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IN PRIMO
PIANO
Moria delle api, disastro ambientale causato dagli insetticidi:
“Bisogna vietarli”
Da quando il ministero della Salute
ha sospeso l’uso dei neonicotinoidi per la concia di sementi, c'è
stato un miglioramento. Il Consiglio per la ricerca di apicoltura: "E'
importante che tale sospensione, in scadenza al 30 di giugno 2012, sia
prorogata"
La mortalità delle api è ancora un indicatore che documenta
il benessere ecologico ed economico del paese. Attraverso l’impollinazione
le api sostengono la vita dell’84% delle piante, e del 75% di quelle
di interesse alimentare. In Italia si stimano un milione e 100mila alveari,
gestiti da circa 75.000 apicoltori, per un valore economico di circa 1.500
milioni di euro all’anno. Così, mentre l’Autorità
europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) è impegnata in alcuni
progetti scientifici per esprimersi sul legame fra alcuni agrofarmaci
sistemici (su tutti gli insetticidi neonicotinoidi) e la moria delle api,
sono stati pubblicati diversi e autorevoli studi che dimostrano inequivocabilmente
tale legame.
Gli insetticidi neonicotinoidi sono una delle principali cause della disastrosa
moria delle api, e questo è confermato anche dai dati della ricerca
che il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha affidato
al Cra (Consiglio per la ricerca di apicoltura), coordinata da Marco
Lodesani. Certo alla moria delle api contribuiscono anche fattori di ambientali,
come il cambiamento climatico o gli stress nutrizionali, o la scelta di
ceppi d’api non autoctone, ma da quando il ministero della Salute
ha sospeso l’uso dei neonicotinoidi per la concia di sementi, soprattutto
del mais nel Nord Italia, la moria è considerevolmente diminuita.
Perciò è importante che tale sospensione, in scadenza al
30 di giugno 2012, sia prorogata. E anzi occorre vietare definitivamente
l’uso dei neonicotinoidi (di cui eravamo fra i primi utilizzatori
in Europa), non solo nella concia del mais, ma anche in tutte le altre
colture dove sono impiegati in spray o nella fertirrigazione.
Tanto più questi insetticidi non aiutano nemmeno ad aumentare le
produzioni, come attestano i dati degli ultimi anni. “Dal 2002 al
2008 il calo della produzione nazionale di miele è arrivato progressivamente
al 50%” dice Francesco Panella, presidente Unaapi (Unione nazionale
apicoltori italiani): “Dopo la sospensione dei neonicotinoidi, invece,
siamo ritornati alle nostre produzioni. Oggi, nonostante la crisi, l’apicoltura
è uno dei pochi settori dove le aziende stanno crescendo”.
“C’è poco da discutere su questi insetticidi”
commenta Vincenzo Girolami, docente di entomologia agraria all’Università
di Padova: “Servono solo ad aumentare il budget delle multinazionali
e non le produzioni. Da quando sono stati sospesi per la concia del mais,
la produzione del mais stesso è aumentata in modo incredibile.
È da trent’anni che mi batto perché gli agricoltori
siano abbastanza furbi da non usarli. Ora sul fattore della mortalità
delle api interverrà l’Efsa, che la gente pensa sia un autorità
europea indipendente, ma questo non mi lascia affatto tranquillo: metà
dei miei colleghi ricercatori non sono veramente indipendenti ma sono
in pratica pagati dalle multinazionali, tanto in Germania quanto in Inghilterra”.
Perfino il pm Raffaele Guariniello, della Procura della Repubblica di
Torino, è intervenuto nella vicenda mesi fa, conducendo un’inchiesta
e accusando la Bayer CropScience di Milano e la Syngenta Crop Protection
Italia di “diffusione di malattie degli animali pericolose per il
patrimonio zootecnico e per l’economia nazionale”. Insomma
la ricerca del Cra e di tutte le università che vi hanno collaborato,
ha portato finalmente alla creazione di una rete di monitoraggio nazionale
degli alveari e del loro stato sanitario: da ciò si è visto
che per salvare le api, e dunque l’agricoltura, bisogna cambiare
i metodi di lotta agli insetti dannosi. Oppure tornare a far ruotare le
colture. (http://www.ilfattoquotidiano.it)
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