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IN PRIMO
PIANO
La certificazione per i biocombustibili rischia di
escludere i piccoli contadini
Un rapporto della Fao avverte
che i piani di certificazione se non gestiti bene potrebbero diventare
indirette barriere al commercio
Il modo in cui i piani per la certificazione dei biocombustibili sono
strutturati, rende difficile per i piccoli contadini di molti paesi in
via di sviluppo partecipare al mercato delle esportazioni, denuncia il
nuovo rapporto della Fao, Biofuels and the Sustainability Challenge.
Lo studio argomenta che gli attuali piani di certificazione, che sono
volontari e per lo più gestiti da privati, possono escludere i
piccoli contadini perché sono prevalentemente concepiti per l'agro-industria
su larga scala. Molti di essi richiedono enormi quantità di dati
e informazioni oltre a costi e capacità spesso fuori dalla portata
della maggior parte dei piccoli produttori.
"Così come sono strutturati attualmente, questi piani tendono
ad avvantaggiare operatori su larga scala e forniscono incentivi per aumentare
la produzione e riuscire così ad assorbire i costi di certificazione",
si legge nel rapporto.
La certificazione, tuttavia, può anche avere alcuni effetti positivi
sulle aziende per esempio "maggiore efficienza, minori rischi e maggiore
trasparenza e consapevolezza sui problemi che possono sorgere lungo la
catena produttiva".
Ma queste certificazioni "nella misura in cui sono state istituite
per controllare le importazioni, possono penalizzare il commercio e ridurre
l'accesso al mercato - specialmente per i paesi in via di sviluppo con
vantaggi comparativi nella produzione, che vedono in questa industria
una reale opportunità di sviluppo per superare la povertà
rurale e offrire occupazione".
"Molti paesi in via di sviluppo hanno espresso la loro preoccupazione
che i piani di certificazione possano diventare indirette barriere al
commercio se non gestiti in modo appropriato".
Per esempio, mentre è facile per i produttori dei paesi industrializzati
ottemperare alla richiesta di accesso all'istruzione per la forza lavoro
impiegata, questo potrebbe essere molto più difficile per i produttori
su piccola scala dei paesi in via di sviluppo.
Allo stesso modo, le grandi compagnie mantengono regolarmente la contabilità
finanziaria per la revisione dei conti mentre i piccoli agricoltori tendono
a mantenere a mente i dati sulle rese, sull'impiego di fertilizzanti e
di altri fattori di produzione necessari per le stime sulle Emissioni
di Gas Serra.
"Per incrementare l'utilizzazione delle certificazioni" - secondo
il rapporto - "i governi e le organizzazioni internazionali dovrebbero
istituire, nei paesi consumatori e in quelli produttori, meccanismi complementari
al fine di creare un ambiente favorevole".
"Questi meccanismi potrebbero essere legislazioni nazionali, politiche
per appalti pubblici, incentivi fiscali, riduzioni delle imposte e sovvenzioni
per avviare nuove imprese", suggerisce il rapporto. Anche le istituzioni
finanziarie hanno un ruolo importante per sostenere e rendere possibili
i progetti.
Un modo per ridurre i costi per i piccoli produttori è promuovere
organismi d'ispezione locali, aggiunge il rapporto. "Questi comportano
costi minori per i produttori, sono meglio in grado di condurre controlli
spontanei e in genere sono più informati sulle caratteristiche
presenti in loco".
"Questi sono gli effetti positivi, negativi e misti della certificazione
sui biocombustibili", conclude il rapporto. "L'impatto ambientale
delle certificazioni sarà positivo se esse faciliteranno la programmazione
e l'inventario forestale, il monitoraggio, la protezione della biodiversità
e la conformità con le normative della silvicoltura".
"Anche l'impatto economico può essere positivo se le certificazione
riusciranno a generare maggiori guadagni ... per i fornitori, assicurare
salari decenti ai lavoratori e l'accesso al mercato. Negativi, invece,
gli effetti sui piccoli produttori, che sembrano essere tagliati fuori
dai progetti di certificazione". (www.aiol.it)
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