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IN PRIMO
PIANO
Ambiente: agricoltori in prima linea per la tutela delle risorse
del Pianeta
In occasione dell’Earth Overshoot Day, la Cia ribadisce:
più agricoltura per sfamare il mondo. E ricorda le buone pratiche
da adottare in campagna per contribuire alla salvaguardia delle nostre
risorse. Razionalizzare l’uso dell’acqua, ridurre i fitofarmaci,
aumentare la produzione di biomasse e di coltivazioni biologiche. Così
l’agricoltura si fa sostenibile e diventa paladina dell’ambiente.
Da oggi la Terra è in riserva. La spia delle risorse del pianeta
segna rosso fisso. Con più di tre mesi di anticipo abbiamo già
consumato tutte le “provviste” del 2011. Dall’acqua
ai raccolti, dalle emissioni di anidride carbonica alla capacità
di assorbire i rifiuti: da oggi a fine anno, secondo il rapporto annuale
dell’ong Global Footprint Network, possiamo solo ricorrere alle
scorte, destinate ad essere consumati il prossimo anno. Di fronte al serio
pericolo di un default ecologico, la Cia-Confederazione italiana agricoltori
ricorda il ruolo da protagonista che l’agricoltura può giocare
nella sfida ambientale.
Un’inversione di tendenza a questa corsa verso la “bancarotta
ambientale” può essere offerta proprio dal primo settore
che ha le carte in regola per rappresentare una chiave di volta contro
lo smisurato consumo delle risorse e la lotta all’emergenza alimentare
e all’insufficienza globale di cibo. “Più agricoltura
per sfamare il mondo” è il motto che la Cia fa suo da anni
nel sostenere efficaci progetti di sviluppo agricolo nei Paesi poveri
per combattere la denutrizione, soprattutto di fronte alla sfida di una
popolazione mondiale che sfiorerà i 9 miliardi di persone nel 2050.
Anno in cui, secondo Global Footprint Network, il debito supererà
il 100 per cento del Pil ambientale e l’umanità avrà
bisogno di 2 pianeti per soddisfare la sua fame di risorse.
Ma non solo. Il settore primario -sottolinea la Cia- può fare molto
anche per rivedere la sua impronta ecologica e ridurre il suo impatto
ambientale. Risale al 2010 il “decalogo” della Cia per un’agricoltura
ecocompatibile, che scandisce la buona condotta del settore primario in
sei obiettivi primari: la riduzione del 15 per cento dell’uso dell’acqua,
del 20 per cento dell’impiego di fitofarmaci, del 15 per cento delle
lavorazioni superficiali dei terreni, e contemporaneamente, l’aumento
del 25 per cento delle produzioni di biomasse, del 10 per cento delle
coltivazioni biologiche e del 3 per cento dei rimboschimenti.
Impegni che la Cia sta portando avanti insieme a quelli rivolti alla difesa
del suolo, per cui ha sottoscritto nel febbraio 2010 un Manifesto, voluto
tra gli altri dalla Comunità europea, che promuove la realizzazione
di interventi e infrastrutture per rafforzare il ruolo del settore nella
sua conservazione. L’impoverimento del suolo, l’erosione idrica,
la perdita di sostanze organiche, l’inquinamento legato a urbanizzazione
e industrializzazione, la scomparsa di produttività e biodiversità
interessano il 21 per cento del territorio italiano, attualmente a rischio
di desertificazione e addirittura il 41,1 per cento di quello situato
nelle regioni centro-meridionali del paese. Si tratta di un fenomeno che
negli ultimi 40 anni ha determinato un calo del 30 per cento della capacità
di ritenzione e di regimazione delle acque, compromettendo le coltivazioni
e accrescendo di tanto le situazioni di rischio idrogeologico.
In questo senso -continua la Cia- l’agricoltura, se condotta in
modo sostenibile, può contenere il rischio desertificazione, operando
così un’azione di controllo e tutela per evitare l’impoverimento
di suoli produttivi. Per questo motivo diventano fondamentali la reintroduzione
di rotazioni migliorative, l’uso di colture a radice profonda e
la diffusione dell’aridocoltura. (www.cia.it)
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