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Biofuel: nelle terre marginali il futuro della produzione green
I terreni marginali potrebbero essere sfruttati per le coltivazioni agricole destinate alla produzione di biofuel. Uno studio tedesco rivela le potenzialità di queste aree non sfruttate

In cerca di terreni adatti alla coltivazione di specie agricole non alimentari il settore biocarburanti potrebbe presto trovare spazio utilizzando i terreni risultati non idonei ad ospitare coltivazioni destinate all’alimentazione. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature rivela che le terre marginali, ritenute perfette per la coltivazione ai fini produttivi di biocarburanti, potrebbero offrire il contributo di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per raggiungere l’obiettivo di produzione che il paese si è fissato al 2022.
Lo standard conosciuto come il Renewable Fuels Standard 2007 (RFS) impone che i raffinatori devono unire una certa quantità di biocombustibile rinnovabile nel loro carburante, e l’industria produrre 136 miliardi di litri di biocarburanti a livello mondiale.
“Le terre che sono marginali oggi potrebbero non esserlo in futuro, a causa della crescente domanda di terreni in tutto il mondo per la produzione di alimenti e mangimi. Tuttavia, l’uso di tali terreni è una buona occasione per soddisfare le esigenze attuali di biocarburanti, se non necessario per altri usi, come ad esempio la conservazione della biodiversità” ha detto Klaus SINC Butterbach-Bahl, coautore dello studio e ricercatore presso l’Istituto di tecnologia di Karlsruhe (Germania). La necessità di aumentare la produzione di biofuel sta togliendo spazio alle le coltivazioni alimentari sia in Usa che in Europa, dove parte della produzione di grano viene impiegata nella produzione di combustibili.
“Questo cambiamento può avere conseguenze negative, come ad esempio un aumento delle emissioni di anidride carbonica e la riduzione della quantità di terra fertile a disposizione per soddisfare la crescente domanda di cibo”, spiegano i ricercatori.
Per elaborare il documento il team di esperti ha valutato il potenziale di terre marginali nel Midwest degli Stati Uniti per la produzione di bioenergia e per ridurre le emissioni di gas serra. Secondo i risultati, queste aree potrebbero produrre biomassa sufficiente a soddisfare circa il 25% del target prefissato per il 2022.
“Pertanto, riteniamo che l’uso di terre marginali e biocarburanti cellulosici rappresentino una pratica ottimale di gestione”, ha dichiarato Ilya Gelfand, altro autore dello studio e ricercatore presso la Michigan State University (USA).
(www.rinnovabili.it)

 

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