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In Europa si spreca troppo?
Verissimo. E non stiamo parlando di soldi pubblici, bensì di cibo.
Senza tenere conto degli scarti derivanti dalle produzioni agricole ed
ittiche, ogni anno ciascuno di noi spreca 180 kg di cibo, per un totale
che ammonta a 90 milioni di tonnellate.
Ovviamente non siamo i soli. La FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite
per l'Alimentazione e l'Agricoltura, ha stimato che a livello mondiale
circa un terzo di quanto prodotto non viene poi consumato. Ciò
accade, come visto riguardo l'Europa, nei paesi più industrializzati,
ma succede anche in quelli in via di sviluppo, con l'effetto che ogni
anno vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate.
La Commissione, in partenariato col Parlamento Europeo, ha individuato
cause e conseguenze di questo fenomeno e ha fornito delle possibili soluzioni
per contrastarlo, visto anche il grande sforzo economico che il dicastero
Cooperazione e Sviluppo della Commissione, presieduto dal lettone Andris
Piebalgs in visita in Italia in questi giorni, sta compiendo per contrastare
l'insorgere di una nuova crisi alimentare.
Se in regioni del mondo, come ad esempio il Sahel e il Corno d'Africa,
l'approvvigionamento di cibo è difficoltoso, abbiamo noi il dovere
di responsabilizzarci e di abbattere la dispersione di risorse alimentari,
la quale avviene in ogni fase del ciclo, dalla produzione al consumo.
Durante la prima fase, si registrano sperperi dovuti perlopiù alla
sovrapproduzione e allo scarto dei prodotti imperfetti che in tal modo
nascono o divengono con il confezionamento. Passando alla seconda fase,
quella della vendita, il fenomeno è causato da inefficienze nella
gestione delle scorte, e a strategie di marketing che portano il consumatore
ad acquistare più del necessario (3x2 ad esempio).
Infine, e qui noi tutti possiamo certamente far di più, si spreca
tanto, troppo, sia a casa che nei ristoranti. La mancanza di una pianificazione
settimanale, la confusione provocata dalle etichette (spesso non si coglie
la differenza tra "consumare preferibilmente entro" e la data
di scadenza vera e propria), le porzioni troppo abbondanti e la conservazione
inadeguata, rendono il consumatore uno scialacquatore di cibo.
Come prima accennato, la Commissione europea ha elaborato dieci buone
azioni dirette proprio all'utilizzatore finale, con cui questi può
ridurre gli sprechi contribuendo così all'implementazione della
sostenibilità ambientale della catena alimentare.
Si suggerisce di pianificare la spesa secondo le vere esigenze, acquistando
per questo motivo frutta e verdura non imballata; di controllare le scadenze
ricordandosi di distinguere tra TMC (Termine Minimo di Conservazione,
ossia " consumare preferibilmente entro") e data di scadenza;
di pensare anche al portafoglio, perché sicuramente lo spreco ha
conseguenze sia morali che ambientali, ma anche economiche; di verificare
a scadenze regolari il corretto funzionamento del frigorifero e di conservare
nel giusto modo gli alimenti. La Commissione propone anche altre misure
semplici come, ad esempio, porre i prodotti acquistati più di recente
sul fondo e i più vecchi davanti nella dispensa; di servire porzioni
più piccole; di consumare gli avanzi (anche mediante congelamento)
e infine di stipare i rifiuti organici in un contenitore per ricavarne
dell'ottimo concime per le piante del balcone e del giardino.
Fabrizio Spada e Lorenzo Di Cataldo
Rappresentanza a Milano della Commissione europea
tel. +39.02.4675141
fax +39.02.4818543
comm-rep-mil@ec.europa.eu
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