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IN PRIMO
PIANO
Vendite al dettaglio, Istat: crollo del 3,8% sul 2011,
male l’alimentare
Crollo delle vendite al dettaglio:
ad ottobre l’Istat registra una caduta dell’1% su settembre
e del 3,8% sul 2011. Il settore che va peggio è quello alimentare
che perde l’1,3% di vendite al dettaglio su base mensile. Il non
food cala dell’1% su settembre, ma su base annua registra la contrazione
più forte: -4%, a fronte di un -2,9% subito dal food. Nello specifico,
ad ottobre perde l’11,6% di vendite, sul 2011, il settore dei “supporti
magnetici, strumenti musicali”, seguito da “elettrodomestici,
radio, tv e registratori” (-6,6%), e da “giochi, giocattoli,
sport e campeggio”, che insieme a “calzature, articoli in
cuoio e da viaggio” registrano entrambi un -6,3%.
Una preoccupante accelerazione della flessione – commenta Confesercenti
– Le rilevazioni dell’istituto statistico mostrano un netto
peggioramento di una situazione già critica, con una diminuzione
sull’anno molto più marcata di quella registrata nel 2011.
Un segnale allarmante che restituisce la fotografia di un’Italia
dalla cinghia sempre più stretta e priva di fiducia nel futuro”.
I primi dati sulle vendite di Natale, raccolti da Confesercenti, confermano
il trend negativo: ad una settimana dalla festività, si registrano
cali in tutte le grandi città italiane, con diminuzioni che toccano
il 9% a Palermo e Napoli, soprattutto nell’abbigliamento (-15%).
Si sta consegnando una pesantissima eredità al 2013, anche perché
non si vede l’ombra di un intervento fiscale che possa ridare la
fiducia che sembra essere sparita anche dai ragionamenti della politica
– continua la nota – I segnali allarmanti che arrivano dalle
vendite devono essere tenuti debitamente in conto dai partiti, che nella
campagna elettorale non dovranno prescindere dalla corretta valutazione
della gravità della situazione economica del Paese. Non servono
promesse mirabolanti, ma progetti anche urgenti d’intervento”.
Secondo Federconsumatori e Adusbef, nonostante i dati diffusi oggi dall’Istat
siano ancora sottostimati, fotografano un quadro allarmante. Addirittura,
secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori,
la caduta dei consumi a fine anno registrerà una frenata decisamente
più allarmante, del -5,2%. Questo equivale, in termini annui, ad
una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di circa 1.539
euro, pari ad una minore immissione sul mercato di oltre 36,9 miliardi
euro.
Per non parlare, poi, dei consumi squisitamente natalizi che, purtroppo,
si stanno rivelando addirittura peggiori delle previsioni. La contrazione
relativa a questi ultimi, secondo le prime stime, risulta pari al -12%,
ad oggi rileviamo in alcune città una caduta anche di oltre il
-15%. Di fronte ad un andamento simile, che sta mettendo in ginocchio
l’economia italiana, il Governo dovrebbe avviare misure immediate
per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, specialmente quelle
a reddito fisso. “Piuttosto che escogitare come appesantire ulteriormente
gli oneri a carico delle famiglie – dichiarano Rosario Trefiletti
ed Elio Lannutti, Presidenti delle due Associazioni – attraverso
nuove tasse dei rifiuti che si prospettano salatissime o provvedimenti
improbabili ed improponibili come l’ulteriore aumento dell’Iva,
bisognerebbe disporre un blocco delle tariffe, un’anticipazione
immediata dei saldi ed una detassazione a favore del reddito fisso, lavoratori
e pensionati”.
La Coldiretti rincara la dose con i dati sul crollo della spesa alimentare,
emersi da un’analisi Coldiretti/Swg: quasi 2 italiani su 3 tagliano
sulla spesa con il 62% che confronta con più attenzione del passato
i prezzi, il 56% che fa lo slalom tra le corsie alla ricerca delle offerte
speciali 3 per 2 e degli sconti, e oltre la metà (51%) che va a
caccia dei prodotti low cost. Il calo della spesa alimentare è
più accentuato nei piccoli negozi (-3,5%) ma anche nella grande
distribuzione (-2,5%) mentre crescono solo i discount alimentari (+0,6%).
“In controtendenza è da segnalare – precisa la Coldiretti
– il boom degli acquisti diretti dal produttore al quale si rivolge
regolarmente ormai ben il 14% degli italiani, il 48% qualche volta, il
27% raramente e solo l’11% mai. Una opportunità resa possibile
dal fatto che in Italia sono presenti quasi 7.000 punti vendita di Campagna
Amica gestiti direttamente dagli agricoltori dei quali 1.105 mercati degli
agricoltori, 4.739 aziende agricole, 877 agriturismi, 178 botteghe (www.campagnamica.it).
Per la Cia-Confederazione italiana agricoltori continua la cura dimagrante
degli italiani: “E’ l’ennesimo segnale di una situazione
ormai giunta al limite, con gli italiani in trincea e la spesa pro capite
per cibo e bevande tornata ai livelli del dopoguerra. E i dati sul Natale
alle porte confermano che le famiglie preferiscono “tagliare”
su regali (-9%) e vacanze (-4%), ma forse non rinunciano ancora alle tradizioni
enogastronomiche e gli alimentari potrebbero essere l’unica voce
di spesa prevista in crescita (+1%) durante queste feste. (www.helpconsumatori.it)
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