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IN PRIMO
PIANO
Il bilancio dell'annata agraria:
crollano i raccolti made in Italy
Sono più i segni negativi che quelli positivi, almeno a livello
quantitativo, nel bilancio di fine annata agraria stilato dalla Coldiretti
in occasione della tradizionale ricorrenza di San Martino. Un bilancio
che vede il crollo dei raccolti made in Italy. Le cattive condizioni climatiche,
dalle neve alla siccità, hanno fatto sentire i propri effetti su
molti settori, ultimo in ordine di tempo quello dell’olio.
Le prime stime indicano un’annata non particolarmente abbondante,
intorno alle 500mila tonnellate, pur se la qualità è buona.
Per avere un quadro definitivo della situazione bisognerà però
attendere le rilevazioni relative alle rese, che cambiano notevolmente
da regione a regione.
Nessun dubbio sul vino che, nonostante il sorpasso sulla Francia, fa segnare
un calo del 6 per cento rispetto alla già scarsa vendemmia 2011.
La produzione si attesterà quest’anno sui 40 milioni di ettolitri,
“frutto” di 60 milioni di quintali di uva raccolti. Buone
notizie arrivano dai prezzi, in aumento più o meno marcato rispetto
al 2011 (da +10 per cento a +30 per cento).
Netto il calo del mais, una delle colture che ha più sofferto la
siccità. Il raccolto è inferiore del 13 per cento rispetto
allo scorso anno, con la produzione scesa a 8,5 milioni di tonnellate.
In linea con l’andamento mondiale i prezzi nazionali hanno così
mostrato nel III trimestre 2012 una significativa rivalutazione.
Segno negativo anche per il pomodoro da industria, seppur gli ultimi dati
abbiamo parzialmente migliorato le nere previsioni della vigilia. La produzione
nazionale si attesterà complessivamente attorno ai 4,4 milioni
di tonnellate, il 12 per cento in meno rispetto al 2011.
Non fanno eccezione gli agrumi, con il raccolto in flessione, né
le mele (calo del 22 per cento) e le pere (-13 per cento). Numeri che
fanno pendere verso il segno negativo la bilancia della produzione frutticola
italiana, dove almeno le pesche rimangono sui livelli dello scorso anno.
Malissimo, invece, le castagne, con il raccolto dimezzato da siccità
e dagli attacchi del cinipide, il parassita di origine cinese che distrugge
gli alberi.
Le buone notizie, almeno sul fronte delle quantità, arrivano, invece,
dal cereali, con la produzione di grano in netto aumento. Per il grano
duro si prevede un +12 per cento in termini di produzione, per un totale
di 4,2 milioni tonnellate. Il tenero fa registrare addirittura un incremento
del 21 per cento, con un raccolto di 3,4 milioni di tonnellate. Il valore
medio nazionale nel terzo trimestre dell’anno si è attestato
a 258,92 euro/t, ovvero il 12 per cento in più rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno. Non altrettanto bene, purtroppo, il frumento
duro, con il prezzo a 269,01 euro/t e un calo del 5 per cento.
Per l’orzo la situazione è, invece, rimasta sostanzialmente
stabile, con una diminuzione della produzione del 2,4 per cento dovuta
alla contrazione delle rese. Leggero aumento per la segale (+3 per cento).
Sul fronte dei semi oleosi, le stime indicano una diminuzione del girasole,
e anche per colza e soia si prospetta un calo rispettivamente del 24 per
cento e del 14 per cento.
Produzione in leggero aumento per il latte. Sebbene i dati degli ultimi
due mesi non siano ancora ufficiali, la campagna supera i 109 milioni
di quintali consegnati a latterie o caseifici italiani, in aumento rispetto
all’annata precedente di circa il 2% tanto che gli allevatori italiani
dovranno fare attenzione a non sforare la propria quota. Il quantitativo
nazionale garantito, comprensivo delle vendite dirette, è di 111
milioni di quintali.
Il prezzo medio pagato agli allevatori dall’industria casearia italiana
è stato di 38.75 centesimi di euro al litro e in questi giorni
ci sono numerose trattative per il rinnovo del prezzo fermo ad una media
di 38 centesimi ben al di sotto dei costi di produzione alla stalla. (www.coldiretti.it)
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