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SI RINNOVA LO SPOSALIZIO TRA DURELLO E SALAMA DA SUGO

Lessini Durello DOC e Salama da sugo ferrarese hanno rinnovato il loro fresco abbinamento, sperimentato per la prima volta lo scorso anno a Guarda Ferrarese, riproposto a Roncà, nell’Est veronese, confermato nuovamente a Guarda Ferrarese in occasione della tradizionale “Festa dla salama da taj”.
Qui, la salama da sugo preparata dalle mani della signora Laura Righetti, anima della festa, è stata proposta alla maniera più tradizionale (servita a cucchiaio dentro la vescica di maiale che ne ha assicurato l’invecchiamento) ma anche servita a fette, intera, dimostrando come i modi di preparazione e di servizio di una stessa pietanza non sono indifferenti per quanto riguarda il palato. Più piccante e piena nella prima maniera, la salama proposta a mo’ di cotechino (ci si perdoni la “bestemmia”) è risultata un po’ meno “saporita”, se ciò è appunto possibile per la salama da sugo ferrarese.
In entrambi i casi, complice anche l’afosa giornata preestiva, il fresco Lessini Durello DOC metodo classico dell’Azienda Marcato di Roncà ha ristorato sia il palato sia l’ambiente, dimostrando ancora una volta la grande capacità di questo vino ottenuto dall’uva più acida al mondo di saper abbinarsi perfettamente a pietanze tanto difficili da non trovare facilmente compagni di tavola all’altezza della situazione. Il Durello spumante in versione Charmat, sempre messo a disposizione dall’Azienda Marcato, ha invece accompagnato il piatto d’ingresso servito direttamente nella salumeria – salumificio della signora Righetti: la salama da taj, appunto. Si tratta di un insaccato del tutto diverso, confezionato sempre nella vescica del maiale in modo che la forma somigli a quella della salama da sugo, ma ottenuto con l’impasto utilizzato anche per fare i salami all’aglio.
Durello e Salama hanno dimostrato nell’occasione non solo la loro “compatibilità”, ma la validità del loro sposalizio, anche a confronto con il rude Fortana Bosco Eliceo DOC, servito ghiacciato per l’occasione. Quest’ultimo è il vino che la storia e il territorio hanno voluto affiancare alla salama da sugo e in realtà ne spegne bene gli accessi accompagnandone i robusti sapori. Ma forse è anche questione di stagione: nella calura di una afosa giornata di giugno, il Durello spumante bianco è stato assai gradito, mentre probabilmente nei freddi mesi invernali (peraltro più adatti ad un piatto ricco di ardori come la salama ferrarese) il Fortana sarebbe stato preferito.
In ogni caso siamo di fronte a due giacimenti culturali, prima ancora che enogastronomici, dove i protagonisti (Durello e Salama appunto) hanno sofferto anche nel recente passato delle conseguenze di una sorta di omogeneizzazione dei gusti, ma alla fine hanno scoperto proprio nella loro singolarità inimitabile la forza per riaffermarsi presso più attenti buongustai.
La festa ha anche fornito l’occasione per visitare il restauro della grande tela che adorna la chiesa di Guarda e il rifatto Mulino del Po (Guarda Ferrarese e Ro sono i luoghi dove Bacchelli ha ambientato il suo romanzo, quando peraltro le macine mosse dalla corrente del grande fiume avevano già smesso di girare), realizzato col contributo comunitario e costruito sulla base di disegni originali. L’imbarcazione – mulino, perfettamente funzionante, è attraccata sulla sponda ferrarese del fiume, sotto il Ponte che collega Polesella con Ro, di fronte allo spazio dove in agosto si svolgerà la “Sagra della Miseria”: una festa emblematica, che ricorda i tempi difficili nei quali la “miseria” caratterizzava le condizioni delle popolazioni che si affacciavano sulle due rive del Po.

Sebastiano Carron