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IN PRIMO
PIANO
Acqua, 22 marzo Giornata Mondiale:
in Italia business dell’acqua in bottiglia
Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale
dell’acqua, promossa dall’Onu 20 anni fa. Il 2013 è
stato proclamato “anno internazionale della cooperazione idrica”,
e la Giornata è dedicata al tema. Tante le iniziative: Federutility
pubblica i parametri qualitativi dell’acqua di rubinetto di tutta
Italia; Legambiente e Altraeconomia presentano il dossier “Acqua
in bottiglia” che svela le pecche di un vizio tutto italiano.
Quello della bottiglia d’acqua minerale è un enorme business:
un giro d’affari di 2,25 miliardi di euro che riguarda 168 società
per 304 diverse marche commerciali; vengono usate oltre 6 miliardi di
bottiglie di plastica prodotte utilizzando 456 mila tonnellate di petrolio,
che producono oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2.
Gli italiani preferiscono la bottiglietta d’acqua minerale e le
aziende imbottigliatrici si arricchiscono: nel 2011 i consumi di acqua
sono aumentati rispetto all’anno precedente, passando da 186 a 188
litri per abitante all’anno, numeri che confermano il primato europeo
del nostro paese per i consumi di acque minerali. Dei 12,350 miliardi
di litri imbottigliati nel solo 2011, oltre 11,320 miliardi sono stati
consumati in Italia.
Ancora oggi solo un terzo delle bottiglie viene avviato correttamente
al riciclo, mentre la gran parte continua a finire in discarica o ad essere
dispersa nell’ambiente e che per l’85% dei carichi si continua
a preferire il trasporto su gomma.
Il dossier di Legambiente si concentra anche sui canoni richiesti dalle
Regioni per le concessioni che sono spesso risibili: ad esempio la Liguria
chiede solo 5 euro per ciascun ettaro dato in concessione, senza prendere
in considerazione i volumi emunti o imbottigliati, e incassando appena
3.300 euro all’anno per le 5 concessioni attive sul territorio.
Sui canoni di concessioni è intervenuta, già nel 2006, la
Conferenza Stato-Regioni, provando a mettere ordine nel settore con un
documento di indirizzo che proponeva di uniformare i canoni su tutto il
territorio nazionale, prevedendo l’obbligo di pagare sia in funzione
degli ettari dati in concessione che per i volumi emunti o imbottigliati,
indicando come cifre di riferimento almeno 30 euro per ettaro e un importo
tra 1 e 2,5 euro per m3 imbottigliato.
Nonostante ciò, a 7 anni dall’approvazione di tale documento,
la situazione è ancora caotica e indefinita: il dossier di
Legambiente e Altreconomia presentato oggi divide le Regioni e le Province
autonome in promosse, promosse con riserva, rimandate e bocciate, sulla
base dei canoni richiesti, tutte comunque accomunate dalla medesima peculiarità,
per cui le condizioni sono sempre molto più vantaggiose per le
società che imbottigliano l’acqua che per le Amministrazioni.
L’unica Regione promossa è il Lazio che prevede un triplo
canone, in funzione degli ettari dati in concessione (65 euro), dei volumi
emunti (1 euro/metrocubo) e di quelli imbottigliati (2,17 euro a metro
cubo), mentre 10 Regioni (Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia,
Marche, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e
Provincia autonoma di Trento) sono state promosse con riserva perché
prevedono il doppio canone (volume + superficie) secondo le linee guida
nazionali, con canoni per i volumi imbottigliati o emunti tra 1 e 1,50
euro per metro cubo. Seguono poi 4 Regioni rimandate che, pur prevedendo
un canone in funzione dei volumi imbottigliati, applicano ancora importi
inferiori a 1 euro per metro cubo, in disaccordo con le linee guida nazionali:
Basilicata, Campania, Piemonte Abruzzo. Infine, la Provincia autonoma
di Bolzano, l’Emilia Romagna, la Liguria, il Molise, la Puglia e
la Sardegna risultano inderogabilmente bocciate perché adottano
i criteri solo in funzione degli ettari dati in concessione o delle portate
derivate.
