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PRIMO PIANO
E' allarme api
Crolla la produzione di miele
e gli allevatori indicano nell'eccessivo uso di agrofarmaci e nella bizzarria
del clima le cause di un problema che coinvolge tutti e non solo gli alveari
Sul banco degli imputati siedono il mais e il girasole, entrambi fra gli
accusati della minor produzione di miele a causa della forte riduzione
del numero di api in attività. Se per il mais il problema riguarda
per la maggior parte le regioni del Nord, nelle regioni del Centro il
dito è puntato sul girasole. In concomitanza con i principali interventi
fitosanitari, dicono gli apicoltori, gli alveari si svuotano, analogamente
a quanto accade nelle aree frutticole e persino dove si hanno colture
ornamentali. A complicare il quadro ci si è messo anche questo
anomalo andamento climatico che ha reso il problema ancor più grave.
Bisogna correre ai ripari e in fretta, perché se le api sono fra
i principali indicatori ambientali, significa che il problema riguarda
tutta l'agricoltura e il modello produttivo al quale ci siamo affidati
sino ad oggi. Questo in sintesi il segnale di allarme che gli apicoltori,
per voce dei loro rappresentanti di Conapi (consorzio nazionale apicoltori)
e Unaapi (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), hanno voluto
lanciare incontrando i giornalisti a Bologna.
Perso il 60%
Le perdite registrate dagli alveari, che in fasi normali superano di poco
il 10%, sono ora schizzate in alcuni casi al 50%. Numeri confermati dalla
rete di osservazione BeeNet che su un ampio campione di alveari ha constatato
questa impennata delle perdite. Colpa del clima, ma non solo. La corsa
del mercato verso prezzi sempre più bassi costringe gli agricoltori
a cercare rese maggiori dai loro campi, inducendoli così a “spingere”
sui trattamenti. E le molecole delle quali oggi si dispone hanno effetti
devastanti sulle api. Le vicende sull'impiego dei nicotinoidi nella concia
delle sementi di mais, poi vietata dopo il 2008, è lì a
dimostrarlo. Questa in sintesi la tesi sostenuta dagli apicoltori che
chiedono a gran voce un cambio di rotta.
Api, indicatori ambientali
In ballo non c'è solo il bilancio delle aziende apicole, dove l'Italia
può vantare numeri da primato a livello mondiale con i suoi 1,16
milioni di alveari censiti, dove si “allevano” 55 miliardi
di api con una produzione di miele pari a 23mila tonnellate, per un valore
di oltre 20milioni di euro. Le api svolgono infatti un insostituibile
ruolo di impollinatori, fondamentale per la frutticoltura, ma ancor più
fattore di garanzia alla biodiversità, oggi assicurata dalle 350mila
piante spontanee la cui continuazione dipende dal “servizio”
di impollinazione delle api.Le soluzioni
Che fare dunque? Alcuni esempi vengono dalla regione Emilia Romagna, che
attraverso misure di incentivazione alle tecniche di coltivazione a basso
consumo di chimica ha consentito di ridurre l'impiego di agrofarmaci su
molte migliaia di ettari. Occorrono però azioni a livello nazionale
e per arrivare a questo obiettivo occorre muoversi su più piani.
Un'opportunità può venire dalla Conferenza delle Regioni,
che si potrebbe fare interprete di un progetto da trasferire all'attenzione
del Governo. L'assessore all'Agricoltura dell'agricoltura dell'Emilia
Romagna, Tiberio Rabboni, si è detto disponibile. Ma chiede alle
associazioni degli apicoltori di farsi carico di una proposta che possa
essere fattibile anche sotto il profilo tecnico. Invito che le associazioni
hanno accolto. Vedremo gli esiti.
(Angelo Gamberini - http://agronotizie.imagelinenetwork.com)
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