occupazione. Il 2014 vedrà
ancora una caduta del Pil stimata nello 0,2% mentre bisognerà aspettare
l’anno prossimo per una “mini-ripresa”. Mini perché
ancora molto timida e contenuta, dell’ordine dello 0,9% del Pil
e dello 0,7% per i consumi delle famiglie.
Le previsioni di Confercenti-Ref partono dalla considerazione che ancora
il 2014 è stato un anno di piena crisi. Rispetto alla fase precedente
alla crisi economica, ovvero il 2007, il Pil segna una caduta dell’8,5%,
i consumi delle famiglie una perdita del 7,6%. Il cedimento del potere
di acquisto delle famiglie negli anni della recessione, diminuito di 86
miliardi di euro rispetto al 2007, completa questo disastroso scenario
che, con questi tempi, richiederà anni per tornare ai livelli di
partenza pre-crisi.
Ancora per quest’anno le previsioni del rapporto Confesercenti-Ref
indicano una nuova caduta del Pil dello 0,2%; i consumi delle famiglie
si attestano su un fragile 0,2%, per gli investimenti fissi lordi è
indicato un nuovo scivolone dell’1,5%, mentre vanno meglio vanno
le esportazioni, che pure in un contesto difficile salgono dell’1,9%.
Se non ci sarà una svolta consistente non si può pensare
che il 2015 rappresenterà un vero anno di cambiamento: lo scenario
in effetti migliora ma non in modo tale da fare prevedere benefici consistenti
per il mercato interno e per l’occupazione. Il Pil, secondo Confesercenti,
nel 2015 dovrebbe infatti salire dello 0,9%, i consumi delle famiglie
di un timido 0,7%, mentre gli investimenti fissi lordi tornerebbero in
territorio positivo con un 1,6%. L’anno prossimo si attenuerebbe
il rischio di deflazione – la stima è di un’inflazione
allo 0,7% – mentre rimane ancora alto (in discesa dal 12,5% del
2014 al 12,3% del 2015) il tasso di disoccupazione. Si profila ancora
un record del debito pubblico che arriverebbe al 136,7% nel 2015, salendo
quindi di un punto percentuale rispetto al 2014. L’indebitamento
netto sarà invece in calo dal 3% al 2,7% dell’anno prossimo.
Sono soprattutto due le emergenze che continuano a preoccupare: una è
la chiusura delle imprese, l’altra è il numero di disoccupati,
con sei milioni di persone che non lavorano o perché hanno perso
il posto o perché sono rimasti ai margini del mercato del lavoro.
L’Italia è in ritardo rispetto all’Europa sull’occupazione
generale, sul quella femminile e nel crollo delle opportunità occupazionali
che segna i più giovani, mentre la situazione economica segnala
anche il prezzo salato pagato alla recessione da due settori fondamentali
quali l’edilizia e il turismo. Basti pensare che solo questa estate,
complice anche il maltempo, l’andamento turistico è stato
estremamente deludente: il calo delle presenze dei turisti italiani è
compreso fra il 7% e il 9%, il turismo balneare conta una flessione del
15-20% di presenze e anche il turismo straniero segna il passo.
Cosa fare perché il 2015 sia migliore? Per Confesercenti, oltre
a un’azione di taglio delle spese, bisogna intervenire sul fisco:
la proposta è di “operare un intervento sul lato fiscale,
composto dall’estensione del bonus di 80 euro ai pensionati entro
i 25.000 euro di reddito annuo e dal taglio di almeno due punti delle
aliquote Irpef. Il costo sarebbe di circa 15 miliardi di euro. L’effetto
sul Pil di una tale misura si aggirerebbe intorno allo 0,2% se ottenuto
con parallele riduzioni di spesa e dello 0,7% se effettuato in deficit.
Ovviamente va anche assicurato il rinnovo, permanente, del bonus di 80
euro ai lavoratori dipendenti, varato quest’anno. Il che farebbe
arrivare le risorse messe e disposizione per le famiglie, in particolare
quelle con redditi più bassi, e maggiore propensione alla spesa,
a circa 25 miliardi”.
(www.helpconsumatori.it)
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