“Da Nord a Sud, sono ancora troppe le Regioni che non si sono ancora
dotate di adeguati meccanismi per far pagare un canone equo alle aziende
che imbottigliano – ha dichiarato Pietro Raitano, direttore di Altreconomia
– In tempi di crisi economica, il beneficio sarebbe importante per
tutto il Paese, perché aumenterebbe le entrate senza intaccare
posti di lavoro ma semmai contribuendo a processi economici più
sostenibili”.
“Da questa situazione emerge un’unica certezza: le società
che imbottigliano l’acqua continuano ad avere elevatissimi vantaggi
economici. Degli oltre 2,25 miliardi di euro di affari incassati nel solo
2011, il ritorno economico per Comuni, Province o Regioni è stato
assolutamente irrisorio, nonostante la risorsa alla base del profitto
sia un bene comune che appartiene alla collettività – ha
sottolineato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgi Zampetti
-. Se invece si applicasse un canone uniforme e soprattutto più
elevato, come i 10 euro al metro cubo, proposti più volte da Legambiente,
si arriverebbe ad avere degli introiti molto maggiori da vincolare a investimenti
sul territorio riguardanti la tutela degli ecosistemi acquatici”.
Per la Giornata dell’acqua ci sono anche iniziative da parte dei
gestori: Federutility, in collaborazione con i gestori idrici italiani,
punta sulla qualità e la trasparenza e rende pubblici i parametri
qualitativi dell’acqua di rubinetto erogata in Italia con l’indicazione
delle principali caratteristiche fisico–chimiche. In questo modo
Federutility intende “offrire un contributo per informare tutti
i cittadini”, e “migliorare la tutela e la salvaguardia del
bene comune acqua, da trasmettere alle generazioni future e non solo da
consumare”. Le Carte dei servizi completano “il quadro informativo
rivolto agli utenti, promuovendo la consultazione dello strumento di tutela
dei cittadini che fissa i principi e gli standard qualitativi per l’erogazione
del servizio”.
Infine l’’INEA organizza il workshop internazionale dal titolo
#ShareWaterSaveWater. Cooperate for a new water culture, sulla cooperazione
nel settore delle risorse idriche e il miglioramento della gestione della
risorsa. L’evento si svolgerà a Roma a partire dalle ore
9.30 presso la Società Geografica Italiana, Palazzetto Mattei di
Villa Celimontana.
Ricordiamo che nella risoluzione adottata nell’assemblea delle Nazioni
Unite del 2009 si sottolineava che “l’acqua è essenziale
per lo sviluppo sostenibile, la salvaguardia dell’ambiente e l’eliminazione
della povertà e della fame, è indispensabile per la salute
ed il benessere degli uomini e riveste una importanza cruciale per la
realizzazione degli obiettivi del Millennio”, che prevedono di ridurre
della metà, entro il 2015 e rispetto al 1990, la percentuale di
popolazione senza un accesso sostenibile all’acqua potabile e agli
impianti igienici di base.
L’Amref lancia il messaggio “l’acqua è salute”
e ricorda che “un sesto della popolazione della Terra non ha ancora
accesso ad acqua pulita e 2,6 miliardi di persone, cioé i due quinti
degli abitanti del Pianeta, non hanno accesso ad adeguati servizi igienici”.
L’Amref osserva che “la gran parte di queste persone vive
in aree rurali dell’Africa sub-sahariana, dove più del 40%
della popolazione non ha accesso a fonti idriche sicure. I progetti idrici
dell’Amref pongono al centro le donne africane, “la chiave
di volta per il benessere delle famiglie e delle comunità”.
(www.helpconsumatori.it)
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