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IN PRIMO
PIANO
Vespucci a caccia plastica nel Mediterraneo
Marina militare e Università di Siena per tutela mare
Marina militare e Università di Siena insieme per la tutela del
mare nel Progetto 'Plastic buster': i ricercatori dell'università
toscana infatti si imbarcheranno sulla nave 'Vespucci' per iniziare a
monitorare e quantificare la presenza di plastica e derivati nel tratto
di mare compreso tra Livorno e il porto di Tolone in Francia. Si tratta
dell'anteprima del progetto che non a caso è stato presentato oggi
a bordo della nave scuola della Marina, attraccata in banchina nel porto
Mediceo di Livorno.
''Abbiamo appena concluso la campagna di istruzione per i nostri allievi
- ha detto il comandante del 'Vespucci' Curzio Pacifici - domani partiremo
per Tolone per partecipare alla 'Mediterranean tall ship regatta', e ora
siamo qua a dare il via a questo progetto per la salvaguardia dell'ambiente''.
Entra così nel vivo il progetto di monitoraggio ambientale delle
macro e micro plastiche che inquinano il mar Mediterraneo. ''Il progetto
'Plastic busters' mira a campionamenti e verifiche dello stato di salute
del nostro mare sulle plastiche - ha spiegato il rettore dell'università
di Siena Angelo Riccaboni - e fa parte della rete 'Med solutions', coordinata
dal nostro ateneo all'interno del network mondiale dell'Onu sullo sviluppo
sostenibile: un atto di diplomazia scientifica e culturale che siamo orgogliosi
di cominciare con la Marina militare''. La prima fase della mappatura
a bordo del Vespucci si concluderà venerdì, ma proseguirà
a novembre su altre due unità della Marina, nave 'Magnaghi' e 'Galatea'.
''Il nostro obiettivo non è solo quello di monitorare e campionare
le micro e macroplastiche presenti nell'ambiente marino - ha concluso
la coordinatrice del progetto professoressa Maria Cristina Fossi - ma
anche di valutarne gli effetti sulle specie viventi. Una di queste è
la 'Caretta caretta': nello stomaco di un solo esemplare che abbiamo ripescato
sulle coste toscane abbiamo trovato 150 pezzi di plastica. La nostra ricerca
servirà a capire quali sono le aree marine e le specie più
colpite e fornire al legislatore internazionale gli strumenti per limitare
il fenomeno''. (www.ansa.it)
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