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IN PRIMO
PIANO
Pesca, orientiamo il mercato perché lo stock
ittico non finisca
Un argomento del quale si parla poco
ma che sta diventando forse uno dei principali rischi ambientali è
la drastica riduzione degli stock ittici. A livello europeo stiamo
consumando più pesce di quello che i nostri mari sono in grado
di fornire, rendendoci dipendenti dal pesce proveniente da altre zone.
Il Rapporto “Fish Dependence: The increasing reliance of the EU
on fish from elsewhere”, pubblicato dalla coalizione Ocean2012,
evidenzia che stiamo prelevando dalle nostre acque risorse molto più
velocemente di quanto esse riescano a rinnovarsi perciò stiamo
di fatto andando a cercare il pesce di qualcun altro.
Fino ad oggi, il Fish Dependence Day dell’Ue è arrivato ogni
anno in anticipo, dimostrando un livello sempre crescente di dipendenza
dai prodotti ittici importati. Nel 2012, il giorno esatto a partire dal
quale l’Italia diventa dipendente dal pesce d’importazione
è il 21 aprile, l’anno precedente era il 30 aprile.
L’Italia è dipendente dal pesce extra-europeo per oltre
il 70% del suo consumo di pesce. Ma anche negli altri paesi
la situazione è simile: per la Spagna è il 25 maggio, il
21 maggio per la Francia; il 20 aprile per la Germania.
In generale, se l’Unione Europea consumasse solo pesce proveniente
dalle proprie acque, in base agli attuali livelli di consumo, le risorse
finirebbero il 6 luglio, rendendola totalmente dipendente dal pesce importato
da acque extra europee a partire dal giorno seguente. L’Unione Europea
pur avendo una delle più grandi e ricche superfici di pesca del
mondo non è riuscita a gestire in modo responsabile questa
grande ricchezza. Tanto che in questo modo stiamo esportando il nostro
sistema di pesca eccessiva e il sovrasfruttamento delle risorse ittiche
in altre parti del mondo.
La pesca eccessiva rappresenta inoltre un danno per l’economia.
Stiamo perdendo ogni anno milioni di euro e migliaia di posti di
lavoro continuando a permettere che la pesca eccessiva persista.
La crescita dell’acquacoltura non è riuscita a compensare
la nostra crescente dipendenza dal pesce proveniente da altri mari, e
il Rapporto evidenzia che, se si vuole consumare pesce in modo sostenibile,
è necessario che venga fatta pressione sui decisori politici che
hanno la responsabilità di attivare politiche responsabili atte
a garantire un futuro alla pesca e ai pesci. Fermando la pesca eccessiva,
facendo attuare pratiche di pesca non distruttive e garantendo un giusto
ed equo utilizzo degli stock ittici.
Ancora una volta noi consum-attori possiamo fornire un
contributo essenziale. Innanzitutto esiste un stagionalità anche
nei prodotti della pesca, ovvero periodi nei quali il prodotto è
naturalmente più disponibile, più buono e meno costoso (per
chi volesse approfondire). Inoltre, esistono prodotti che provengono da
sistemi di pesca sostenibili come Friend of the Sea o Msc
(Marine Stewardship Council), da tempo facilmente reperibili sugli
scaffali dei supermercati. Del resto, con la nostra scelta quotidiana
possiamo indirizzare anche il mercato.
(Claudio Mazzini - www.ilfattoquotidiano.it)
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