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PRODOTTI
"Dolce"
futuro per l'Amarone della Valpolicella
A patto di imprimergli maggiore visibilità in
chiave comunicazionale, rafforzare l'identità col suo territorio
e raffreddare un poco i prezzi
Stando
ai dati di produzione e di vendita anche il presente è certamente
"dolce". Lo si evince dai sorrisi dei produttori nonché
(ed è raro) di Emilio Pedron, presidente del Consorzio di tutela.
Tuttavia, proprio perché annata dopo annata l'Amarone si conferma
un importante vino alla stregua di Brunello, Barbaresco, Barolo, ecc,
e quindi implicitamente confermandone appieno il suo status, intelligentemente
il Consorzio ha voluto interrogarsi come si suole dire, sullo stato dell'arte,
per capire con maggiore precisione il suo vissuto e individuare più
approfonditamente il posizionamento nel futuro.
Ribadisco: intelligentemente, poiché è raro persino tra
le imprese dichiaratamente market oriented che si indaghi con ricerche
mirate quando "tutto va bene". Come in questo caso, quando la
qualità è assodata e costantemente monitorata, quando i
mercati rispondono positivamente e la redditività è più
che congrua. Parrebbe uno spreco di risorse e di energie, ma come è
emerso, così non è perché alcuni pur flebili segnali
d'allerta affiorati sono da valutare con attenzione.
L'operazione di indagine voluta dal Consorzio di tutela è quindi
partita commissionando ben due ricerche parallele condotte rispettivamente
alla Gpf associati di Giampaolo Fabris che ha indagato un centinaio di
operatori, tra produttori, giornalisti specializzati, importatori, distributori,
commercianti e ristoratori per misurare positività e negatività"dal
di dentro" la filiera vitivinicola, mentre l'indagine dell'Ispo di
Renato Mannheimer ha tastato il polso di un ampio (4.000 casi) panel rappresentativo
della popolazione adulta di italiani; osservando l'Amarone della Valpolicella
"dal di fuori".
Dirò subito che entrambe le ricerche hanno fornito un dato di base
assolutamente lusinghiero: l'Amarone piace e piace trasversalmente anche,
udite udite, alle signore pur non essendo, quantomeno a prima vista e
fors'anche al primo sorso, un vino femminile. Affermazioni raccolte appunto
dalle due fonti tant'è che i ristoratori che osservano "sul
campo" la dinamica dei consumi fuori casa -ovvero quelli che per
questo prodotto pesando maggiormente sul totale - dichiarano compatti
che "La percentuale delle donne che lo bevono è più
alta di quella che bevono Brunello o Barolo poiché lo trovano morbido
e dal sapore elegante".
Più dettagliatamente il 52% degli operatori sono convinti che questo
vino è tuttora in fase di crescita mentre il 37% considera che
il suo ciclo di vita sia in fase di maturità/stabilità;
decisamente più pessimista l'11% che invece lo ritiene in crisi
o comunque in declino. Segnatamente per gli addetti ai lavori il consumatore
tipo rientra nella fascia d'età tra i 30 e 45 anni che lo consuma
in occasione di convivi importanti mentre i conoscitori più raffinati
lo degustano come un cognac invecchiato. Sempre questa categoria vive
come competitor dell'Amarone in Italia, vini del Piemonte e Toscana (facilmente
identificabili con Barolo e Brunello) e qualcuno pensa anche ai rinvigoriti
vini di Sicilia (leggi Nero d'Avola) mentre le "minacce" straniere
sui mercati internazionali proverrebbero da Cile, Australia e soprattutto
dalla California. Infine il legame con il territorio: il 66% degli intervistati
afferma che la Valpolicella contribuisce in modo positivo all'immagine
di questo vino mentre altri non sono per nulla d'accordo, anzi, alcuni
ribaltano la questione affermano che semmai è l'Amarone a rendere
nota la zona "altrimenti sarebbe rimasta sconosciuta".
Come
accennato anche la maggior parte delle risposte del panel rappresentativo
degli italiani sono perlopiù confortanti. A partire dal numero
di persone che conoscono, almeno di nome, l'Amarone della Valpolicella:
sono 15 milioni, di questi l'uno per cento dice di consumarlo abitualmente,
il 9% occasionalmente ed il 21% di non averlo mai consumato. Il profilo
del consumatore tipo non mostra sorprese: è maschio, tra i 40 e
60 anni anche se la numerosità delle donne è consistente,
socio-economicamente di fascia alta o medio alta residente per il 56%
nel Nord del Paese.
Le note un poco preoccupanti sono la percezione (probabilmente è
assai di più di una percezione) del costo della bottiglia specie
se consumata al ristorante, e l'identificazione del legame con il territorio.
In altri termini un buon numero di italiani non solo pensano che la Valpolicella
è collocata da tutt'altra parte della penisola e non in provincia
di Verona ma che l'Amarone è un vino prodotto in altre zone. Dato
quest'ultimo sciaguratamente emerso anche dalle risposte di parecchi addetti
ai lavori.
Dovendo commentare i risultati di queste due indagini parallele giusto
anzitutto plaudire la determinazione di averle commissionate in una situazione
che non è certo di crisi. Questo vino è in salute, i mercati,
particolarmente quelli esteri che assorbono oltre il 70% della produzione
globale, rispondono bene. Tuttavia, mancano, o meglio, vanno meglio utilizzate
alcune leve che il marketing e il buon senso reputano prioritarie, ossia:
l'impiego di una comunicazione più ficcante e differenziata veicolata
verso i due target (operatori e potenziali consumatori) che spieghi "cos'è"
questo vino e "come è fatto", evidenziare insomma le
sue peculiarità specifiche oltre a sottolineare lo stretto legame
con il suo terroir quale altrettanto importante punto di forza. Compiti
non facilissimi ma non certo impossibili specie se la Regione Veneto accoglierà
la proposta del Consorzio per l'ottenimento della Docg che agevolerà
notevolmente le future azioni di promozione.
Per concludere ecco i numeri dell'Amarone presentati in occasione dell'incontro
tenutosi recentemente dove oltre alla disamina dei risultati delle indagini
si è degustato in anteprima l'ottima annata 2001.
Giuseppe Cremonesi
L'Amarone in numeri
Superf. vitata iscritta all'albo Valpolicella ha 5.600
Aziende iscritte all'albo 3.200
Aziende che producono uve per Recioto e Amarone 1.300
Fruttai per uve a riposo 285
Uve a riposo nei fruttai (anno 2004) 15 mio kg
Bottiglie di Amarone vendute (anno 2003) 6 milioni
Valore vendite alla produzione 70 mio €
Valore di giacenze in cantina dei produttori 130 mio €
Valore dell'Amarone al consumo 200 mio €
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