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PRODOTTI
Indivia: ortaggio simbolo d'Europa
Dalle
nostre parti quel piccolo cespo compatto a forma di pannocchia di colore
bianco con leggere sfumature di giallo è noto con il nome di "insalata
belga". Ne importiamo circa 13.000 tonnellate l'anno per un controvalore
che si aggira sui 30 milioni di euro. In realtà, se è pur
vero che questo ortaggio appartenente alla famiglia delle Composite che
a sua volta si suddivide nelle sottospecie endivia crispum (cicorie) e
endivia latifolium (scarola) è coltivato da fiamminghi e valloni,
insomma dai belgi, che ne producono annualmente poco meno di 50 mila tonnellate
(da questa provenienza il nome da noi usato tout court), va ricordato
che anche gli olandesi ne coltivano ogni anno 65.000 tonnellate. Tuttavia,
i maggiori volumi sono realizzati in Francia, in particolare nel Nord
del Paese, ricavandone ben 240.000 tonnellate. Pertanto, considerata la
dislocazione delle aree produttive si può affermare che l'indivia
è da considerarsi praticamente l'ortaggio simbolo della Ue.
Rispetto ad altre insalate comuni questa indivia ha un processo produttivo
estremamente laborioso. Botanicamente è definita una pianta biennale
nel senso che necessita di due anni per produrre il seme. Nel primo anno
genera l'apparato radicale che acquisisce gli elementi nutritivi per il
suo sviluppo che avverrà nella primavera successiva. Durante il
secondo anno, le radici si rendono disponibili per formare una nuova pianta
composta di un peduncolo e di un fiore che contiene nuovi semi così
da perpetuare il ciclo. Si pensi al suo colore, che com'è noto
dev'essere bianco candido con sfumature gialline. Ebbene, come tutti gli
ortaggi a foglia il processo vegetativo prevede che appunto le foglie
si clorofillino, ossia diventino verdi. Al contrario, per ottenere il
suo candore le radici di questa indivia vengono poste in cassette dentro
una specie di "nursey" buia, capannoni completamenti oscurati
affinché la luce, durante i 21 giorni occorrenti per la germogliazione,
non produca il processo di fotosintesi. Considerata sino a poco tempo
fa un tipico ortaggio invernale,
grazie alla messa a punto di moderni metodi produttivi, è coltivata,
e quindi disponibile, tutto l'anno. Si è prima detto della laboriosità
del suo ciclo produttivo compresa la peraltro semplice "tolettatura"
che necessita prima d'essere posta in vendita. Si tratta di un lavoro
manuale che in pratica consiste semplicemente nel togliere le prime foglie
non
perfettamente compattate al cespo affinché la "pannocchia"
si presenti integra, pronta per essere (sempre manualmente) confezionata
in sacchetti o vaschette a peso determinato. Sostenere che questo prodotto
è paragonabile ad un manufatto artigianale si è nel giusto.
Quel poco di meccanizzazione applicata è rintracciabile esclusivamente
sui campi dove sono stati messi a punto marchingegni per l'estrazione
appunto meccanica delle radici; tutti gli altri processi, compreso il
confezionamento rimangono manuali. Alcune cooperative di produttori, unitamente
ad un certo numero di tecnici specializzati in macchinari per la lavorazione
e trasformazione dell'agroalimentare stanno studiando l'applicabilità
di soluzioni alternative dove la mano dell'uomo (in verità perlopiù
donne) sia meno presente consentendo di conseguenza un abbattimento dei
costi di produzione che verosimilmente si dovrebbero ripercuotere positivamente
sul prezzo finale.
Una breve nota riguardo la distribuzione: assodato che questa tipologia
di indivia è consumata prevalentemente al Nord, sul nostro mercato,
rispetto ad altri Paesi europei la commercializzazione avviene tramite
grossisti e non direttamente con il canale moderno (GD e GDO) per una
anomalia tutta italica. D'altro canto occorre osservare che le 5.000 tonnellate
di verdura fresca consumate annualmente dagli italiani sono per il 40%
acquistate sulle bancarelle dei mercati ambulanti anche se ultimamente
ci sono segnali di una leggera crescita di vendite presso le insegne.
Comunicazione e promozione fanno bene all'indivia
Per
sostenerne e promuoverne i consumi sul mercato italiano e tedesco, modernizzandone
l'immagine nonché fornire suggerimenti culinari, nel 2002 è
partita una campagna triennale finanziata dalla Comunità europea
(e dai 3 Paesi produttori (Francia, Belgio e Olanda) con un investimento
globale di 2.100.000 euro, gestita dalla Sopexa, agenzia che vanta una
comprovata esperienza nel marketing e nella promozione sia al trade sia
verso il consumatore finale dei prodotti agroalimentari.
Il programma cadenzato con mirati step ha previsto una massiccia campagna
di comunicazione distribuita su svariati media e un'articolata serie di
azioni di pubbliche relazioni. Compresi opportuni educational riservati
alla stampa agroalimentare invitata a visitare campi di sperimentazione,
impianti e strutture di produzione di aziende operanti nei Paesi vocati.
Ciò, affinché potessero informare i propri lettori con documentazioni
ed esperienze osservate in prima persona così da rilevare le peculiarità
intrinseche del prodotto. Tra le più salienti, oltre al conclamato
apporto di sali minerali, potassio, carboidrati e vitamine, il più
rimarchevole è certamente la grande praticità d'utilizzo
e di versatilità in cucina. A questo proposito, durante la visita
organizzata in Francia presso l'istituto di formazione professionale di
Arras, il decano degli chef, ancorché priore della "Confraternita
dell'Indivia", coadiuvato dalla sua equipe ha dato dimostrazione,
con una gamma di preparazioni culinarie di elevato spessore, degli impieghi
di questo ortaggio spaziando dagli antipasti al dessert e persino ad un
liquore.
Questa tipologia d'indivia è, infatti, da considerarsi il capostipite
degli ortaggi di quarta gamma: anzi la supera. Infatti, non necessita
di lavaggi né di alcun seppur blando intervento con additivi chimici,
consentendo risparmi di manipolazioni e quindi di tempo e garanzie igienico
qualitative certe. Cruda, si presta a completare pinzimoni e crudité
varie, ad accompagnare piatti di carne e di pesce, e più a monte,
è possibile utilizzare l'indivia come antipasto con le foglie più
grosse e carnose a racchiudere formaggi freschi, mousse, tocchetti di
fois gras o listarelle di salmone per stuzzicanti snack da aperitivo.
Se cotta al vapore o in acqua mantiene la sua croccantezza, accompagna
perfettamente un semplice tegamino di uova e si può elaborare con
vari sughi creando persino un'ottima parmigiana.
Giuseppe Cremonesi
Foto Enza Bettelli
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