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IN PRIMO
PIANO
Ammonta a 7 milioni di euro l'ora e 60 miliardi l'anno il falso alimentare
I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti, i pomodori
in scatola, il caffè, la pasta, l'olio di oliva, la mozzarella,
i formaggi, le conserve alimentari
Dai prosciutti all'olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli
ortofrutticoli: il 'made in Italy' fa gola alla criminalità organizzata.
La denuncia arriva dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori, che
stima in 7 milioni di euro l'ora e in 60 miliardi di euro l'anno il business
dell'agropirateria. Una situazione sulla quale la Cia farà nuovamente
il punto marterdì prossimo, presso la sede del Cnel a Roma, con
il quarto Rapporto su 'Criminalità e agricoltura'.
Secondo la Cia l'agropirateria, la contraffazione, l'imitazione, e soprattutto
l'italian sounding (il fenomeno dei prodotti che di italiano hanno solo
il nome) generano un volume d'affari pari a poco meno della metà
dell'intero valore della produzione agroalimentare 'made in Italy'. Il
fenomeno, dunque, è in espansione, viaggia su Internet, e non risparmia
l'Italia che si piazza al primo posto in Europa per le segnalazioni di
cibi contaminati contraffatti e per le agromafie, che ad oggi hanno un
volume d'affari che si avvicina ai 13 miliardi di euro.
A questo si aggiunge il fatto che ogni anno entrano in Italia prodotti
alimentari 'clandestini' e 'pericolosi' per oltre 2 miliardi di euro.
Poco meno del 5 per cento della produzione agricola nazionale. I sequestri
da parte delle autorità competenti italiane negli ultimi due anni
si sono più che quadruplicati. Solo nel 2011 ci sono stati circa
80 mila controlli, ricorda la Cia, che hanno portato a sequestri per un
valore di quasi 37 milioni di euro, a più di 8.700 sanzioni amministrative
e alla segnalazione all'autorità giudiziaria di 1.304 persone.
I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti, i pomodori
in scatola, il caffè, la pasta, l'olio di oliva, la mozzarella,
i formaggi, le conserve alimentari. E l'allarme maggiore è per
quello che viene dalla Cina. Gli 'agropirati' a livello internazionale,
avverte la Cia, si camuffano dietro i marchi più strani.
Si va dal Parmesao (Brasile) al Regianito (Argentina), dal Parma Ham (Usa)
al Daniele Prosciutto & company (Usa), dall'Asiago del Wisconsin (Usa)
alla Mozzarella Company di Dallas (Usa), dalla Tinboonzola (Australia)
alla Cambozola (Germania, Austria e Belgio), al Danish Grana (Usa). Solo
negli Stati Uniti il giro d'affari relativo alle imitazioni dei formaggi
italiani supera abbondantemente i 2 miliardi di dollari.
Il più 'copiato' tra i prodotti Dop e Igp è il Parmigiano
Reggiano. Il suo 'tarocco' lo troviamo in Argentina, in Brasile, in Giappone,
ma anche in Germania e nel Regno Unito. Seguono il Prosciutto di Parma
e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala e l'Asiago.
Una lunga serie di ''plagi'', che colpiscono un numero sempre più
alto di prodotti di qualità. Non ultimo il Gorgonzola, commercializzato
con il nome di Tinboonzola e Cambozola. (www.adnkronos.com)
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