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IN PRIMO
PIANO
Ambiente: milioni di alberi cancellati da fiamme e cemento. Cia e VAS
lanciano la campagna “Ripiantiamoli”
Ieri, in occasione della Festa nazionale dell’Albero, agricoltori
e ambientalisti insieme per coinvolgere cittadini, scuole ed enti pubblici
nel re-incremento del nostro patrimonio forestale attraverso “adozioni”
mirate nelle aziende agricole. Sono depositi d’ossigeno, depuratori
dell’aria e “armi” contro il dissesto idrogeologico,
eppure gli alberi continuano a scomparire: quest’anno 8 mila roghi
hanno mandato in fumo 46 mila ettari di superficie boscata. E negli anni
pezzi interi di campagna sono stati fagocitati dall’urbanizzazione
selvaggia.
Un albero non è solo un albero. E’ un serbatoio di ossigeno,
un “depuratore” d’aria e anche un’arma fondamentale
contro il dissesto idrogeologico. Eppure ogni anno vanno in fumo migliaia
di ettari di bosco, a causa degli incendi e dell’urbanizzazione
selvaggia che cancella “pezzi” interi di campagna. Per questo
oggi, in occasione della Festa nazionale dell’Albero, la Cia-Confederazione
italiana agricoltori e l’associazione VAS-Verde Ambiente e Società
lanciano la campagna “Ripiantiamoli”, che consiste nel ripiantare
nuovi alberi in modo tale da invertire il trend negativo e contribuire
a compensare il quantitativo di fusti andati distrutti da fiamme e cemento.
Con questa campagna, che si apre ufficialmente -spiegano Cia e VAS- vogliamo
dare la possibilità ai cittadini, al mondo della scuola, agli enti
pubblici e alle aziende private di collaborare all’azione di compensazione
del danno al patrimonio boschivo del Paese, “adottando” alberi
nelle aziende agricole, negli agriturismi, nelle fattorie sociali e in
quelle didattiche. In questo modo a prendersi cura degli alberi piantumati
e “adottati” saranno proprio gli agricoltori, la cui opera
di presidio, di custodia e di manutenzione diretta del verde sul territorio
è vitale, a partire dalle aree marginali e di montagna.
In Italia il patrimonio boschivo -ricordano Cia e VAS- supera i 10 milioni
di ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono un terzo
del territorio nazionale. Si tratta di un immenso “deposito”
di ossigeno e biodiversità che va difeso a tutti i costi, prima
di tutto dai roghi, che hanno un impatto devastante sull’ecosistema.
Basti sapere che ogni anno in media gli incendi immettono nell’atmosfera
una quantità di CO2 compresa tra 3 e 4 milioni di tonnellate e
che, soltanto quest’anno, il numero di roghi è cresciuto
del 30 per cento, spingendo ancora più in alto il livello di emissioni.
Da gennaio a settembre 2012, infatti, sono stati più di 8mila gli
incendi lungo lo Stivale: 97 mila gli ettari di superficie bruciata, di
cui 46 mila ricoperta da boschi, con un incremento record del 130 per
cento rispetto all’anno scorso.
E’ chiaro, dunque, che bisogna continuare a sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla gravità dei danni ambientali associati agli incendi,
che riducono progressivamente la superficie dei nostri “polmoni
verdi” -sottolineano Cia e VAS- così come è necessario
rilanciare l’importanza di lavorare sul serio a un’attività
di rimboschimento delle campagne, prima di tutto nelle zone dove è
passato il fuoco, e di valorizzazione e riqualificazione degli spazi verdi
nelle aree urbane e periurbane. Coinvolgendo anche la società civile.
D’altra parte -osservano Cia e VAS- basta la chioma di un albero
di 25 metri quadrati di superficie fogliare per produrre la quantità
di ossigeno di cui un uomo ha bisogno ogni giorno, intercettando allo
stesso tempo pulviscolo e altre sostanze dannose come l’anidride
solforosa e il biossido di azoto. Ma soprattutto non si può dimenticare
che le radici degli alberi stabilizzano e consolidano i versanti e trattengono
le sponde dei fiumi, scongiurando frane e cedimenti del terreno. Vuol
dire che i boschi giocano un ruolo essenziale nella prevenzione del dissesto
idrogeologico, un problema amplificato dalla cementificazione che ha cancellato
5 milioni di ettari di campagna negli ultimi 40 anni e che oggi riguarda
oltre l’80 per cento dei comuni italiani, ma che torna d’attualità
soltanto a ogni nuova “emergenza maltempo”. (www.cia.it)
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