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IN PRIMO
PIANO
Cacao e caffè tra gli alimenti
più a rischio per i cambiamenti climatici
A causa dei cambiamenti climatici alcuni alimenti
di uso comune, dal cioccolato ai fagioli ed anche il vino potrebbero diventare
merce rara. Come riferisce l’Agenzia Europea dell’Ambiente:
“i cambiamenti climatici rappresentano un fenomeno attuale”
che, attraverso l’aumento delle temperature ed i mutamenti dei regimi
delle precipitazioni porta ad eventi climatici estremi “più
frequenti ed intensi”, con un impatto negativo sulla natura, sulla
salute umana, sull’economia ed anche sull’alimentazione.
E’ stato accertato che l’innalzamento di appena un grado rallenterebbe
il tasso di crescita di mais e grano del 7%. Un recente studio pubblicato
da Nature ha rilevato già ora un calo della produttività
di mais dell’ordine del 4% in pochi anni. Ma farina, pane e pizza
non sono gli unici alimenti a rischiare: non tira aria buona neanche per
caffè, cioccolata fagioli, ciliegie ed uva da vino. A risentire
infatti dell’aumento delle temperature sarebbero la produzione mondiale
di cacao e caffè, quest’ultima colpita da siccità
e da una terribile infezione da funghi sia in Brasile che in Africa.
Anche al netto di malattie e siccità, il solo riscaldamento globale,
aumentando l’evaporazione nelle zone tropicali ridurrà sensibilmente
il rendimento delle piante. L’innalzamento delle temperature sembrerebbe
poi incidere anche sulle fioritura e la produzione di sementi delle pianti
di fagioli che hanno già ridotto le proprie rese di oltre il 25%;
stesso discorso vale per le piante drupacee, tra cui rientrano pesco,
susino, albicocco, mandorlo e ciliegio. Quest’ultimo in particolare
sembra essere il più a rischio perché la sia impollinazione
è più delicata. Anche bere un buon bicchiere di vino potrebbe
diventare più difficile a causa delle variazioni di temperature
e di umidità. L’Europa non dovrebbe essere la zona più
colpita tra quelle di grande produzione; andrà molto peggio a Australia
e California in cui si stima una perdita della terra adatta per le coltivazioni
di vite superiore al 70% entro il 2050. (Peppe Caridi - www.meteoweb.eu)
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