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IN PRIMO
PIANO
Un nuovo vocabolario per salvare la biodiversità
Lo propongono 30 ricercatori sulla rivista Science
Un metodo e un vocabolario comune
per monitorare la perdita di biodiversità a livello globale: è
quanto propongono su Science 30 ricercatori guidati dal portoghese Miguel
Henrique Pereira, dell'università di Lisbona.
Al lavoro hanno partecipato anche due ricercatori che lavorano in Italia:
Ehsan Dulloo, della Fao, e Ana Cristina Cardoso dell'Istituto di ambiente
e sostenibilità del Joint Research Centre di Ispra.
Precedenti ricerche indicano che la perdita di biodiversità ha
un effetto negativo sull'efficienza del funzionamento e sulla stabilità
degli ecosistemi. Per tale ragione ridurre la perdita di biodiversità
ed evitare che avvengano in essa pericolosi cambiamenti sono i principali
obiettivi internazionali per il 2020, secondo la Convenzione sulla diversità
biologica.
Tuttavia, rilevano gli esperti, non esiste attualmente alcun sistema globale
per osservare in modo regolare i cambiamenti relativi alla biodiversità
e ottenere dati tempestivi. Uno degli ostacoli più significativi
è la mancanza di un chiaro consenso su quali aspetti della biodiversità
devono essere monitorati. A tal fine i ricercatori, che fanno parte del
Network di Osservazione della biodiversità della Terra, hanno stilato
un elenco di misure per tracciare la biodiversità globale e locale
in modo più efficace. Definite ''variabili essenziali di biodiversità'',
le misure sono considerati parametri chiave e per questo ritenuti un possibile
vocabolario comune per lo studio della biodiversità. Riguardano
informazioni relative, per esempio, alla diversità genetica delle
specie selvatiche e domestiche, al censimento delle popolazioni di rappresentativi
gruppi di specie, come uccelli e piante minacciate, alla struttura degli
habitat e degli elementi nutritivi degli ecosistemi sensibili.
Secondo uno degli autori della ricerca, Melodie McGeoch, dell'università
australiana Monash, ''negli ultimi 20 anni la perdita di biodiversità
sta continuando a ritmo allarmante, ma con lacune importanti nella conoscenza
scientifica del fenomeno''. Per esempio, ha aggiunto, solo l'11% dei Paesi
dispone di informazioni adeguate ed un recente rapporto delle Nazioni
Unite ha dimostrato che, nonostante i contrasti alla deforestazione illegale,
la raccolta del legname illegale rimane ancora diffusa in tutto il mondo.
Le più grandi lacune nel monitoraggio della biodiversità,
ha osservato Pereira, ''si verificano nei Paesi in via di sviluppo, dove
vi sono le maggiori pressioni. (www.ansa.it)
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