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ENTI E
MINISTERI
Meno vitigni in Italia?
Una riforma che rischia di cancellare un quinto della produzione
di vino. Il consumatore italiano è confuso.
Il
vino è il fiore all'occhiello del nostro export, al punto da costituire
il 20% del settore agroalimentare, e siamo orgogliosi dell'apprezzamento
conquistato in tutto il mondo. Cerchiamo di difendere le nostre tavole
da vini provenienti da altri continenti, realizzati con metodi giudicati
meno sicuri.
Invece una proposta della Commissione Europea potrebbe portare all'espianto
di un 20% degli attuali vitigni esistenti nel Bel Paese.
Le conseguenze sarebbero gravi sotto molti aspetti:
- 15 milioni di giornate di lavoro in meno significa settantamila posti
di lavoro perduti, definitivamente;
- libererebbe nuove quote di mercato a favore di quei Paesi terzi autori
della rottura di equilibri di mercato a livello mondiale;
- effetti ambientali ancora difficili da prevedere ma certamente negativi:
molte zone vocate alla viticoltura non si prestano ad altre coltivazioni
(per esempio zone collinari o terrazzate) e il loro abbandono porterebbe
a gravi dissesti idrogeologici e frane;
Perché la Comunità Europea vuole incoraggiare i Paesi produttori
a ridurre la produzione di vino, con espianto di vitigni?
Ogni anno l’Unione Europea paga dei contributi per le sovraproduzioni
di vino che vengono distillate, e le nazioni che non producono vino si
chiedono se si può realizzare un risparmio in questo settore. All'interno
di un mercato sempre più globale, importare del vino dall'Australia,
dalla Cina o dal Sudamerica sembrerà di poca importanza a gran
parte dei consumatori nordeuropei. Dare un premio a chi accetta di estirpare
dei suoi vigneti potrebbe apparire come una soluzione logica, e molti
produttori potrebbero cedere alla lusinga di un facile e veloce guadagno
(pur compromettendo la loro fonte di reddito futuro).
La proposta parla di estirpare volontariamente 400.000 ettari di vigneto.
E se consideriamo un premio medio al primo anno di 6.000/7.000 €/ha,
in Italia potrebbero essere interessati, in teoria 145.000 o 150.000 ettari,
pari a circa il 20% dell'attuale vigneto.
Il presidente di Fedagri, Paolo Bruni, si dichiara molto preoccupato da
questa prospettiva. In realtà, l'impegno della Commissione Europea
per le distillazioni non è così facilmente calcolabile:
varia secondo le annate e in Italia è certamente meno di quel 20
o 25% che la riforma lascerebbe intendere. In media, negli ultimi quattro
anni è stato distillato il 7-8% del prodotto.
L'allarme, tra l'altro, riguarda anche il settore ortofrutticolo, nonostante
le proposte della Commissione Europea non siano ancora state formalizzate.
Sono però in fase di studio le controproposte di Fedagri. Il presidente
Bruni conta di poterle presentare nei primi mesi del 2007.
Gudrun Dalla Via
Foto: Paolo Bruni, presidente
Fedagri a sinistra, ministro De Castro a destra.
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