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IN PRIMO
PIANO
Alimentazione. Il contributo del Cnr all'Expo:
dalle bioteconologie agli "insetti" nel menù
Insetti come le termiti, ma anche meduse
e alghe. Le frontiere dell'alimentazione sono destinate ad ampliarsi.
E non solo per far fronte all'emergenza alimentare mondiale, ma anche
per motivi di salute. Se ne parlerà all'Expo e il Cnr entra da
protagonista sfatando un luogo comune: "Gli ogm non fanno male, anzi"
Mangeremo insetti, meduse e alghe?
Le termiti, risultate protettive per il cancro del colon, per le popolazioni
che le consumano, compariranno sulle nostre tavole? Di questo, oltre che
ai problemi della nutrizione del pianeta, si parlerà negli incontri
settimanali che il CNR terrà nei sei mesi dell’esposizione
mondiale milanese, vetrina internazionale che dovrà affrontare
il tema della qualità dei cibi, della sicurezza sanitaria e della
quantità, indispensabile per soddisfare la fame di 9 miliardi di
persone che popoleranno il pianeta nel 2050. Ad anticipare e spaziare
su questi argomenti è stato il ricercatore Francesco Loreto, direttore
del dipartimento bioagroalimentare e tecnologico del CNR, nel corso dell’incontro
annuale dell’UGIS, l’Unione italiana giornalisti scientifici,
che si è tenuta a Milano.
Ma perché il CNR ed Expo? Il CNR ha firmato una convenzione con
il padiglione Italia per il ruolo di consulente scientifico. “Aldilà
della consulenza – ha spiegato il ricercatore – abbiamo il
compito di dare un contenuto scientifico all’interno del contenitore
alimentare. Avremo il compito di organizzare 24 eventi, uno alla settimana,
per 6 mesi, sui temi ritenuti di importanza scientifica e tecnologica
nel settore alimentazione e del settore agroalimentare. Con i colleghi
della fisica, della chimica e delle scienze mediche abbiamo creato una
sorta di rete di coordinamento con 24 responsabili strutturati secondo
un masterplan fatto da 3 diversi concetti: il cibo e l’uomo, la
produzione e la trasformazione. Così quando si parlerà e
del paesaggio, indicheremo come il paesaggio è cambiato in base
ai mutamenti del clima. Nel Mese della sicurezza si parlerà del
cibo che deve avere caratteristiche igieniche, in congruità con
i temi dell’Expo. Il nostro obiettivo è risolvere la sfida
dell’umanità e cioè avere il 50% in più di
cibo, di acqua e di energia in un mondo che sarà popolato nel 2050
da 9 miliardi di persone”.Diverse opinioni
Ma come si concilieranno le diverse opinioni su come nutrire il pianeta?
“Vedremo molte idee e una grande diversità nel cercare di
risolvere il problema – spiega Loreto -. Ognuno dirà la sua
e il CNR,che ha sposato l’idea progressista, porterà avanti
l’uso delle tecnologie bio per incrementare la produzione alimentare.
Ma ci sarà anche un sentimento opposto, quello di ridurre gli scarti
alimentari per avere cibo per tutti. Noi non la pensiamo così.
Ridurre lo scarto deve essere una soluzione da implementare in ogni caso.
Purtroppo ci saranno alcune posizioni irriducibili che richiederanno il
consumo a km zero. E’ vero, il trasporto della merce comporta scarto
per via della conservazione degli alimenti. E anche il packaging dovrà
essere rivisto per far sì che i prodotti alimentari siano commestibili
e sicuri più a lungo. Ma questo non basta. Occorrerà applicarsi
per far durare i prodotti commestibili più a lungo.”
