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IN PRIMO
PIANO
Riscaldamento globale, cambia la geografia dell'agricoltura
Coldiretti: 'La coltivazione di grano duro in Veneto è ormai
realtà'. Si spostano a nord anche vigne e oliveti. E ora è
a rischio un grande patrimonio di prodotti made in Italy
La tendenza al surriscaldamento del pianeta
è evidente anche in Italia: con una temperatura superiore di 1,29
gradi rispetto alla media, la primavera 2012 si classifica al sesto posto
tra le più calde da 210 anni.
Coldiretti Veneto sottolinea che gli effetti si sono fatti sentire sui
cicli della natura e sulle coltivazioni: dall'anticipo della vendemmia
alla distribuzione sul territorio dei vigneti che tengono ad espandersi
verso l'alto con la presenza della vite sopra i 1200 metri di altezza.
Si è verificato anche un significativo spostamento della zona di
coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è
arrivato quasi a ridosso delle Alpi e nella Pianura Padana dove si coltivano
grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta. Le distese
di questo cereale si concentrano particolarmente nel rodigino e lungo
la fascia adriatica: un'area considerata ormai il nuovo 'Tavoliere del
nord est'.
"In Veneto – spiega Coldiretti - con quasi 10mila ettari coltivati
e un raccolto pari a 50 mila tonnellate, il grano duro si conferma coltura
emergente".
Nelle province di Rovigo e Vicenza si concentra l'80% della produzione
veneta come valida alternativa alle estensioni più tradizionali
quali frumento, orzo e mais.
Si diffondono di conseguenza gli accordi di filiera siglati tra agroindustriali,
consorzi agrari e aziende, come ad esempio quello tra Pierantonio Sgambaro
dell'omonimo pastificio di Castello di Godego (Tv) al cui mulino
i produttori del Veneto orientale e dell'Emilia forniscono un quarto del
grano duro (24 mila tonnellate) utilizzato per fare la pasta 100% tutta
italiana.
L'aumento provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali
per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento
dei vini. "Una situazione che di fatto - conclude la Coldiretti -
mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici made in
Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente
o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori umani
e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani". (http://agricolturaonweb.imagelinenetwork.com)
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