PRODOTTI LA CICERCHIA: DA
CIBO GROSSOLANO A LEGUME DA GOURMET Periodicamente, nel corso della storia
della cucina hanno avuto luogo movimenti per il ritorno ai prodotti naturali
e periodicamente si è ricaduti nell'errore di puntare più
sulla moda che sulla genuinità. All'epoca di Apicio non c'era piatto
che non contenesse il garum, ci fu poi un tempo in cui ogni pietanza era
sommersa dalle spezie orientali, oggi siamo nell'era del dado, del glutammato
monosodico. Avviene poi che qualcuno si ribella, e torna alla cucina contadina,
o perlomeno in essa cerca ispirazione per la propria arte, a volte prendendo
anche lucciole per lanterne. L'ulltimo grande abbaglio, secondo me, è
costituito dalla cicerchia, passione di molti giovani chef di grido, dal
Nord al Sud. E chi non segue il modello non si sente trend. Si vuole spacciare
una civaiia disprezzata dai nostri nonni per un legume povero ch'entrava
nella dieta, povera, di tutti i giorni. Niente di più falso. A
memoria mia e di altra gente anche più vecchia di me, nata nel
Sud dove in un periodo in cui i legumi, al pari degli ortaggi e delle
erbe spontanee, erano cibo quotidiano, a memoria d'uomo la cicerchia detta
anche dolega era un legume al quale si ricorreva soltanto quando non c'era
altro da mangiare ed anche allora lo si mandava giu con una certa fatica.
E se questa memoria diretta non convincesse i sacerdoti di questo recente
mito gastronomico, per convincerli ricorriamo alla letteratura, scritta
e non scritta. La cicerchia non compare nella cucina di Apicio, ci sono
soltanto gli altri nostri legumi. Il modenese Giacomo Castelvetro, che
agli inizi del Seicento si trovava esule in Inghilterra e si struggeva
al ricordo dei bei sapori della sua terra, a proposito della cicerchia
dichiarava: "Ancora abbiamo noi altro legume appellato cecerchia,
ma viene da poche persone stimato, essendo cibo grossolano, ventosissimo
e generante sangue grosso, e fuor di modo la malinconia nudrisce."
"Per
secoli prima dell'era cristiana, il gelido soffio della Morte ha alitato
sopra lande desolate dove cresceva soltanto la cicerchia: Lathyrus sativus. Ad ogni modo, per chi volesse togliersi il gusto per una volta, riportiamo una ricetta contadino-rivierasca facile da realizzare, basta sostituire i fagioli cannellini con la cicerchia.
Fagioli cannellini con le cozze nere Gr. 300 di fagioli bianchi, kg. 1 di cozze nere, 3-4 pomodorini da salsa, 1 costa di sedano nano, 1 cipolla, 1 spicchio d'aglio, 2 foglie di alloro, ml. 80 di olio extravergine d'oliva, sale q.b., pepe o peperoncino a.p. Mettere a cuocere i fagioli, dopo averli
lasciati a mollo in acqua frescaa per almeno mezza giornata (meglio se
tutta la notte).
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