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La biodiversità per il nostro futuro alimentare

Agricoltura sostenibile, riduzione degli sprechi, lotta all'obesità: i temi al centro del 6° Forum Internazionale su Cibo e Nutrizione a Milano

Per secoli la cucina italiana ha avuto un ruolo importantissimo nella definizione delle abitudini alimentari, non solo nella penisola, ma in tutta Europa e, più di recente, nel mondo. Dal De re coquinaria di Apicio nel IV secolo, all’intramontabile cucina italo-americana del XX secolo, l’influenza dello Stivale sulle abitudini culinarie del pianeta non è mai diminuita.
Non è quindi un caso che, con una tale tradizione, la settimana scorsa l’Italia ha ospitato il 6° Forum Internazionale su Cibo e Nutrizione a Milano. Il Forum, organizzato dal Barilla Center for Food & Nutrition, ha riunito esperti di tutto il mondo che parleranno di questi temi e sfide globali.
Sono stata felice di partecipare a questo dibattito in qualità di Direttore Esecutivo del Global Crop Diversity Trust, un’organizzazione internazionale tesa a garantire per sempre la conservazione della diversità delle colture.
I risultati del Forum contribuiranno alla realizzazione dei contenuti del Protocollo di Milano, una proposta per il futuro che intende mettere in comunicazione cittadini e responsabili politici mondiali al fine di raggiungere tre obiettivi vitali: promuovere stili di vita sani e combattere l’obesità; promuovere un’agricoltura sostenibile; e ridurre gli sprechi alimentari del 50% entro il 2020. Gli obiettivi del Protocollo sono senza dubbio incombenti e urgenti. La sicurezza alimentare e il problema relativo allo squilibrio mondiale che vede opporsi la denutrizione da una parte e l’obesità dall’altra, sono temi impellenti che coinvolgono tutti. L’incredibile paradosso per cui nel mondo, per ogni persona malnutrita ce ne sono due sovrappeso è stato giustamente ritenuto insostenibile e immorale.
Trovo incoraggiante il fatto che le misure finora proposte dal Protocollo sono sensate, praticabili e, soprattutto, raggiungibili. Vengono evidenziati alcuni dei tanti piccoli passi che possiamo compiere come singoli, come famiglie, come organizzazioni e come nazioni per raggiungere i tre obiettivi chiave e, in questo modo, contribuire a proteggere il nostro futuro.
Tuttavia, manca un pezzo essenziale del puzzle, un pezzo che è fondamentale e che sostiene non solo gli obiettivi del Protocollo di Milano, ma tutte le nostre aspirazioni relative ad alimentazione e nutrizione nel mondo. E questo pezzo mancante è la tutela della diversità delle colture.
In pratica, se non proteggiamo la diversità delle colture rischiamo di perdere le materie prime necessarie per nutrire il pianeta. Appena 150 colture, e un numero relativamente piccolo di varietà per ciascuna di esse, sono coltivate in ampia scala in tutto il mondo.
Questo presenta un grandissimo rischio. Il clima del nostro pianeta sta cambiando e le condizioni di coltivazione diventano sempre più difficili; per questo i tipi di colture tradizionali avranno rendimenti sempre inferiori. Al tempo stesso, la popolazione mondiale continua a crescere rapidamente.
Questa popolazione si basa su alimenti che provengono da territori diversi dal proprio. Pizza e pasta, che hanno reso la gastronomia italiana famosa in tutto il mondo, sono preparate grazie a coltivazioni che originariamente non nascono in Italia. Il grano per la pasta e il pane proviene dal Medio Oriente, mentre i pomodori per la salsa sono originari delle Ande del Sud America. A causa di questa interdipendenza sulla diversità delle colture, chiunque sia interessato a migliorare l’agricoltura lo deve fare tramite collaborazioni internazionali. La diversità e l’accesso alla diversità rafforzano la sicurezza alimentare.
Agronomi e istituzioni italiane stanno già operando in modo importante nel garantire la nostra capacità di nutrire il pianeta in futuro. Dal 2004 al 2013 l’Italia ha ricevuto oltre il 13% dei campioni di colture distribuiti ai paesi dell’Unione Europea e provenienti da centri internazionali di ricerca agricola del gruppo CGIAR. Ciò significa che i coltivatori italiani hanno accesso a una maggiore quantità di risorse e informazioni, aumentando la loro capacità di sviluppo delle varietà di colture necessarie per il futuro.
Preservare la biodiversità non è difficile, e neanche costoso. La varietà di molte delle più importanti coltivazioni e piante edibili può essere conservata in tutta sicurezza a basse temperature inserendo i semi nelle banche genetiche. Lavorando in collaborazione con i centri di ricerca agricola di tutto il mondo, il Global Crop Diversity Trust è l’unica risposta mondiale alla necessità di proteggere la diversità delle colture. Fondati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura e da Biodiversity International, negli ultimi dieci anni abbiamo guidato la conservazione della diversità delle colture nelle banche genetiche.
Le risorse finanziarie per queste banche genetiche non sono affatto sicure – è accaduto spesso di subire delle riduzioni di fondi che hanno già portato alla perdita di varietà di sementi uniche. Come risposta, il Crop Trust sta raccogliendo fondi che permetteranno di garantire l’efficace conservazione di tutte le varietà fondamentali di colture alimentari. Nel contempo, il nostro lavoro assicurerà che queste varietà possano essere utilizzate per sviluppare nuove tipologie che permetteranno di nutrire le future generazioni.
Il Crop Trust ha già raccolto più di 180 milioni di dollari da governi, fondazioni, aziende e singoli in tutto il mondo. Per raggiungere il nostro obiettivo, ci stiamo impegnando a raggiungere i 500 milioni di dollari entro il 2016, quando si terrà la nostra conferenza internazionale dei donatori. Il Protocollo di Milano rappresenta un’occasione unica per incoraggiare singoli, organizzazioni e nazioni a contribuire alla raccolta fondi e, in questo modo, conservare per sempre la diversità delle colture.
Si prevede che la bozza finale del Protocollo sarà presentata al mondo in occasione dell’Expo Milano 2015, il cui tema è, per l’appunto, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Se l’obiettivo del Protocollo è quello di raggiungere i tre obiettivi chiave, è essenziale che sottolinei l’esigenza di preservare la diversità delle colture, e che nelle sue linee guida faccia riferimento esplicito a questa esigenza. Mi auguro di cuore che il Forum della settimana scorsa ci veda tutti avanzare nel raggiungimento di questo obiettivo, un obiettivo che consoliderebbe la storica fama dell’Italia come pioniere mondiale nella determinazione non solo della buona alimentazione, ma anche degli alimenti di cui tutti necessitiamo per prosperare.

(di Marie Haga - www.panorama.it - Marie Haga è Direttore Esecutivo del Global Crop Diversity Trust, l’unica organizzazione internazionale impegnata nel garantire la conservazione e la disponibilità della diversità delle colture nel mondo. La sua carriera politica in Norvegia l’ha vista rivestire ruoli ministeriali e di leader di partito nel proprio Paese, e di diplomazia all’estero.)

 

 


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