|
IN PRIMO
PIANO
Giornata mondiale Acqua: insostenibili i livelli di pressione
umana sulle risorse idriche
E’ urgente agire per migliorare l’utilizzo dell’acqua
nelle filiere produttive e nei comportamenti individuali. Ecco alcuni
strumenti utili suggeriti dal WWF: Per imprese e investitori ‘Water
Risk Filter’ (http://waterriskfilter.panda.org),
guida on line sul rischio idrico, e per i cittadini il carrello della
spesa virtuale su www.improntawwf.it
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, il
WWF ricorda come la pressione umana sulle risorse idriche sia estremamente
elevata e insostenibile per il futuro nel caso dovessimo continuare a
incrementare i consumi, come gli attuali trend confermano.
Gli ecosistemi d’acqua dolce ricoprono appena l’1% della superficie
del Pianeta e ospitano il 7% delle 1,8 milioni di specie oggi descritte
dalla scienza tra cui un quarto dei 60.000 vertebrati noti. Le specie
che li abitano si estinguono a un livello in media 5 volte superiore
rispetto a quelle terrestri.
Su un totale di 1,4 miliardi km³ di acqua disponibile sul Pianeta
solo il 2,5% (35 milioni di km³) è costituito da acqua dolce
(fiumi, laghi, ghiacciai ecc.), di cui solo meno dell’1% è
potenzialmente utilizzabile dall’uomo per le proprie necessità
(non tenendo presenti le esigenze di tutte le altre specie che con noi
dividono il Pianeta), che invece si appropria del 54% di tutta l’acqua
dolce accessibile, di cui il 20% viene usato dall’industria e circa
il 70-80% nel mondo - in Italia circa il 60% - è utilizzato per
l’agricoltura.
ECOSISTEMI D’ACQUA DOLCE: NUMERI
E SPECIE A RISCHIO.
Gli ecosistemi di acqua dolce, pur ricoprendo solo l’1% della superficie
terrestre, ospitano il 7% (126.000 specie) delle 1,8 milioni di specie
a oggi descritte,. Gli effetti dell’azione umana su questi ambienti
sono devastanti: solo in Europa, negli ultimi 50-100 anni il 60% delle
zone umide è andato perso perché convertito a usi più
“redditizi” o perché non tutelato.
Come documenta il rapporto WWF“Living Planet Report 2012”
fornendo i dati sull’Indice del pianeta vivente (Living Planet Index)
il declino di questo indice per quanto riguarda gli ecosistemi delle
acque dolci è stato superiore a quello di tutti gli altri biomi.
L’Indice, analizzato dal WWF, comprende 2.849 popolazioni appartenenti
a 737 specie di uccelli, pesci, rettili, anfibi e mammiferi presenti nelle
zone umide, nei laghi e nei fiumi d’acqua dolce temperati e tropicali.
Complessivamente, l’Indice delle acque dolci globale è diminuito
del 37% fra il 1970 e il 2008 e quello delle acque dolci tropicali,
in particolare, è diminuito in maniera più drammatica, del
70%, la percentuale maggiore fra quelle degli Indici dei diversi biomi,
mentre l’Indice delle acque dolci temperate è aumentato di
circa il 35%.
In Italia e in Europa le specie a rischio degli ecosistemi d’acqua
dolce sono soprattutto la lontra, per quanto riguarda i mammiferi, il
carpione del Garda e il carpione del Fibreno, per i pesci; la moretta
tabaccata e il cavaliere d’Italia, per gli uccelli d’acqua.
I boschi ripariali (salici, ontani ecc.) sono quelli più minacciati.
Il WWF Italia da sempre attraverso le proprie Oasi protegge alcuni dei
più importanti ecosistemi d’acqua dolce: sono 50 le Oasi
WWF, su un totale di 120, che tutelano ecosistemi d’acqua dolce
e le loro specie, come ad esempio le Oasi di Burano (Toscana), Orbetello
(Toscana), Le Bine (Lombardia), le Saline di Trapani (Sicilia), e Valle
Averto (Veneto).
E’ questa la fotografia scattata dal WWF Italia sull’approvvigionamento
idrico destinata ad assumere sempre di più i caratteri di un’emergenza
sia per l’uomo che per la Natura: gli ecosistemi d’acqua
dolce, infatti, non solo forniscono l’habitat per la sopravvivenza
di numerosissime specie ma consentono anche lo stoccaggio e la fornitura
di acqua potabile per soddisfare i bisogni fondamentali della popolazione
umana.
INDUSTRIA: PREVISTO QUASI IL RADDOPPIO
DEI CONSUMI NEL 2025.
