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IN PRIMO
PIANO
Segni vitali Pianeta preoccupanti, boom consumi
Worldwatch Institute, allarme per domanda carne e petrolio
Se la Terra fosse un paziente in ospedale sarebbe tutt'altro che fuori
pericolo: con i 'segni vitali' che si ritrova, verrebbe anzi indirizzata
in terapia intensiva. A mettere in fila tutti i dati più preoccupanti
sul Pianeta, a partire dall'aumento dei consumi, è il Worldwatch
Institute, che nel suo rapporto 'Vital Signs', che anticipa alcuni trend
del più 'corposo' 'State of The World' in uscita a metà
aprile, sottolinea come a preoccupare sia soprattutto la crescente domanda
di carne e petrolio, ormai a livelli record.
"L'aumento dei consumi di risorse è sotto gli occhi di tutti
- spiega il presidente di Worldwatch, Robert Engelman - ma questo trend
non può durare ancora per molto".
A spingere in su gli indicatori della domanda non c'è solo la crescita
della popolazione mondiale, ormai arrivata a sette miliardi, ma anche
il numero sempre maggiore di persone che entrano a far parte della classe
media, con stili di vita 'energivori'. Così, il petrolio lo scorso
anno ha raggiunto la cifra record di 87,4 milioni di barili bruciati al
giorno, come il gas naturale che ha sfondato quota 3 mila miliardi di
metri cubi estratti. Anche un materiale 'poco tecnologico' come il legno
vede un boom di richieste, tanto che tra il 2000 e il 2010 si è
persa un'area forestale di 520 mila chilometri quadrati, pari alla superficie
della Francia. Ma la minaccia peggiore per gli equilibri del pianeta viene
dagli allevamenti: il consumo di carne è aumentato del 2,6% solo
nel 2010, e se si guarda ai trend di lungo periodo la crescita è
impressionante: "Il numero di polli allevati per il consumo umano
è cresciuto del 169% tra il 1980 e il 2010 - sottolinea il rapporto
- passando da 7,2 miliardi di capi a 19,4, con una proiezione per il 2050
di 35 miliardi. Nello stesso periodo la popolazione di capre e pecore
ha raggiunto i 2 miliardi, e quella di bestiame gli 1,4 miliardi".
Le conseguenze di questo boom degli allevamenti vanno dall'agricoltura
sempre più intensiva, e quindi meno sostenibile, al favorire l'insorgenza
di pandemie come quella dell'influenza aviaria.
Il rapporto mette in luce anche qualche nota positiva: fra i 'segni vitali'
in miglioramento viene citata ad esempio l'estensione sempre maggiore
delle reti di treni ad alta velocità, che producono da 80 a 120
grammi in meno di CO2 per passeggero a chilometro rispetto all'automobile,
ma anche il boom dell'eolico, aumentato tra il 2009 e il 2010 del 24%:
"Il grande progresso che tutti i paesi, a partire dal nostro, devono
fare è uscire dalle impostazioni economiche tradizionali e cambiare
rotta - commenta Gianfranco Bologna, responsabile per il Wwf dell'edizione
italiana del rapporto 'State of the World' - bisogna capire che gli indicatori
del benessere non sono solo quelli economici. In Italia ad esempio c'
è un grande capitale naturale da ripristinare, con percentuali
altissime di territorio estremamente fragili da mettere in sicurezza".
(www.ansa.it)
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