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Tagliato il bilancio Ue ma l'Italia rimane il Paese che paga di più

Il premier rimedia una brutta figura e non osa cantare vittoria: "Accordo soddisfacente". Risparmiati 700 milioni
 
Per Mario Monti era il momento topico. L'occasione per dimostrare la vicinanza all'Unione europea non comporta solo rinunce. E, soprattutto che il suo prestigio internazionale, alla fine, ha pagato.
Ma c'era anche il rischio che la trattativa sul bilancio Ue 2014- 2020 si trasformasse in un clamoroso autogol. Alla fine il risultato è stato «soddisfacente», per dirla con le parole pronunciate ieri dallo stesso premier, che ha seguito personalmente la trattativa a Bruxelles. Si tratta invece dell'ennesima «brutta figura» per Monti, ribatte l'esponente Pdl Renato Brunetta, visto che hanno vinto i paesi forti.
Di certo, il governo del «ritrovato prestigio internazionale» ha incassato dal vertice dei governi europei poco più di una mancia: circa 700 milioni. Peraltro una mancia virtuale. Nessuno stanziamento aggiuntivo, solo uno sconto su quanto diamo a Bruxelles. E, per contro, rischiamo che i soldi che incassiamo arrivino sempre più tardi.
Il conto è presto fatto. La premessa è che l'Italia, nonostante le difficoltà, resta uno dei principali contributori netti dell'Ue. In sostanza diamo a Bruxelles più soldi di quanti ne riceviamo. In rapporto al Pil siamo il paese che contribuisce in misura maggiore.
Il saldo tra entrate e uscite, dopo la trattativa di ieri è arrivato a meno 3,8 miliardi di euro. Prima era a meno 4,5 miliardi. Il miglioramento è quasi completamente dovuto a una diminuzione dei trasferimenti che ogni anno vanno dall'Italia alle istituzioni europee. Calo che, sempre secondo Monti, sarà di 600 milioni di euro, su circa 16 miliardi. L'altro neo dell'accordo è che i soldi europei dei vari fondi potrebbero arrivare in tempi più lunghi del previsto.
Questo perché il compromesso tra tutti i governi dell'Unione europea, che ha visto contrapporsi il fronte dei paesi forti che volevano drastiche limitazioni al budget (in particolare Regno Unito e Germania) e quelli del Sud Europa che hanno cercato di limitare i danni (l'Italia di Monti e la Francia), si basa su un gioco che ha visto aumentare la differenza tra gli stanziamenti e le somme realmente versate ai paesi. In sintesi, l'Ue si impegna a spendere, ma il pagamento effettivo potrebbe arrivare in tempi più lunghi.
Un pericolo, perché così il bilancio europeo - hanno protestato praticamente tutti i gruppi politici dell'Europarlamento minacciando un voto contrario che, per effetto del trattato di Lisbona, sarà vincolante - creerà deficit. Il meccanismo è ben conosciuto in Italia, paese che ha costruito il suo debito anche sulla distanza tra cassa e competenza. Poi c'è anche il rischio che i paesi dell'Unione incassino i fondi Ue con modalità meno certe.
In termini generali il bilancio europeo dal 2014 al 2020 sarà, come previsto, meno consistente di quello 2007-2013. Il primo della storia europea ridotto rispetto al precedente. La diminuzione, alla fine della trattativa è di circa un punto percentuale. Gli impegni di spesa calano da 1.033 miliardi a 960 miliardi. E i pagamenti effettivi saranno 908,5 miliardi.
Il negoziato è andato avanti per mesi, con il Regno Unito, impegnato a fare calare il budget comunitario sotto i 900 milioni, appoggiato dalla Germania. Per Londra la vera partita era non fare aumentare gli sconti di cui gode nei contributi all'Ue. E ci è riuscita. Uno sconto sui trasferimenti anche agli altri paesi forti dell'Unione: Germania, Olanda e Svezia. E, con questo bilancio, anche la Danimarca. Nel dettaglio del bilancio, per quanto riguarda l'Italia, il capitolo dove c'erano maggiori attese era quello dell'agricoltura. I fondi stanziati sono insufficienti secondo Coldiretti che ora punta sul correzioni da parte dell'Europarlamento. Decisamente poco, per un premier, diretta espressione di Bruxelles.
(www.ilgiornale.it)


 


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