Tecnologia per la salute
Ma come si concilia la biotecnologia con la salute? “Le tecnologie
riescono a risolvere i problemi della salute –aggiunge il dottor
Loreto -. Per esempio pensiamo alla celiachia, che sta diventando un problema
sociale visto che ne soffre il 3% della popolazione e un altro 3% è
intollerante al glutine. Noi abbiamo migliorato geneticamente il grano
per fargli fare più glutine e questo fa bene, perché il
glutine migliora la panificazione. Ma il miglioramento genetico ha creato
pane con più glutine e ha portato a una maggior evidenza dell’intolleranza
al glutine e alla celiachia. Successivamente, però, con miglioramenti
tecnologici, il nostro Istituto di ricerca è riuscito a inglobare
il glutine all’interno di una molecola che lo nasconde all’intestino,
quindi possiamo mangiare la pasta senza accorgerci della presenza del
glutine. Il termine gluten free, invece, significa che il prodotto non
contiene glutine, ma non ha le qualità panificatorie della farina
con glutine. Abbiamo poi fatto studi sui cibi funzionali, intervenendo
sui metaboliti secondari delle piante, creando cibi che hanno più
carotenoidi, come i pomodori, più sostanze che fanno bene alla
salute come antiossidanti e antitumorali. Abbiamo anche fatto studi sulle
micotossine e ora abbiamo un cibo assolutamente sicuro, abbiamo il cibo
più sicuro al mondo. Il problema ora è l’importazione
di materie prime alimentari da paesi che non seguono i nostri protocolli
di sicurezza”.
Termiti e insetti
Un altro studio ha impegnato i ricercatori del CNR su una popolazione
africana, gli etiopi, che non sviluppa il tumore al colon. La stessa popolazione
è stata inurbata e ha cominciato a sviluppare tumore al colon.
La causa quindi sembrava alimentare e non genetica. Eppure mangiavano
gli stessi alimenti. Indagando nei particolari della vita della popolazione,
ci si è accorti che gli etiopi utilizzavano le termiti, che infestavano
le stoviglie di legno. In città, invece, gli etiopi utilizzavano
stoviglie di porcellana. Valutate le termiti, ci si è accorti che
contenevano una sostanza antinfiammatoria che disinfiammava il colon.
“Ora si tratterà – conclude il ricercatore –
di utilizzare la sostanza come medicinale. Termiti e altri insetti, che
una volta fritti hanno il sapore di cibi più prelibati, potrebbero
quindi entrare nei nostri menù”. I ragazzi che hanno partecipato
alla notte dei ricercatori li hanno già assaggiati, con soddisfazione.
“Purtroppo – conclude Loreto - il punto dolente è la
comunicazione che spesso manca, ma altrettante disastrosa è una
comunicazione non obiettiva, che fa sorgere tendenze opposte: sì
al cibo biologico, ma non a quello modificato geneticamente con l’utilizzo
di biotecnologie o nano tecnologie. Eppure Il cibo transgenico, non commerciabile
in Europa, arriva sulle nostre tavole, come soia e grano transgenico,
da 20 anni e non c’è evidenza che faccia male alla salute.
Il transgenico ormai è storico, noi conosciamo il genoma delle
piante e degli animali così bene che tra un po’ non ci sarà
più il problema del transgenico, perché conoscendo il loro
dna, basterà utilizzare o esprimere il gene che più si adatta
ad ogni situazione meteorologica”.
Che cosa fare, dunque? “La cosa migliore – conclude Loreto
– è cominciare dalle scuole, dove ci sono già bambini
obesi, educandoli. Bisogna trovare due o tre punti su cui tutti siamo
d’accordo. Impegniamoci su tre temi, educazione alimentare, meno
zuccheri e sale, lotta alle tossine alimentari, e avremo già risolto
parte dei nostri problemi. Così garantiremo meglio il made in Italy,
non soltanto il prodotto, ma anche la produzione. Ma come si fa a garantire
la produzione se la farina viene dall’estero e se le olive non sono
italiane?”.
Vedremo se Expo saprà rispondere a queste domande.
(Edoardo Stucchi - www.quotidianosanita.it)
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