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IN PRIMO
PIANO
Nuovi criteri europei di valutazione dei fitofarmaci, a rischio soprattutto
grano e orticole
Entro il 2013 la Commissione Europea presenterà
specifici criteri scientifici per stabilire, prima di autorizzarne l’immissione
in commercio, se un fitofarmaco determina effetti negativi
sulla salute umana in attuazione di quanto stabilito dal reg. CE 1107/2009.
I criteri generali sono attualmente in fase di elaborazione presso la
Direzione Generale Ambiente e dovrebbero essere pubblicati a maggio 2013.
Basandosi su tali criteri la Dg Sanco (Direzione Generale per la tutela
della Salute dei consumatori) dovrà sviluppare ed adottare
entro il mese di dicembre, ulteriori criteri di valutazione ancora più
mirati, da utilizzare per stabilire se un fitofarmaco possa o meno essere
commercializzato.
L’ultima versione dei criteri per la valutazione dell’impatto
di una sostanza attiva, stabiliti dalla DG Ambiente rischia di ridurre
drasticamente la disponibilità di fitofarmaci in Europa determinando,
così, un impatto sul settore agricolo, molto più ampio
di quanto ci si aspettava al momento in cui è entrato in vigore
il reg. CE 1107/2009.
Il numero di fitofarmaci disponibili sul mercato per le imprese agricole
è diminuito in questi ultimi 20 anni del 60 per cento. Gli studi
condotti da diversi Stati membri, in particolare dalla Gran Bretagna e
dalla Svezia, dimostrano che l'attuale proposta della Direzione Generale
Ambiente comporterà un'ulteriore significativa diminuzione. Gli
agricoltori europei subiranno uno svantaggio concorrenziale e una notevole
penalizzazione in un sistema economico globalizzato. In particolare, i
criteri particolarmente restrittivi proposti dalla Dg Ambiente incideranno
soprattutto sul settore dei cereali causando una perdita di 5.6 miliardi
di euro.
Il conseguente aumento delle malattie fungine avrà un impatto negativo
sulla bilancia commerciale in quanto l'Europa rischia di veder diminuite
le proprie esportazioni di grano e di registrare un netto aumento delle
importazioni. Oltre a danneggiare le imprese agricole, ciò comporterà
un aumento dei prezzi del pane e della pasta ed anche riduzione negli
standard di qualità creando ripercussioni notevoli nell'agroalimentare
italiano. L'aumento delle importazioni di grano comporterà anche
un aumento dei prezzi della carne di maiale e del pollame nei supermercati.
Anche sul piano ambientale, le conseguenze non potranno che essere
negative. Con la riduzione del controllo delle malattie delle colture,
la quantità di grano prodotto, a parità di acqua e azoto
applicati, si ridurrebbe notevolmente. Di conseguenza, aumenterebbero
gli effetti negativi delle emissioni di gas per tonnellata di grano in
atmosfera. Inoltre, l'introduzione di criteri restrittivi in misura
superiore a quanto previsto dal reg. CE 1107/2009, comportando l'eliminazione
dal mercato di intere classi di prodotti fitosanitari, indurrà
ad un aumento, in quantità e frequenza, dell'uso dei fungicidi
rimasti, al fine di poter ottenere le medesime rese.
In particolare, qualora dovessero uscire fuori mercato i fungicidi a base
di azoli la riduzione delle rese per quanto concerne la produzione di
grano sarebbe tra il 10 e il 20 per cento in quanto diventerebbe impossibile
controllare la Septoria tritici e il Fusarium. Gli azoli, infatti, sono
essenziali rispetto alla coltura del grano, per il mantenimento delle
rese e per prevenire l'insorgenza della resistenza alle malattie. In particolare,
in caso di fuoriuscita dal mercato di tali sostanze attive, la perdita
media per le rese di grano duro sarebbe del 10.7 per cento, mentre per
il grano tenero la riduzione delle rese è stimata attorno al 6
per cento.
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