L’industria utilizza in media il 20% delle risorse idriche della
Terra, ma la percentuale è molto più elevata nei paesi “avanzati”:
in media il 59% contro l’8% dei paesi a basso reddito . Secondo
le stime dell’UNESCO, il volume d’acqua impiegato a scopi
industriali passerà dai 752 km3 l’anno del 1995 ai 1.170
km3 nel 2025, arrivando a rappresentare circa il 24% del prelievo
totale di acqua dolce. Non solo consumi diretti, l’industria è
responsabile ogni anno dell’accumulo dalle 300 alle 500 tonnellate
tra metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e di altri rifiuti. Il contributo
più significativo al carico di inquinanti proviene dalle industrie
che utilizzano materie prime organiche e tra queste primeggia il settore
alimentare come quello maggiormente inquinante. Il settore agro-alimentare
dei paesi ad alto reddito è responsabile del 40% dell’inquinamento
organico in ecosistemi di acqua dolce, mentre per i paesi a basso reddito
il contributo sale al 54%. In questi paesi, il 70% dei rifiuti industriali
viene scaricato non trattato, inquinando anche l’approvvigionamento
di acqua potabile. Utilizzare una minor quantità d’acqua
riuscendo al tempo stesso a produrre più cibo o prodotti sarà
cruciale per affrontare i problemi legati alla scarsità delle risorse
idriche.
RIDURRE L’IMPRONTA IDRICA: DAL CASO
MUTTI AL CARRELLO DELLA SPESA VIRTUALE.
Cittadini, imprese, investitori ed istituzioni possono ridurre la propria
impronta idrica (un indicatore di utilizzo dell’acqua dolce che
misura l’uso sia diretto sia indiretto da parte di consumatori e
produttori) cambiando e promuovendo abitudini, investimenti e strategie
in grado di incidere sui processi produttivi per una riduzione dei consumi
d’acqua.
Per quanto riguarda i processi produttivi, un caso-studio italiano di
calcolo della propria impronta idrica e di riduzione del consumo di acqua
in agricoltura è rappresentato da Mutti, leader di mercato nella
produzione di concentrato, passata e polpa di pomodoro.
In collaborazione con WWF e l’Università della Tuscia, Mutti
è stata la prima azienda in Italia e una delle poche al mondo,
ad aver calcolato i consumi di acqua della propria produzione, dalla coltivazione
del pomodoro al prodotto finito, concretizzando degli obiettivi di riduzione
dell’impronta idrica del 3% entro il 2015 su tutta la filiera, attraverso
misure per migliorare efficienza e efficacia nell’irrigazione e
la riduzione dei fertilizzanti.
Dato che l’83% dell’impronta idrica di Mutti è dovuta
alla coltivazione del pomodoro, è agli agricoltori che Mutti rivolge
maggiormente la propria attenzione, con una campagna di sensibilizzazione
e di supporto per razionalizzare l’uso delle risorse idriche impiegate
per la coltivazione.
Così, nel corso della stagione agraria 2012, è stata avviata
una sperimentazione con un innovativo servizio di gestione dell’irrigazione
presso 20 aziende agricole conferenti, per contribuire a limitare l’uso
dell'acqua ai soli volumi necessari, attraverso apposite sonde per il
monitoraggio diretto dell’umidità del terreno. Confrontando
i dati rilevati dalle aziende agricole “guidate” con sonde
con i risultati provenienti da quelle “non guidate”, si evidenzia
un risparmio di acqua che arriva fino al 30%. Un passo importante per
raggiungere entro il 2015 l’ambizioso obiettivo di riduzione dell’impronta
idrica su tutta la filiera.
La sperimentazione promossa da Mutti prosegue nel 2013 con nuove e importanti
investimenti e azioni di supporto:
- passano da 20 a 31 le aziende agricole coinvolte nel progetto che, utilizzando
le sonde, potranno migliorare le loro performance di irrigazione, riducendo
i consumi idrici;
- sarà inserito un sensore aggiuntivo a tutte le sonde per perfezionare
ulteriormente l’efficacia della misurazione,
- si provvederà inoltre ad una ulteriore sperimentazione su un’area
di circa 200 ettari (circa l’8% della fornitura di pomodoro per
Mutti) per la messa in efficienza dell’uso dei fertilizzanti.
Tra gli strumenti a disposizione di grandi imprese e investitori c’è
il ‘Water Risk Filter’ (http://waterriskfilter.panda.org ),
la guida globale on line (235 schede tecniche su Paesi e territori, classificazione
in base a 3 categorie di rischio – fisico, normativo e reputazionale)
che, mappando i bacini idrici mondiali e classificandone la vulnerabilità
sotto i diversi aspetti (dalla scarsità d’acqua mensile e
stagionale ai livelli d’inquinamento, dai rischi per la biodiversità
e per la sicurezza, fino agli effetti prodotti dai cambiamenti climatici),
fornisce - dopo aver fatto compilare un questionario riservato con i propri
dati – un kit di indicazioni e strumenti per valutare e mitigare
i rischi, per aziende e investitori, legati alle risorse idriche, derivanti
sia dalla propria filiera produttiva che dal bacino idrico interessato.
Tra le cose che invece può fare il cittadino, sia come utilizzatore
del servizio idrico che come consumatore, c’è il calcolo
della propria impronta idrica attraverso il carrello della spesa virtuale
sul sito del WWF Italia www.improntawwf.it , che permette così
di essere consapevoli di quanto ‘oro blu’ mettiamo nel nostro
piatto con la scelta dei nostri prodotti alimentari.
(www.wwf.it)
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|