PRODOTTI

La posizione della Coldiretti sull’importazione del riso
Le osservazioni della Coldiretti sulla tesi del presidente Airi che chiede di importare riso dall’estero. Battistelli: “Le scorte ancora a disposizione sono pari al 50%. Invitiamo i consumatori ad essere vigili”

NOVARA. “Una tesi inaccettabile, che mina il futuro del riso italiano di fronte a dati inequivocabili, che evidenziano come – ad oggi – solo il 52% di riso disponibile sia stato posto in vendita,a fronte di 679.404 tonnellate di riso greggio italiano ancora disponibili sul mercato” (fonte Ente Risi).
Non si fa attendere, ed è netta, la risposta della Coldiretti interprovinciale alle dichiarazioni del presidente Airi Mario Preve riportate oggi dai giornali e tese ad invocare la possibilità di importare materia prima dall’estero.

Uno dei “nodi” è la concorrenzialità dei prezzi: il mercato del riso italiano va abbastanza bene, “proprio come aveva previsto la Coldiretti quando, alla fine dell’estate, invitava i produttori a non svendere il risone a chi tentava, allora, di portarselo via a poco prezzo. Il mercato ci sta dando ragione e premia una qualità indiscutibile, che i consumatori sempre più cercano e pretendono”.

E’ quanto sottolinea il direttore della Coldiretti di Novara Vco Gabriel Battistelli: “L’acquistare grosse quantità di riso straniero che, in termini di qualità e condizioni di coltivazione, non è certamente paragonabile al nostro è una presa di posizione che è impossibile comprendere e condividere. Le resistenze all’obbligatorietà di etichettatura obbligatoria d’origine dei prodotti agricoli rendono per ora difficile, per il cittadino, conoscere l’esatta provenienza del riso consumato, in termini di luogo d’origine della coltivazione.
A fronte di queste prese di posizione, ci sentiamo però in dovere di dire ai consumatori di ricercare e preferire per quanto possibile l’approvvigionamento di riso italiano, in particolare attraverso l’acquisto diretto in azienda agricola o la scelta dei marchi che hanno adottato un sistema di etichettatura volontaria sull’origine”.

Tra le motivazioni addotte dalla rappresentanza industriale, è riportata l’alta quotazione raggiunta sul mercato dall’Arborio, la cui rimanenza (47% rispetto alla disponibilità iniziale) si aggira sulle 46.209 tonnellate.
“Ma anche qui la giustificazione non regge - aggiunge Claudio Salsa, responsabile CAA (Centro Assistenza Agricola) della Coldiretti interprovinciale – poiché, pure se la quantità di riso Arborio disponibile è modesta, sarebbe comunque impossibile trovare nei mercati dell’estero, in particolare quelli del sud-est asiatico, un prodotto dalle eguali caratteristiche”.

La posizione di Coldiretti, tuttavia, non è preconcetta: “Comprendiamo che le industrie debbano poter lavorare il prodotto - conclude l’ingegnere Giuseppe Rosso, responsabile Coldiretti per il settore risicolo - e che, per molte di esse, la capacità del flusso produttivo superi la quantità di riso a disposizione: ma, anche qui, non vediamo affatto la ragione di preoccuparsi tanto.
Il risone disponibile, infatti, è pari ancora al 48%, ci sono quasi 700 mila tonnellate ancora pronte alla vendita e ciò vale ad assicurare l’approvvigionamento di produzione ancora per mesi.
Solo a fronte dell’esaurimento di queste scorte, potrebbe essere dato “via libera” ad importazioni limitate di riso che, comunque, non ha nulla a che fare con il nostro territorio, e che dovrebbe essere chiaramente identificabile e utilizzato solo per far fronte a una situazione di eccezionale indisponibilità di prodotto.
Coldiretti ribadisce, in ogni caso, la propria disponibilità a sollecitare la stipula di “contratti di coltivazione” che, oltre a garantire certezze per il coltivatore, sono in grado di dare ampie garanzie di reperibilità del prodotto richiesto dal mercato”


Jacopo Fontaneto
Ufficio Relazioni Esterne Coldiretti Novara