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La criminalità nelle campagne fa affari per 50 mld anno

La piovra della criminalità sulle campagne fa affari per oltre 50 miliardi l'anno. Otto reati ogni ora. Più di 350 mila gli agricoltori vittime di racket, pizzo, strozzini, aggressioni, rapine, furti e agropirateria. E' quanto denuncia il IV Rapporto sulla 'Criminalità in agricoltura' della Cia-Confederazione italiana agricoltori, predisposto in collaborazione con la Fondazione Humus e presentato e illustrato oggi presso la sede del Cnel dal presidente confederale Giuseppe Politi.
L'attenzione dell'azienda 'Mafie S.p.a.' verso l'agricoltura - spiega la Cia - è rilevante perché il settore rappresenta un terreno fertile nel quale si possono sviluppare affari illeciti di grosse dimensioni. Il fenomeno fino a pochi anni fa si riscontrava unicamente nelle regioni del Sud, ma ora si sta espandendo a macchia d'olio in tutta Italia. Crescono l'abigeato (ogni anno spariscono più di 150 mila animali) e le truffe verso l'Ue. Macellazione clandestina e discariche abusive. Ecomafie e abusivismo entrano di prepotenza anche nel settore primario. Il 'cancro del caporalato', del lavoro nero, dello sfruttamento della manodopera, soprattutto extracomunitaria.
Ciò che emerge ancora una volta, è l'estensione e la ramificazione operativa dei clan interessati, sia a livello territoriale sia in termini di controllo criminoso su tutte le attività che riguardano produzione e smercio di prodotti agricoli. E ancora, i legami ormai consolidati tra cosche campane, calabresi, siciliane e pugliesi per poter meglio presidiare il settore su una scala di livello industriale.
Prima - si legge nel Rapporto della Cia - erano solo Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna le regioni in cui l'attività delle organizzazioni malavitose concentravano la loro azione ai danni dell'agricoltura. Ora la malavita ha allargato il suo giro d'azione. Altre regioni del Centro e del Nord sono finite nel mirino dei criminali e gli agricoltori ne pagano le spese. (www.asca.it)



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