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UNA VITE SELVATICA CHIAMATA ENANTIO

<Hoc est vitis silvestris quod vocatur oenanthium...> Una vite selvatica chiamata enantio. Così scriveva lo storico romano Plinio nel primo secolo dopo Cristo in un suo trattato sulle viti selvatiche e coltivate. E' probabilmente la prima citazione di questo vino rosso tipico della Valdadige, che compare anche nel 1500 tra le righe di uno studioso, Bacci, che sottolinea come <i vini enantini siano prodotti nell'agro tridentino>. Dell'Enantio, vitigno autoctono della vallata solcata dall'Adige tra Verona e Trento, s'è rischiato tuttavia di perdere la memoria e anche la produzione, dopo una storia millenaria di tutto rispetto. Viti selvatiche molto simili all'Enantio erano state rintracciate in Vallagarina, frutto probabilmente di vitigni originari delle morene glaciali a ridosso del lago di Garda. Noto ai romani e coltivato nei secoli successivi, questo vitigno in età moderna era quasi sparito, tranne in qualche produzione locale, per il consumo familiare.
Ma proprio da questa condizione, grazie alla passione di qualche coltivatore appassionato di vino e di storia, è rinata una produzione che oggi, pur nella difesa della tradizione di nicchia, si rivolge ad un pubblico più vasto. L'Enantio s'è così riscattato dall'oblìo che rischiava di cancellarlo grazie anche alla sua grande adattabilità al terreno, alla resistenza ai parassiti e alla possibilità di effettuare raccolte tardive dell'uva. Il risultato è un vino corposo, un po' tannico, per qualcuno anche piuttosto <burbero> ma sincero, profumato, ottimo per accompagnare piatti di carne e formaggi stagionati, tipici della tradizione locale.
A favorire la riscoperta dell'Enantio è stato il consorzio tutela vini Terra dei Forti, nato alcuni anni fa per valorizzare il territorio a cavallo tra Verona e Trento, che si snoda tra i paesi di Rivoli Veronese, Dolcè, Brentino Belluno e Avio. Una valle incantata difesa per secoli da forti e castelli. Ecco da dove nasce Terra dei Forti, una zona tutta da scoprire, per i forti ( sono otto quelli visitabili), per il bellissimo castello di Sabbionara ad Avio propietà del Fai, per i suoi vini, la sua gastronomia, fatta di ingredienti tipici delle aree montane, dove regna la polenta, ma spesso rivisitata in piatti destinati a soddisfare i palati più esigenti. Perchè anche la semplicità pretende una grande qualità. E allora come non apprezzare polenta, finferli e formaggio Monte veronese dop, canederli in brodo, tagliatelle al ragù di coniglio, polenta e capriolo, carne salà e fagioli e focaccia fatta secondo una ricetta del 1700?
Per scoprire dove cercare queste ghiottonerie, Terra dei Forti ha predisposto un suo sito Internet, www.terradeiforti.it, con tutte le indicazioni su luoghi, itinerari, cantine, agriturismi e ristoranti che hanno aderito al progetto del consorzio, oltre ad un agevole pieghevole che il visitatore può comodamente consultare in viaggio.

Elena Cardinali


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