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IN PRIMO
PIANO
Lega Pesca, no alle trivellazioni, si ad uno
sviluppo sostenibile
Il mondo della pesca denuncia che
le attività estrattive offshore continuano a rappresentare una
gravissima minaccia e in gran parte ancora non quantificata per gli equilibri
ecosistemici degli ambienti marini, e chiede di porre un freno alla corsa
alle trivellazioni nel Mediterraneo riaperta dal decreto sviluppo, perché
non vi sono adeguate garanzie per un uso realmente sostenibile del bene
mare, dichiara Ettore Ianì, presidente di Lega Pesca.
Mentre già si preannunciano nefaste le conseguenze del via libera
UE alle autostrade del mare, per rilanciare il settore del trasporto marittimo,
siamo ben consapevoli che anche l'industria energetica è destinata
ad irrompere con la forza di lobby potentissime, così come attraverso
il richiamo al principio di pubblica utilità, nella crescente competizione
dei molteplici interessi che insistono sulla fascia costiera, dichiara
Ianì. Ma esigiamo che gli stessi sforzi imposti con intransigenza
alla pesca per un uso sostenibile del mare siano richiesti, con il medesimo
rigore, da parte di settori ben più forti e più impattanti.
E' da un mare sano che dipende il futuro della pesca e del turismo, così
come la qualità della nostra alimentazione.
Gli effetti della pesca, pur trattandosi di impatti spesso reversibili,
sono soggetti a valutazioni rigorose: non altrettanto si può dire
degli impatti di usi come l'estrazione di idrocarburi, che pure nella
maggior parte dei casi innescano conseguenze irreversibili per l'ambiente
marino. Che siamo ancora in alto mare per la inadeguatezza delle attuali
pratiche di gestione del rischio lo dimostra lo stallo che si registra
sulla valutazione di impatto che accompagna la proposta di regolamento
europeo sulla sicurezza delle attività offshore di prospezione,
ricerca e produzione degli idrocarburi( COM (2011/688) elaborata a seguito
del disastro della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Non
vi è accordo sulla correttezza dell'analisi costi/benefici, e ancora
manca una metodologia accertata e condivisa per la valutazione del rischio:
questo è inaccettabile da parte di un settore, come quello della
pesca, che, in nome della tutela delle risorse ittiche, fronteggia oggi
la prospettiva di una riforma europea che mira, entro il 2020, ad un ulteriore
riduzione della flotta del 30%, con nuovi ed elevatissimi costi in termini
occupazionali e sociali, dopo che i sacrifici degli ultimi 10 anni
hanno portato alla perdita di circa 20.000 posti di lavoro, senza peraltro
tradursi in benefici reali né per le risorse, né per l'economia
ed il lavoro.
Per una corretta gestione dello spazio marino, invochiamo il pieno rispetto
del principio precauzionale e del cosiddetto approccio ecosistemico, che
impone di tener conto dell'insieme delle interazioni degli usi umani del
mare in tutte le componenti, ivi compresa una rigorosa valutazione dell'impatto
potenziale delle diverse attività che insistono sull'ambiente marino
e sulle sue risorse viventi.
Le richieste e i permessi per le nuove trivellazioni cui il decreto sviluppo
dà via libera riguardano un'area di circa 28.000 kmq di mare che
interessano tutto l'Adriatico centro-meridionale, il Mar Ionio, il Golfo
di Oristano e quel giacimento preziosissimo per la pesca rappresentato
dal Canale di Sicilia. Si tratta di ecosistemi delicati e complessi, di
elevata produttività per la pesca, importanti per le biocenosi
bentoniche, per la produzione di specie pelagiche e di specie pregiate,
come il gambero rosa siciliano.
Le attività estrattive offshore comportano gravi impatti sulla
pesca, diretti, per la sottrazione di aree di attività, ed indiretti,
per le alterazioni di habitat sensibili (posidonieti, fondi detritici
e coralligeni,) e di habitat critici (aree di riproduzione e aree di rifugio
per l'accrescimento delle forme giovanili). E questo senza considerare
l'impatto irreversibile di eventuali incidenti e disastri ambientali,
che, insieme alla pesca, rischierebbero di ipotecare il futuro di interi
settori produttivi, come il turismo, strategici per uno sviluppo realmente
sostenibile del nostro Paese. (www.legapesca.coop)
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