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IN PRIMO
PIANO
Maltempo: massima allerta in Italia e in Ue, già
“bruciato” mezzo miliardo di produzione agricola. Ora rischio
speculazioni al dettaglio
Secondo la Cia, la situazione è
drammatica e richiede interventi comuni di sostegno ai produttori, che
pagheranno il freddo anomalo di questa primavera non solo in termini di
mancati guadagni sui raccolti dimezzati, ma anche in termini di maggiori
costi, ad esempio sui mangimi animali. Il pericolo è che adesso
la minore offerta si traduca in nuovi rincari dei prezzi al supermercato.
Mentre rimane lo stato di massima allerta nei paesi dell’Europa
centrale, colpiti da piogge torrenziali che hanno provocato lo straripamento
di fiumi e canali con inondazioni e frane, in Italia continua la conta
dei danni all’agricoltura con un bilancio che diventa ogni giorno
più negativo. Perché il maltempo prolungato e il freddo
fuori stagione hanno già “bruciato” oltre mezzo miliardo
di produzione agricola con la perdita del 40 per cento del raccolto di
mais e del 35 per cento di quello di foraggio, ma con punte fino al 50
per cento per il fieno. Non solo: c’è la situazione critica
del “triangolo del riso” con una produzione già stimata
in calo di un terzo e ci sono i problemi sull’ortofrutta, con un
“taglio” medio del 10 per cento sui raccolti, nonché
il pre-allarme sui vigneti dove i terreni allagati accrescono il rischio
di attacchi fungini per le viti. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana
agricoltori.
La situazione è drammatica, non solo in Italia ma in tutt’Europa,
ed è sempre più chiaro che le conseguenze sui campi della
primavera più fredda degli ultimi vent’anni richiedono interventi
comuni a sostegno dei redditi degli agricoltori -sottolinea la Cia- che
pagheranno questo clima impazzito non solo in termini di mancato guadagno
sui raccolti, ma anche in termini di maggiori costi sui mangimi animali.
Il crollo delle quantità di fieno, che stanno marcendo nei campi
sommersi da acqua e fango, farà salire alle stelle i prezzi dei
mangimi per gli animali, con effetti diretti su tutta la filiera zootecnica
per arrivare alla tavola dei consumatori.
L’altro pericolo insito in questa situazione, infatti, è
la scia di speculazioni sui prezzi al supermercato che il calo di produzione
agricola rischia di portare con sé -aggiunge la Cia-. La minore
offerta può determinare non solo un incremento dell’import
alimentare, ma soprattutto rincari al dettaglio anche del 20-30 per cento
innanzitutto su frutta e verdura di stagione, a partire da ciliegie e
albicocche, ma anche sui prodotti legati all’allevamento, dalla
carne al latte. (www.cia.it)
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