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IN PRIMO
PIANO
Pil ferma la caduta nel terzo trimestre
Dai dati Istat il Prodotto Interno
Lordo è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, ma è
in calo dell'1,8% nei confronti del terzo trimestre del 2012. Saccomanni:
"C'è ancora strada da fare, ma la direzione è quella
giusta". Segnali positivi dalle imprese: a ottobre cresce la produzione
industriale. Disoccupazione, boom di domande: +31%
La recessione si ferma. Ma la ripresa è ancora lontana. L'Istat
certifica l'arresto della caduta, con il Pil nel terzo trimestre rimasto
invariato rispetto al trimestre precedente, ma in calo dell'1,8% nei confronti
del terzo trimestre del 2012. Così come riparte la produzione industriale,
+0,5% a ottobre.
Tuttavia, l'analisi dei dati mostra difficoltà evidenti per l'economia
italiana: tutti i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti,
con cali dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dello 0,6% degli investimenti
fissi lordi. Mostra comunque un cauto ottimismo il ministro dell'Economia,
Fabrizio Saccomanni. "Nel quarto trimestre l'andamento del Pil sarà
positivo. Con la ripartenza delle imprese potranno finalmente arrivare
miglioramenti per l'occupazione", confida, aggiungendo che "c'è
ancora molta strada da fare ma la direzione è giusta". E il
ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, fa notare che il dato dell'Istat
sul Pil "unito al dato sulla produzione industriale di ottobre che
è cresciuto dello 0,5%, e che è superiore alla stima di
Confindustria, è perfettamente coerente con le valutazioni del
Governo e degli analisti". Ma se si è manifestata un'inversione
di tendenza, è anche vero che i dati Istat continuano a evidenziare
anche la sofferenza trasversale a tutti i settori dell'economia. Il valore
aggiunto ha segnato, in termini congiunturali, un andamento negativo nell'agricoltura
(-1,6%), positivo nell'industria in senso stretto (0,2%) e variazioni
nulle nelle costruzioni e nei servizi. In termini tendenziali, il valore
aggiunto è diminuito in tutti i comparti: nell'agricoltura dello
0,7%, nell'industria in senso stretto del 2,8%, nelle costruzioni del
5,5% e nei servizi dello 0,9%.
Invita alla cautela nei giudizi il Fondo Monetario Internazionale. "In
Europa c'è un tangibile ottimismo sul fatto che la crisi sia superata,
ma se si guarda bene ci sono segnali che mostrano come non tutto vada
per il verso giusto", evidenzia il direttore generale Christine Lagarde,
intervenendo al Comitato Economico e Sociale del Parlamento Europeo. Fra
gli indizi, il fatto che "il 12 per cento della forza lavoro ancora
non ha un lavoro, mentre la disoccupazione giovanile in alcuni Paesi è
sopra il 50%", aggiunge Lagarde. Un capitolo, quello del mercato
del lavoro, verso cui resta alta la guardia anche dello stesso Saccomanni.
"Se possiamo considerare che l'anno prossimo, oltre a questo quarto
trimestre, saranno tutti di crescita positiva, credo che l'impatto sull'occupazione
a un certo momento si comincerà a vedere. Ma non direi che succederà
immediatamente purtroppo, perché la situazione è molto grave",
osserva il ministro. Così come sono piuttosto pragmatiche le valutazioni
che arrivano dal mondo dell'impresa. A partire da Confindustria. "I
dati Istat confermano le previsioni del Centro Studi Confindustria: la
discesa sembra calare, sembra attenuarsi, però non possiamo dire
che siamo fuori dalla crisi", avverte il presidente Giorgio Squinzi.
I dati Istat sul Pil "pur indicando che nel quarto trimestre la nostra
economia potrebbe uscire dalla fase più critica, vanno valutati
con estrema cautela. La domanda interna registra, anche nel periodo giugno-settembre,
un ridimensionamento in termini congiunturali (-0,6% per gli investimenti
e -0,2% per la spesa delle famiglie) e non sembrano esservi le condizioni
per un miglioramento sensibile di queste variabili nel breve periodo",
commenta l'Ufficio Studi Confcommercio. In linea l'analisi della Confesercenti.
I dati "illustrano una situazione economica che sta passando dalla
fase recessiva a quella della crescita zero. Ciò vuol dire che
la ripresa è ancora lontana, soprattutto per quello che riguarda
i consumi - ancora in calo - e la disoccupazione, che è destinata
a crescere ancora". Cautela anche dal mondo sindacale. "Va bene
che la recessione si sia fermata, ma dal punto di vista del lavoro invece
continuano i processi di difficoltà, di ristrutturazione, e di
crescita della disoccupazione", ricorda il segretario della Cgil
Susanna Camusso. Proprio per questo, rimarca il leader del sindacato di
Corso d'Italia, "se si vuole avere un'idea di ripresa dobbiamo tornare
a due grandi temi: l'organizzazione della domanda, quindi dare reddito
al lavoro e ai pensionati" e poi "c'è il problema delle
scelte sugli investimenti che determinano l'occupazione".
Su Pil e produzione industriale, sintetizza, il leader della Cisl Raffaele
Bonanni, arrivano indicazioni confortanti. Ma, anche in questo caso, prevale
la cautela. "Speriamo sia davvero una buona notizia", dice,
aggiungendo che "vedremo se gli altri indicatori saranno positivi"
e ritenendo tuttavia che per il recupero sul fronte dell'occupazione siano
necessari "almeno 12 mesi". Altrettanto attenta l'interpretazione
dei dati Istat che fornisce la Uil. "Dopo due anni, finalmente, si
ferma la caduta del Pil, ma oltre a questo dato che farebbe presupporre
un cambiamento positivo, sono stati rilevati ancora un calo degli investimenti
fissi e della domanda interna, quest'ultima causata dalla riduzione dei
consumi delle famiglie". Tutto ciò "non lascia ancora
intravedere la fine della fase difficile dell'intera economia", evidenzia
Antonio Foccillo, segretario confederale, convinto che a questi fattori
"si aggiunge una sempre più insopportabile tassazione e una
continua crescita dell'evasione fiscale che ha raggiunto la cifra enorme
di circa 130 miliardi di euro". Avvertimento chiaro anche dal leader
Ugl, Giovanni Centrella. "Lo stop della caduta del Pil potrebbe essere
interpretato come un sintomo di una eventuale sciagura contro cui dovremmo
combattere: la crescita senza occupazione", che invita a guardare
anche i dati Inps: nei primi dieci mesi del 2013 sono state presentate
1.726.898 domande di disoccupazione con un aumento pari al 31,2 per cento.
(www.adnkronos.com)
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